Tudor Chiuariu, ex ministro della Giustizia della Romania

Tudor Chiuariu, ex ministro della Giustizia della Romania

Tudor Chiuariu, ex ministro della Giustizia e ora portavoce del Partito Nazionale Liberale, è oggi uno dei maggiori critici della gestione del sistema giudiziario da parte dell'attuale esecutivo. OBC l'ha intervistato sui temi caldi della giustizia in Romania

23/03/2011 -  Nikolai Yotov Bucarest

Qual è la situazione del sistema giudiziario in Romania oggi?

Credo che sia negativa. È peggiorata negli ultimi due anni, dopo alcuni progressi tra il 2005 e il 2009. Questo perché dal 2009, con l'approfondirsi della crisi, i salari sono stati tagliati in tutto il settore pubblico, compreso quello giudiziario. Un'adeguata retribuzione è una delle salvaguardie contro la corruzione. Con basse retribuzioni non possiamo contare su un sistema professionale, perché i migliori professionisti continueranno a preferire il settore privato, e nemmeno su un sistema molto equo.

Un altro problema è dato dal ritardo dell'entrata in vigore dei nuovi Codici civile e penale e dei relativi Codici di procedura, la cui adozione da parte del parlamento è stata completata l'anno scorso. Il governo ha invece adottato la cosiddetta “piccola riforma” che complicherà soltanto le cose, dal momento che i cambiamenti in certe aree saranno effettuati due volte in un breve lasso di tempo, prima con la “piccola riforma” e di nuovo quando i codici entreranno in vigore. Inoltre, qualsiasi modifica che non includa misure riguardanti le risorse umane, e cioè che riempia i posti vacanti all'interno del sistema, non sarà sufficiente per una riorganizzazione di successo del sistema giudiziario.

Quali saranno i principali benefici per il sistema giudiziario romeno una volta che i nuovi codici saranno promulgati?

Abbiamo bisogno di quei codici perché essi portano soluzioni per alcuni dei gravi problemi del sistema. Il Codice di procedura civile, per esempio, anche se modificato più volte, risale al XIX secolo. I nuovi codici cercano di semplificare le procedure, ma anche di garantire l'imparzialità dei processi. Giudici speciali decideranno su qualsiasi questione riguardante i diritti e le libertà degli imputati, i cosiddetti “judecători de drepturi şi libertăţi”. Essi saranno nominati per un periodo di un anno e si occuperanno rigorosamente della necessità delle misure di custodia cautelare.

E' poi prevista una nuova istanza, nota come “camera preliminare”, dove sarà analizzata la legittimità dell'incriminazione, di modo che nessuno possa poi affermare durante il processo che l'arresto o l'atto d'accusa o le prove siano stati manipolati illegalmente. In definitiva, i nuovi codici cercano di adattare nuove istituzioni e procedure già adottate e funzionanti in tutto il continente europeo.

Negli ultimi anni la custodia cautelare è diventata parte di quella che è stata definita “telegiustizia”; ovvero la sovraesposizione sui media di arresti di personaggi pubblici, compresi politici e noti uomini d'affari...

Se parliamo di “telegiustizia”, lo scenario è il seguente: la persona in questione scopre dai media che è ricercata e che verrà arrestata. Quindi viene creata un'immagine di colpevolezza che precede l'atto giudiziario. Le accuse più frequenti sono quelle di corruzione. La cosa strana è che, quando si tratta di politici, di solito vengono rivisitati i fascicoli di esponenti di partiti di opposizione, mentre persone legate all'attuale classe dirigente non sono mai all'attenzione dei pubblici ministeri. E questo è molto strano, perché la corruzione è solitamente legata a chi detiene il potere e non alle forze di opposizione.

