Ragazza truccata © Ekaterina Jurkova/Shutterstock

© Ekaterina Jurkova/Shutterstock

Lux Factor è un'azienda che commercia prodotti cosmetici online. In Croazia, Slovenia e Bosnia Erzegovina è molto conosciuta per le sue testimonial. Si tratta di un'azienda, con sede alle Seychelles e al centro di una delle inchieste emerse dai Pandora papers

(Originariamente pubblicato da Oštro, il 5 ottobre 2021)

“Durante le riprese è sempre bene avere degli alleati e il mio si trova in questo flaconcino”. Con queste parole la cantante croata Danijela Martinović ha accompagnato una fotografia, pubblicata all’inizio di settembre sul suo profilo Instagram, che la ritrae con un flaconcino di una crema antirughe dell’azienda Lux Factor.

Sul sito di Lux Factor – che ha instaurato una collaborazione a pagamento con Danijela Martinović per promuovere la sua crema antirughe – si legge che si tratta di “un prodotto sensazionale, professionalmente e clinicamente testato, che combatte le rughe e l’invecchiamento della pelle e di cui si fidano oltre 14.600 donne croate”.

Il nome dell’azienda Lux Factor, così come la sua identità visiva, richiamano irresistibilmente alla mente un’azienda di fama mondiale, Max Factor. Per chi volesse provare la crema 4D Hyaluron di Lux Factor, “basata sulla formula più efficace e sicura contro le rughe”, in grado di “allungare e addensare le ciglia in sole 2-4 settimane”, l’unico modo per acquistarla è su Internet.

Oltre che in Croazia, i prodotti cosmetici di Lux Factor vengono spediti anche in altri paesi europei e sono reclamizzati sui social media da vari beauty blogger, influencer e persone del mondo dello spettacolo. Negli ultimi anni molte influencer croate hanno provato, recensito e promosso alcuni prodotti di Lux Factor, anche come protagoniste di articoli sponsorizzati dall’azienda.

Tuttavia, in Slovenia, dopo la pubblicazione dell’inchiesta internazionale denominata Pandora papers, è emerso che nel 2017 l’ispettorato sanitario sloveno aveva vietato la distribuzione dei prodotti di Lux Factor sul territorio della Slovenia ritenendoli non conformi a tutta una serie di norme. Nel 2020, Marko Glinšek, ex responsabile della vendita online di prodotti cosmetici di Lux Factor, è stato condannato per aver tratto in inganno i consumatori.

Secondo quanto rivelato dal portale sloveno Oštro , Glinšek per sei anni ha nascosto alle autorità slovene di essere titolare della società Lux Factor, registrata alle Seychelles, nelle cui casse – stando ai dati pubblicati dall’Agenzia delle entrate slovena – finivano tutti i ricavi derivanti dalla vendita online di prodotti cosmetici.

La rete di imprese gestita da Glinšek vende i prodotti di Lux Factor in Croazia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Austria e Gran Bretagna. L’anno scorso l’Agenzia delle entrate slovena ha bloccato undici siti di vendita online di Lux Factor.

In Croazia, la conformità e la sicurezza dei prodotti di Lux Factor non è mai stata messa in dubbio dalle autorità competenti, ossia dall’Ispettorato sanitario che, interpellato dai giornalisti di Oštro, ha affermato di non aver mai ricevuto alcuna segnalazione riguardo ai prodotti di Lux Factor, aggiungendo però che avrebbe effettuato un controllo sulla base della richiesta di Oštro.

Le testimonial dei prodotti di Lux Factor che non sanno nemmeno di esserlo

A differenza di Dijana Martinović, considerata “ambasciatrice” del marchio Lux Factor, alcune donne non sapevano nemmeno di essere “testimonial” dei prodotti di Lux Factor prima di essere state contattate dai giornalisti di Oštro, mentre alcune ex testimonial non erano a conoscenza del fatto che l’azienda aveva continuato a utilizzare le pubblicità che le vedono coinvolte anche dopo la fine della collaborazione.

I giornalisti di Oštro hanno contattato dieci donne incluse nella lista delle “ambasciatrici” croate del marchio Lux Factor pubblicata sul sito dell’azienda. Quattro donne hanno risposto alle nostre domande, senza però voler rivelare alcun dettaglio riguardante la loro collaborazione con Lux Factor.

Una delle ex testimonial ha confermato a Oštro di non collaborare più con Lux Factor, ciononostante una sua fotografia è ancora presente sul sito dell’azienda. Un’altra donna, invece, solo dopo essere stata contattata dai giornalisti di Oštro ha scoperto che una sua fotografia è stata utilizzata in una pubblicità di Lux Factor, chiedendo poi all’azienda di rimuoverla dal sito. Lux Factor ha esaudito tale richiesta.

Le donne contattate da Oštro erano completamente ignare delle indagini effettuate dalle autorità slovene e del fatto che Marko Glinšek è stato condannato dal tribunale di Maribor per aver tratto in inganno i consumatori.

La responsabile delle pubbliche relazioni di Dijana Martinović ha affermato a Oštro che la nota promotrice di Lux Factor non è a conoscenza del caso sloveno, aggiungendo che Martinović aveva “instaurato una collaborazione con i rappresentanti di Lux Factor Cosmetics in Slovenia” per la promozione di prodotti “clinicamente e dermatologicamente testati” e invitando i giornalisti a rivolgersi per ogni ulteriore chiarimento direttamente a Marko Glinšek, che è anche direttore dell’agenzia di marketing Hype che rappresenta Lux Factor.

