Nicole Corritore 6 April 2017
Libro Sopravvivere a Sarajevo, di Bébert Edizioni - copertina.jpg

E' in uscita la traduzione italiana di "Art of Survival", un libro sull'arte di sopravvivere a Sarajevo durante l'assedio, attraverso le voci di chi ha scelto la cultura come arma di resistenza

"Durante l'assedio, per tutti gli abitanti di Sarajevo il mantenimento di una vita normale e l'esercizio della creatività erano importanti quanto il pane, le medicine e l'acqua. In questo libro presentiamo teorie, riportiamo prove reali di un immenso potenziale umano in grado di vincere l'ignoto, il nuovo, l'oscuro e l'inimmaginabile. Crediamo che le persone che hanno vissuto l'assedio di Sarajevo costituiscano un esempio di speranza per l'umanità".

E' Suada Kapić a scriverlo, nell'introduzione del libro "Art of Survival/Umjeće opstanka" uscito in inglese e bosniaco nel 2016, in qualità di autrice e curatrice dell'opera assieme ai colleghi del gruppo di artisti bosniaci FAMA Collection.

Di FAMA fu proprio OBC Transeuropa a scrivere, nell'aprile 2012, in occasione della presentazione nella capitale bosniaca del progetto "Museo dell'assedio di Sarajevo – L'arte di vivere 1992-1996" da parte di un consorzio di diversi soggetti della città tra i quali il gruppo FAMA, formato da giovani artisti sarajevesi. La loro notorietà a livello internazionale risale al 1994, quando realizzarono la "Sarajevo Survival Guide", una vera guida sul modello delle più note pubblicazioni di questo genere, in cui le informazioni per i turisti sono adattate alla situazione di guerra.

Il progetto ha portato alla realizzazione di un Museo virtuale, ora visitabile on-line , che contiene tutto il materiale raccolto da FAMA in vent'anni - video, testimonianze scritte e registrate, documenti e reperti di ogni genere relativi al periodo 1992-1996 - dove i visitatori possono conoscere come vivevano i cittadini di Sarajevo durante gli anni dell'assedio. Accanto al Museo, gli artisti dichiararono di voler realizzare una nuova versione della guida del 1994, che ora esce tradotta in italiano con il titolo "Sopravvivere a Sarajevo. Condizioni urbane estreme e resilienza: testimonianze di cittadini nella Sarajevo assediata (1992-1995)" per la collana International di Bébert Edizioni.

Un libro che raccoglie le voci di persone che raccontano, in modo semplice, quasi disarmante e a volte ironico, le strategie adottate per continuare non solo a mangiare, dormire e vivere "dentro alla guerra" ma anche a ballare, scrivere, suonare e recitare scegliendo la cultura come arma di resistenza.

"Stavamo facendo le foto per la copertina della nostra versione di LIFE magazine. L’edizione originale di LIFE del 1947 mostrava in copertina Elizabeth Taylor. Sulla nostra c’era Amra, che posava a -26°C. Abbiamo dovuto vestirla a strati perché resistesse al freddo durante il servizio fotografico" , racconta una testimone su quel giorno del 1995 in cui si decise, prendendo spunto dal design e dall’impostazione concettuale della rivista statunitense LIFE magazine, di realizzare un numero di 130 pagine ("The Sarajevo LIFE ") con ritratti fotografici e della personale esperienza di sopravvivenza di 87 persone tra artisti, accademici, attori, ricercatori e giornalisti.

Grazie alla straordinaria documentazione arricchita da foto dell’epoca e illustrazioni, il libro proietta il lettore nella vita quotidiana di una città che è stata sotto assedio per 1.395 giorni, passati senza luce, acqua, gas, vivendo di aiuti umanitari e sotto il tiro di cecchini e granate.

In questo scenario, ingegno, fantasia e condivisione diventano dei beni primari, e sopravvivere una vera e propria arte. Ecco che un barattolo di fagioli si trasforma in un fornello, un riflettore da palcoscenico in una stufa, gli aiuti umanitari dell’Onu sono gli ingredienti fondamentali di nuove ricette a base di erbe spontanee e l’olio da cucina un ottimo carburante con cui avviare vecchie Golf. Il tutto sotto l’occhio chirurgico dei cecchini che trasformano gli spostamenti in città in pericolose gare ad ostacoli in cui la posta in gioco è la vita stessa. In questo contesto, fare cultura diventa una vera e propria forma di resistenza, dalle università ai musei, passando per installazioni urbane e performance teatrali, la città continua a vivere un fermento che non si piega nemmeno davanti alla distruzione della sua famosa biblioteca.

"Vivevamo tutti come prigionieri, sia noi che venivamo a suonare, a cantare o a recitare, sia il pubblico. Tutti noi giocavamo alla Roulette di Sarajevo, la Danse Macabre, la danza della morte" riporta un'altra voce. Testimoniando come in un conflitto l'unica possibilità di sopravvivenza dipenda dalla difesa, all'interno di una comunità, dell'energia vitale della creatività e della resistenza culturale.

Attraverso la memoria di una guerra nata in seno europeo, "Sopravvivere a Sarajevo" rappresenta un archivio del futuro, un monito sulla pericolosità dei nazionalismi che tenta di contribuire a combattere e prevenirne la degenerazione.

This publication has been produced within the project Testimony – Truth or Politics. The Concept of Testimony in the Commemoration of the Yugoslav Wars, coordinated by the CZKD (http://www.czkd.org/ and co-funded by the Europe for Citizens programme of the European Union . The contents of this publication are the sole responsibility of Osservatorio Balcani e Caucaso and can in no way be taken to reflect the views of the European Union.