© thinkhubstudio/Shutterstock

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I sogni di indipendenza dell'Abkhazia si infrangono con la stretta di Mosca sul settore energetico e in quello connesso delle criptovalute. Per evidenti motivi bellici la Russia sta stringendo la presa sul suo protettorato, si appropria delle criptovalute abkhaze ma non fornisce più elettricità gratis

26/03/2024 -  Marilisa Lorusso

La crisi energetica abkhaza, esacerbata dall’attività di mining legata alla produzione di criptovalute, è giunta all’acme con l’aggressione russa all’Ucraina.

Da un lato la Russia è affamata di cripto valute e di mercati per evitare le sanzioni, dall’altro ha tagliato risorse economiche che consentivano grosse insolvenze da parte abkhaza.

Mosca ha inoltre un fondamentale bisogno di accessi sicuri e protetti al mar Nero, dopo che la Crimea e i territori circostanti sono stati fatti oggetto di attacchi ucraini. L’Abkhazia è diventata quindi un punto caldo per Mosca, che sta stringendo la presa sul suo protettorato.

La produzione di criptovalute è più economica in Abkhazia che in Russia, ed è un mercato che a Mosca serve. Allo stesso tempo è una produzione insostenibile dal punto di vista del consumo energetico, foraggiato da Mosca.

Una situazione che permette alla Russia di avanzare proposte che rafforzаno la sua posizione sul mar Nero, come appunto quella di ottenere in leasing il controllo della centrale elettrica di Inguri, nella parte che compete all’Abkhazia, divenendo così la padrona dell’intera rete energetica locale, e potendola gestire per le proprie necessità, piegando così un altro tassello della recalcitrante piccola repubblica.

Questo progetto prevede lo strozzamento del sistema energetico abkhazo, una nave che affonda e che avrebbe bisogno di almeno 25 anni di investimenti continui e massicci per poter mantenere una propria funzionalità.

L’incontro di febbraio 2024 fra ufficio della presidenza de facto, azienda elettrica nazionale e vari stakeholders fotografa una situazione riassunta da Timur Dzhinzholia, direttore di Chernomorenergo [Azienda elettrica nazionale], come "di estrema gravità e difficoltà".

Dzhinzholia ha ricordato che la fornitura di elettricità, precedentemente offerta a titolo gratuito dalla Federazione Russa a fini sociali, sarebbe cessata. Dzhansukh Nanba, vice Primo ministro e ministro dell'Energia e dei Trasporti dell'Abkhazia, ha spiegato che i black-out a rotazione sono una misura estrema dettata da molteplici fattori fra cui i bassi tassi di raccolta dell'elettricità consumata, i livelli d'acqua criticamente bassi nel serbatoio di Jvar, le riparazioni programmate all'Unità 4 della Centrale Nucleare di Rostov e gli arresti improvvisi delle attrezzature di generazione nel sud della Russia.

Poi c’è il mining: le autorità locali hanno reso pubblico che un totale di 3.284 macchine per il mining di criptovalute sono state confiscate nella regione nel 2023. Questi sequestri includono 870 unità nel distretto di Gagra, 162 nel distretto di Gudauta, 505 a Sukhumi, 204 nel distretto di Sukhumi, 328 nel distretto di Gulrypsh, 892 nel distretto di Ochamchira, 259 nel distretto di Tkuarchal e 64 nel distretto di Gal: insomma su tutto il territorio abkhazo, a riprova di come il settore si sia diffuso capillarmente.

L’opprimente debito

La Russia ha smesso di fornire elettricità gratuita all'Abkhazia, creando la necessità urgente per il governo di reperire oltre due milioni di dollari per evitare una crisi energetica. Lo ha rivelato la ministra dell'Economia Kristina Ozgan durante una riunione del comitato parlamentare di Sukhumi. Con Mosca che interrompe le forniture umanitarie, l'Abkhazia deve ora pagare per l'eccesso di energia.