Anche in Slovenia nessuna delle promotrici di Lux Factor era a conoscenza del divieto di vendita dei prodotti di questa azienda sul territorio sloveno.

Certificazioni contraffatte

Nel corso del processo svoltosi presso il tribunale di Maribor, Glinšek ha negato di essere legato alla società Lux Factor con sede alle Seychelles che, stando alle sue parole, sarebbe responsabile della vendita online, sostenendo di essere proprietario di un’azienda che si occupa solo della fornitura di servizi, compresa la consulenza marketing.

Tuttavia, l’inchiesta Pandora papers, a cui hanno partecipato oltre 600 giornalisti di tutto il mondo, compresi i giornalisti di Oštro, ha messo a nudo la falsità delle affermazioni pronunciate da Glinšek durante il procedimento penale.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta giornalistica, nel 2015 Glinšek aveva fondato la società Lux Factor con sede alle Seychelles attraverso un’azienda di Dubai, per poi aprire diversi conti correnti presso alcune banche di Cipro e delle isole di Saint Vincent e Grenadine.

Nel 2017 l’ispettorato sanitario sloveno aveva vietato la vendita dei prodotti di Lux Factor in Slovenia in quanto sprovvisti di documentazione e certificazioni richieste, nonché dell’elenco degli ingredienti. Inoltre, dalle verifiche fiscali è emerso che tra il 2016 e il 2017 Lux Factor aveva commesso un’evasione fiscale per un valore complessivo di 360mila euro.

Durante il processo Glinšek ha negato qualsiasi responsabilità, sostenendo che la sua azienda si sarebbe occupata solo della distribuzione dei prodotti Lux Factor, e non della vendita. Nel tentativo di dimostrare la propria innocenza, Glinšek ha presentato al tribunale un certificato, presumibilmente rilasciato dalle autorità austriache, di importazione di 527 chilogrammi di prodotti cosmetici che poi sarebbero stati distribuiti dalla sua azienda slovena. Tuttavia, il tribunale ha stabilito che si è trattava di un documento falso.

I giornalisti di Oštro hanno scoperto che anche la certificazione di qualità dei prodotti Lux Factor, presumibilmente rilasciata dall’Istituto di qualità e controllo israeliano, è falsa. Il direttore dell’Istituto ha infatti confermato a Oštro che si tratta di un documento contraffatto.

Altre indagini in Slovenia e Bosnia Erzegovina

Oltre al processo svoltosi presso il tribunale di Maribor, Glinšek è finito anche sotto la lente delle autorità bosniaco-erzegovesi. Secondo quanto riportato dal portale Istraga, nel 2018 la procura della Bosnia Erzegovina aveva aperto un’indagine nei confronti di Glinšek, sospettato di essere legato ad un’organizzazione criminale internazionale coinvolta nel riciclaggio di denaro.

Ormai da qualche anno la procura slovena e quella bosniaco-erzegovese indagano sugli affari dell’imprenditore Rok Snežič sospettato di essere alla guida di questa organizzazione che, secondo l’inchiesta, avrebbe trasferito 22,4 miliardi di euro dalla Bosnia Erzegovina su diversi conti correnti in Slovenia, Slovacchia, Ungheria e Austria. La maggior parte di questa somma è poi stata prelevata in contanti.

Nel 2018, chiedendo l’apertura delle indagini nei confronti di Glinšek, la procura della Bosnia Erzegovina ha spiegato che Glinšek aveva aperto una filiale dell’azienda Lux Factor a Banja Luka allo scopo di deviare flussi di denaro in modo da consentire all’azienda bulgara Lux Cosmetics, il cui nome compare su quella certificazione di qualità contraffatta, di evadere le tasse. Le autorità bosniaco-erzegovesi hanno individuato numerose transazioni sospette, per un valore complessivo di oltre 67mila euro, che poi sono state bloccate dall’Agenzia per la sicurezza nazionale (SIPA).

La procura della Bosnia Erzegovina e il procuratore del distretto di Brčko, competente di questo caso, non hanno voluto rispondere alla domande dei giornalisti di Oštro. Anche la procura slovena si è rifiutata di commentare la vicenda, mentre la polizia ha affermato che le indagini preliminari nei confronti di Snežič sono tuttora in corso, precisando che l’inchiesta non coinvolge le aziende che si occupano, o che in passato si sono occupate, di vendita, distribuzione e promozione dei prodotti Lux Factor.

Dijana Đuđić che, secondo le indagini, gestisce gli affari di Snežič in Bosnia Erzegovina, aveva aiutato Glinšek ad aprire la filiale bosniaca di Lux Factor. Nel 2018 Glinšek aveva autorizzato Dijana Đuđić a versare in banca il capitale sociale, pari a un marco convertibile (circa 50 centesimi), della neoistituita filiale bosniaca di Lux Factor.

Al pari di Snežič, anche Dijana Đuđić intrattiene stretti legami con il primo ministro sloveno Janez Janša. Nel 2017 Đuđić aveva erogato al Partito democratico sloveno (SDS) guidato da Janša un “prestito” di 450mila euro, suscitando un’ondata di polemiche in Slovenia. Successivamente, l’SDS ha restituito una parte del prestito, per un importo di 150mila euro.

Nonostante le vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto, Marko Glinšek continua ad estendere la rete Lux Factor. Secondo le inchieste portate avanti dai giornalisti del portale sloveno Oštro, Glinšek ha trasferito la responsabilità della gestione degli affari riguardanti la vendita di prodotti cosmetici prima ad una filiale fittizia in Ungheria e poi ad un’altra in Polonia.


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