Autostrada - © Birgit Reitz-Hofmann/Shutterstock

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Un report, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea, si interroga sul futuro della politica di coesione e su quali modifiche andrebbero apportate per renderla più efficiente nel ridurre il divario tra aree rurali e urbane nell'Unione europea

29/02/2024 -  Maura Madeddu

La politica di coesione si è sempre posta l’ambizioso obiettivo di promuovere la convergenza tra le diverse regioni dell’Unione Europea, ottenendo risultati importanti grazie soprattutto al finanziamento di progetti volti a sostenere le aree più svantaggiate o in fase di transizione industriale. L’attuale politica di coesione presenta però ancora dei margini di miglioramento, come evidenziato da un nuovo report realizzato da un gruppo di esperti raccolti dalla Commissaria europea per la coesione e le riforme, Elisa Ferreira.

Nello specifico, il report identifica diverse priorità, tra le quali aumentare il numero di progetti basati sull’interconnessione dei territori, incrementare la cooperazione tra le amministrazioni locali coinvolte nella realizzazione dei progetti finanziati dai fondi di coesione, e ridurre le possibili distorsioni del mercato generate da questi interventi. Gli esperti ribadiscono con forza la necessità di adottare processi di sviluppo sistemici, che non trascurino più città, paesi e aree rurali che si trovano in una situazione intermedia, tra picchi di urbanizzazione e altri di profonda arretratezza. 

Alcuni osservatori evidenziano come l’importanza di riformare la politica di coesione vada oltre le note questioni di budget e di sviluppo regionale. Da un lato, essa deve fare i conti con la necessità di bilanciare la crescita regionale e la transizione verde e digitale, che interessa tutti i paesi dell’Unione. Dall’altro, le ovvie difficoltà riscontrate dall’Ue per contrastare le sempre più ampie differenze tra zone rurali e zone urbanizzate si riflettono in un crescente malcontento tra le popolazioni che vi risiedono, le quali rivolgono sempre più spesso le loro istanze a partiti euroscettici.

Alcuni dati raccolti recentemente dalla Commissione illustrano chiaramente come il sostegno ai partiti euroscettici sia cresciuto in tutta l’Unione europea negli ultimi vent’anni, passando da circa il 10% che si registrava nel 2000, al 27% del 2022. Come dichiarato dalla commissaria Ferreira, la politica di coesione dovrà evolversi per tenere il passo delle nuove sfide internazionali che l’Unione europea si trova ad affrontare.

In conclusione, il report sostiene che se la politica di coesione vuole mantenere forza e vigore, diventando un pilastro dell’integrazione europea, dovrà affrontare un lungo percorso di riforme per essere sempre più in grado di soddisfare i bisogni di tutte le regioni, garantendo opportunità lavorative e protezione sociale a tutti i cittadini degli stati membri, senza che nessuna regione venga lasciata indietro.

 

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