Le trattative con la Russia per fondi aggiuntivi di fornitura sono in corso. I due milioni di dollari necessari non sono previsti nel bilancio e devono essere trovati. Il governo sta considerando un triplice aumento delle tariffe elettriche nei prossimi due anni, ma non basterà.

La Federazione Russa ha richiesto il pagamento dell'elettricità fornita alle autorità de facto dell'Abkhazia. Mosca esige un pagamento graduale e anticipato delle tariffe elettriche in cambio della fornitura continua di elettricità. Inizialmente, le autorità abkhaze dovranno pagare 900 milioni di rubli (circa 9 milioni di euro) per l'elettricità fornita da dicembre 2023 a maggio 2024.

Il mancato rispetto delle disposizioni potrebbe comportare il taglio della fornitura di elettricità da parte della Federazione Russa. Il lato russo è consapevole che le autorità de facto dell'Abkhazia potrebbero avere difficoltà a raccogliere i fondi necessari, poiché il bilancio abkhazo dipende pesantemente dal sostegno finanziario della Russia. Il bilancio dell'Abkhazia per il 2023 ammonta a 12,5 miliardi di rubli, con il supporto finanziario russo che rappresenta 5,1 miliardi di rubli.

A gennaio l'agenzia di stampa abkhaza Apsnypress ha riportato che i debiti per l'elettricità consumata dal 2014 hanno superato i cinque miliardi di rubli. Secondo il Dipartimento Vendite di Elettricità della società di energia Chernomorenergo il debito totale ammonta a 5,206 miliardi di rubli, di cui 509,2 milioni di rubli non pagati dalle imprese e organizzazioni, e 4,697 miliardi non pagati dalla popolazione.

In percentuale, i debiti delle imprese e organizzazioni nell'ultimo anno sono ammontati al 24,2%, mentre i debiti della popolazione rappresentavano l'81,4%. Sono stati installati un totale di 22.500 contatori di elettricità nell'entità e fino a 30.000 contatori di elettricità aggiuntivi dovrebbero essere installati nel 2024 nel tentativo di recuperare il consumo sommerso.

La cannibalizzazione dell’Abkhazia

L'Abkhazia sta esplorando quella che pare l’unica opzione plausibile, cioè concedere in leasing alla Russia tre centrali idroelettriche facenti parte del complesso della centrale idroelettrica di Inguri, con un accordo già firmato ma in attesa dell'approvazione parlamentare.

L'opposizione si oppone all'accordo, avvertendo dei suoi effetti negativi e della potenziale cancellazione dopo un cambio di governo. La privatizzazione della rete elettrica potrebbe dare il controllo a Mosca sull’energia, un bene cruciale politicamente, economicamente e socialmente.

La posizione del governo georgiano è secca. Nel novembre 2023 il presidente della Commissione regolatrice georgiana per l'energia nazionale e l'approvvigionamento idrico (GNERC) Davit Narmania, ha dichiarato ai giornalisti che se l’Abkhazia riceve elettricità dalla Russia devono pagarla loro e che l’unico obbligo per Tbilisi, derivante dagli accordi degli anni ’90, è il rapporto del 40-60 [40% all'Abkhazia e 60% alla Georgia] dell’elettricità generata dalla centrale idroelettrica di Inguri, che viene rispettato. Tbilisi non ha altri obblighi.

A dicembre durante un incontro abkhazo-georgiano a Zugdidi, nella Georgia occidentale, ultima città prima dell’Inguri, gli Abkhazi avrebbero sollevato la richiesta di incrementare l’energia a loro disposizione della produzione di Inguri.

Il tempo e i numeri non sono dalla parte di Sukhumi. L’esito delle elezioni russe in Abkhazia, esclusi i risultati dei seggi militari, ha consegnato un consenso di oltre il 93% di voti a Vladimir Putin.

Tanti numeri, quelli dell’opprimente debito e della presenza russa, che descrivono una progressiva cannibalizzazione delle ambizioni indipendentiste di Sukhumi.


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