Cosa ancora più strana è che il presidente Traian Băsescu appaia in televisione per discutere di indagini in corso, come quella riguardante le dogane romene e il traffico di sigarette attraverso il confine serbo-romeno, addirittura consigliando le persone accusate di parlare. Simili azioni sono da condannare presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, perché gli indiziati non possono più beneficiare di un processo equo. È più che evidente che viene esercitata pressione politica su strutture quali la Direzione anti-corruzione (DNA) [una procura nazionale istituita nel 2002, che si occupa di casi di corruzione, ndr]. Ci sono pile di fascicoli, alcuni dei quali si riferiscono a seri danni allo Stato, ma se la persona non è di interesse pubblico e non può essere mostrata in tv, la loro importanza diminuisce. Riassumendo, la “telegiustizia” non è la giustizia che si è spostata sugli schermi televisivi, ma sono gli schermi televisivi che hanno sostituito la giustizia.

Al momento ci sono oltre 300 casi aperti sul traffico di sigarette. Ma alla fine l'unico modo per giudicare la prestazione del sistema giudiziario è il numero di condanne definitive. Per il momento, in Romania, ci sono più fascicoli aperti che cittadini.

L'Unione europea si è mostrata abbastanza soddisfatta della creazione e delle attività della DNA. Secondo lei Bruxelles riceve un'immagine distorta di quello che sta realmente accadendo in Romania?

In effetti, custodie cautelari ed arresti sono stati segnalati nei rapporti dell'UE come segni di progresso nella lotta contro la corruzione. Questo è tipico di funzionari che spendono la maggior parte del proprio tempo in un ufficio e non sono mai stati in un tribunale, non hanno mai lavorato in un sistema giudiziario e mancano dell'esperienza di un avvocato, di un pubblico ministero o di un giudice. Il sistema giudiziario rumeno, così come quelli europei in generale, è costruito in modo tale che l'arresto dovrebbe essere l'atto finale della procedura. Attualmente si verifica però il contrario.

Di certo anche in Romania abbiamo un problema nell'interpretare questi rapporti. Ciò che la Commissione europea dice spesso sulla DNA è semplicemente che questa “continua ad ottenere dei buoni risultati”, il che significa qualche buona prestazione da un punto di vista puramente statistico. E ciò non è di per sé lodevole. Di certo rispetto al periodo 2000-2004, ora ci sono più fascicoli ed indagini aperte ed in corso, ma ciò che deve essere preso in considerazione è il processo e, soprattutto, il suo esito, che deve concludersi con una condanna. Tali condanne sono ancora assenti. In altre parole, abbiamo bisogno di passare da una misurazione quantitativa ad una qualitativa del rendimento del sistema giudiziario.

Qual è il ruolo nei sistemi di corruzione dei gruppi d'interesse locali, i cui leader sono stati chiamati “baroni” dall'analista politico Cristian Pârvulescu, in una recente intervista per OBC?

I gruppi di interesse e il modo in cui essi si organizzano sono parte della teoria della democrazia, nel senso che essi non sono per loro natura immorali. Tutto dipende da quanto gli interessi di questi gruppi coincidano o prevalgano sull'interesse generale. Quindi abbiamo bisogno di esaminare l'influenza che tali gruppi hanno sulle decisioni politiche e sul processo decisionale, specialmente per quanto riguarda l'amministrazione pubblica. Questa è un'area in cui, negli ultimi anni, c'è stato un crescente livello di politicizzazione.

In seguito ad alcune misure che sono state adottate contro questo fenomeno dopo il 2005, per esempio la nomina di prefetti non appartenenti ad alcun partito politico particolare, la pratica di nominare persone di partito in posizioni dirigenziali all'interno delle autorità locali è ritornata con il nuovo governo nel 2009. E non riguarda solo i prefetti, ma mi riferisco qui a qualsiasi servizio pubblico a livello di contea, dove sono state effettuate massicce nomine politiche. Quindi, chiunque non fosse membro del partito di governo è stato cacciato e sostituito da membri del partito. Naturalmente le ordinanze del governo che sono servite come base per questi rimpasti sono state contestate e dichiarate incostituzionali. Il fatto è che se ora avvenisse un processo di de-politicizzazione, il governo crollerebbe, perché questi gruppi di interesse locali ritirerebbero il loro sostegno.


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