Effigie di Stalin - © Prachaya Roekdeethaweesab/Shutterstock

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Il dittatore sovietico e bolscevico di origine georgiana Josif Stalin su un'icona? Un paradosso possibile nella Georgia di oggi, dove il culto stalinista sembra riprendere fiato e lo stato cerca nuove alleanze con la Chiesa ortodossa

20/02/2024 -  Marilisa Lorusso

Il 7 gennaio degli attivisti hanno scoperto nella principale cattedrale della capitale georgiana Tbilisi, la Santissima Trinità (Sameba), un’icona che raffigura Stalin ricevere la benedizione di Santa Matrona di Mosca. L’episodio non è confermato dall’agiografia ufficiale della santa, ma stando a una tradizione diffusa, la santa avrebbe incontrato e benedetto il dittatore, profetizzandogli la vittoria nella Seconda guerra mondiale se non avesse abbandonato Mosca.

La presenza di Stalin in una icona ha suscitato vive polemiche. Durante la Seconda guerra mondiale, Stalin ha utilizzato narrazioni imperiali e temi religiosi per mobilitare i cittadini, mentre la Chiesa Ortodossa Russa è stata ripristinata negli anni ‘40, sebbene sotto il controllo dello stato. Nel 1943 la Chiesa moscovita ha riconosciuto l’indipendenza di quella georgiana, che era stata annessa a quella russa nel 1810-1811, tornata all’indipendenza nel 1917, ma poi repressa come tutte le chiese nel periodo sovietico .

L'icona, originaria della Russia e controversa anche per l’ortodossia russa, aveva suscitato indignazione quando era stata esposta in una chiesa di San Pietroburgo nel 2008. Per il Natale ortodosso georgiano l’Alleanza dei Patrioti della Georgia, movimento di destra con legami con il Cremlino, ha rivendicato di aver fatto dono dell’icona alla cattedrale. La Chiesa Ortodossa Georgiana ha inizialmente minimizzato le preoccupazioni, citando le rappresentazioni storiche di figure negative sulle icone, ma i teologi hanno argomentato che il paragone era fuorviante: non rappresentava infatti una santa combattere il male, ma benedirlo.

SovLab, centro che si occupa delle memoria della dittatura sovietica, ha ricordato che in Georgia migliaia di membri del clero sono stati giustiziati durante rivolte anti-sovietiche e purghe staliniste. Il centro ha lanciato l’allarme verso il ritorno di una forma strisciante di culto di Stalin, portando a riprova il dato di dodici nuove statue di Stalin erette in Georgia dal 2012.

Reazioni

Il 9 gennaio l’attivista Nata Peradze ha protestato imbrattando con vernice blu l’effige di Stalin sull’icona e ha pubblicato la foto sui social media come gesto di protesta contro la glorificazione di Stalin e la sua rappresentazione in una cattedrale, fra i santi di quella chiesa che ha perseguitato ferocemente. Il Patriarcato ha temporaneamente limitato l'accesso alla cattedrale per i giornalisti. L'icona è stata successivamente pulita e spostata in una posizione prominente.

Il 10 gennaio, il Movimento conservatore Alt-Info, di estrema destra, anti-occidentale, filorusso ed omofobo, ha guidato una dimostrazione nei pressi della casa dell’attivista. I leader Zurab Makharadze e Giorgi Kardava hanno criticato la presunta clemenza del governo nei confronti di Peradze ed hanno chiesto che fosse punita. La dimostrazione si è dispersa dopo poche ore, ma la Peradze ha denunciato la natura intimidatoria dell’episodio e il seguito, dato che ha continuato a ricevere minacce.

Tre giorni dopo Alt-Info ha nuovamente mobilitato i suoi sostenitori nei pressi dell’edificio del Parlamento per protestare contro il danneggiamento dell’icona. I leader del partito si sono rivolti alla folla presente, affermando che non avrebbero perdonato l'insulto all'icona di Santa Matrona. Konstantine Morgoshia, uno dei fondatori di Alt-Info, ha dichiarato che lo scopo della protesta era anche evitare che la Georgia seguisse una deriva simile all’Ucraina. I presenti hanno chiesto che il governo approvasse urgentemente una legge che rendesse tali atti punibili con la reclusione anziché con multe.

Irma Inashvili, leader del partito pro-russo Alleanza dei Patrioti, che ha donato l’icona alla cattedrale, si è unita al raduno. Portando croci, gli organizzatori e i partecipanti hanno presentato una petizione al dipartimento di polizia locale chiedendo che sia aperto un caso penale contro Nata Peradze e che l’articolo del codice in base alla quale dovrebbe essere giudicata venisse riclassificato. Dopo aver lasciato i dintorni del parlamento, i partecipanti hanno preso parte a una processione verso il Patriarcato per esprimere, come descritto da loro, l'amore del popolo per la Santa.

La condanna e il patto elettorale Sogno-Chiesa

La condanna è infine davvero arrivata. A febbraio, la Corte di Tbilisi ha condannato Peradze, attivista civica e fondatrice del movimento "Talgha" (Onda), a cinque giorni di detenzione amministrativa per aver lanciato vernice sull’icona di Santa Matrona. Il partito Sogno Georgiano ha annunciato piani per introdurre la responsabilità penale per l'offesa a edifici religiosi e per ogni atto che incita all'odio religioso, applicabile a tutti gli edifici religiosi.

Nel discorso inaugurale da Primo ministro, il neo-capo del Governo Irakli Kobakidze ha ribadito la posizione del Sogno sui rapporti con la Chiesa georgiana. Kobakidze, che è stato confermato al nuovo incarico l’8 gennaio, ha presentato una squadra di governo che conferma largamente la composizione dell'esecutivo uscente, ma con un re-styling del programma, in pieno spirito di anno elettorale.

Il nuovo premier ha concluso il suo discorso al Parlamento  affermando che nel rispetto del principio di laicità, lo stato adotterà tutte le misure necessarie per rafforzare ancor di più quello che ha definito uno dei pilastri dell'identità nazionale, cioè la Chiesa ortodossa georgiana, per difenderla dagli "attacchi dei neo-bolscevichi". Considerando che l’unica condanna emessa è contro l’attivista che aveva imbrattato la figura di un bolscevico, il rovesciamento della verità risulta ancora più paradossale.

Altre voci nel Sogno hanno rincarato la dose. Il Presidente del Parlamento Shalva Papuashvili ha tenuto un briefing  condannando quella che ha definito "un'ondata di disinformazione e attacchi alla Chiesa". Ha criticato SovLab ed ha accusato il responsabile del progetto Giorgi Kandelaki di alimentare l’isteria contro l’icona. Papuashvili ha anche preso di mira Beka Mindiashvili, capo del Centro per la Tolleranza presso l'Ufficio del Difensore Civico, accusandolo di retorica ostile verso la Chiesa.

Il presidente del parlamento ha poi messo in dubbio la trasparenza di organizzazioni come il Centro per la Tolleranza, finanziate da programmi come Unità nella Diversità di USAID, organizzazione già in passato oggetto dei suoi attacchi. Papuashvili ha esortato USAID a chiarire il proprio ruolo nel finanziamento di progetti e ha sottolineato la necessità di trasparenza nel finanziamento delle ONG.

Insomma, ancora Stalin e lotta agli "agenti stranieri": dal 1924 al 2024, in Georgia sembra essere passato appena un attimo.


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