25 ottobre 2016
TVR, la televisione pubblica romena

Mentre in Romania si discute l'abolizione del canone e il finanziamento diretto della radio-televisione pubblica, sorgono timori per l'indipendenza e la sostenibilità del servizio pubblico

(Scritto dal Center for Independent Journalism  di Bucarest e originariamente pubblicato da SEENPM  il 20 ottobre 2016)

Continua la saga del servizi radio-televisivo pubblico in Romania. L'ultimo capitolo risale al 17 ottobre, quando il Senato (la camera alta del Parlamento) ha votato per eliminare il canone di abbonamento e per introdurre il finanziamento diretto dell'emittente pubblica dal bilancio dello stato.

La proposta, avviata dai socialdemocratici, desta stupore a poche settimane dalle elezioni politiche che si terranno il prossimo 11 dicembre. Inserita in un disegno di legge che propone l'eliminazione di ben 102 tributi non fiscali, la mozione deve ancora essere discussa alla Camera dei Deputati, il corpo decisionale competente in questo caso.

La procedura poco trasparente con la quale è stato introdotto un cambiamento così importante ha spinto alcuni commentatori locali, e in particolare le organizzazioni dei media, ad esprimere forti critiche nei confronti della proposta. "Eliminare il canone di abbonamento senza alcuna analisi di impatto, senza identificare le fonti di bilancio adeguate e senza misurare l'impatto sul bilancio dello Stato è una dimostrazione di dilettantismo politico e populismo rudimentale", ha detto Ioana Avadani, direttrice del Centro per il Giornalismo Indipendente, organizzazione che fa parte della rete SEENPM.

"Si tratta di una misura populista e irresponsabile, che rischia di trasformare l'emittente pubblica in servizio governativo o, per meglio dire, in un organo di propaganda", ha dichiarato Razvan Martin dell'organizzazione ActiveWatch, ente affiliato di Reporter senza frontiere in Romania.

Le due organizzazioni e la Convenzione delle organizzazioni dei media, una piattaforma di raccordo che promuove l'azione comune di associazioni di giornalisti e sindacati, hanno inviato una lettera al Parlamento, chiedendo ai rappresentanti eletti di respingere la proposta di legge e di avviare un dibattito serio, globale e inclusivo sul finanziamento del servizio pubblico in Romania, avviando una riflessione anche sul suo mandato e sulle prospettive future.

La direttrice generale della televisione pubblica, Irina Radu, dichiara di non essere "necessariamente contraria" al finanziamento diretto di TVR dal bilancio dello Stato: "Anche fino ad ora, nonostante la sua indipendenza teorica, la televisione pubblica è stata completamente strumentalizzata e politicamente influenzata", ha commentato per Hotnews .

Il Consiglio di Amministrazione della radio pubblica ha emesso un comunicato stampa che respinge la proposta, sostenendo che questa mossa comporterebbe la diminuzione della qualità editoriale minacciando inoltre di "recidere l'unico collegamento" tra la radio pubblica e i suoi beneficiari pubblici, i cittadini romeni.

La televisione pubblica romena è in gravi difficoltà finanziarie, con debiti che ammontano a più di 151 milioni di euro (il dato fa riferimento al 31 dicembre 2015, secondo il rapporto di attività di TVR ). Nel mese di aprile 2016, TVR è diventata la prima organizzazione ad essere espulsa dal Eurovision a causa dei debiti di lungo corso. La radio pubblica si trova in una situazione finanziaria migliore, con un utile di 5 milioni di euro annui .

Il canone rappresenta il 67,56% dei ricavi per la televisione pubblica, e il 49% per la radio pubblica. L'ammontare del canone di abbonamento alla TV è fissato in 4 RON al mese (0,8 euro), il più basso in Europa, mentre quello per la radio è di 2.5 RON (0,6 euro) al mese. Il livello della tassa è stabilito tramite decreto governativo ed è stato modificato l'ultima volta nel 2003.

La legge sulla radio-televisione pubblica in Romania è stata adottata nel 1994. Nonostante la riforma dell'emittente pubblica sia stata regolarmente inclusa nelle piattaforme di tutti i partiti politici nel corso degli ultimi 20 anni, il Parlamento non è mai riuscito a modificare la legislazione al fine di garantire un miglior monitoragggio del funzionamento del servizio informativo pubblico.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto