Sede della Corte costituzionale ad Ankara, Turchia © Berkomaster/Shutterstock

Sede della Corte costituzionale ad Ankara, Turchia © Berkomaster/Shutterstock

La Corte costituzionale turca ha chiesto la scarcerazione di Can Atalay, membro del Partito dei lavoratori della Turchia, condannato per le proteste di Gezi Park. La Corte di cassazione però si oppone, senza averne diritto. Per molti giuristi e politici turchi, si tratta di un golpe giudiziario

30/11/2023 -  Arzu Geybullayeva

(Originariamente pubblicato da Global Voices , il 13 novembre 2023)

Per la prima volta in Turchia si è assistito ad uno scontro tra i due massimi organismi giudiziari del paese, la Corte suprema di cassazione (Yargitay in turco), la principale corte d’appello turca per le cause civili, penali e amministrative, e la Corte costituzionale (AYM). Il motivo dello scontro è una sentenza emessa dalla Corte costituzionale lo scorso 25 ottobre con cui si chiede la scarcerazione di Can Atalay, membro del Partito dei lavoratori della Turchia (TİP). Atalay, eletto deputato del parlamento turco (la Grande assemblea nazionale) alle elezioni politiche dello scorso 14 maggio, è stato imprigionato nell’aprile del 2022 e condannato a diciotto anni di reclusione per le proteste di Gezi Park, con l’accusa di aver “contribuito al tentativo di rovesciare il governo”.

Dal momento che la sua richiesta di scarcerazione è stata respinta per ben due volte dalla Corte suprema di cassazione, dopo le elezioni Atalay ha deciso di fare ricorso alla Corte costituzionale. Quest’ultima ha iniziato a riesaminare il caso lo scorso 5 ottobre e alcune settimane dopo, il 25 ottobre, ha emesso la sentenza, ordinando la scarcerazione di Atalay.

La Corte suprema di cassazione non ha però voluto accettare la sentenza della Corte costituzionale, affermando che la condanna di Atalay è da considerarsi “un legittimo motivo costituzionale per privarlo del suo mandato da parlamentare”. Quella della Corte di cassazione è una decisione illegittima poiché l’ordinamento giuridico turco prevede che le sentenze della Corte costituzionale siano vincolanti per tutti, Corte suprema di cassazione compresa. Quest’ultima ha anche ordinato all’assemblea nazionale di “avviare la procedura di rimozione del seggio di Atalay [dal parlamento]”.

Interpellato dai giornalisti, Ozgur Urfa, avvocato di Atalay, ha sottolineato che “la Corte di cassazione, rifiutando di riconoscere la decisione della Corte costituzionale, ha commesso un reato”. Per Urfa, assistiamo ad “un tentativo di colpo di stato giudiziario”.

Secondo quanto riportato dal portale Gazete Duvar , la Corte di cassazione si è spinta così lontano da chiedere che i membri della Corte costituzionale vengano processati per aver “violato la Costituzione e oltrepassato le loro prerogative”. Secondo la normativa turca , la Corte penale suprema [che in realtà è la Corte costituzionale] è l’unica a poter perseguire penalmente i giudici costituzionali.

“Lo scopo [della Corte di cassazione] è costringere i membri della Corte costituzionale a dimettersi”, scrive l’analista politico Murat Yetkin, e aggiunge: “Forzando le dimissioni, la corte forse cerca anche di evitare un processo che susciterebbe dilemmi complessi relativi al perseguimento dei membri della Corte costituzionale su cui incombe la minaccia di una denuncia”.

Lo scorso 10 novembre, parlando con i giornalisti al rientro da un viaggio in Uzbekistan, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha appoggiato la Corte di cassazione, affermando che “la decisione della Corte di cassazione non può essere ignorata”. Il presidente ha poi criticato quei legislatori appartenenti al suo Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) che hanno contestato la decisione della stessa Corte.

Stando all'associazione MLSA (Media and Law Studues Association), “le decisioni della Corte costituzionale […] sono vincolanti per gli organismi legislativi, esecutivi e giudiziari, come anche per le autorità amministrative, le persone fisiche e quelle giuridiche”.

“Un colpo di stato giudiziario”

Entrambe le decisioni della Corte di cassazione – il rifiuto di rispettare la sentenza della Corte costituzionale e la denuncia contro i giudici costituzionali – sono state criticate da alcuni funzionari, ma anche da molti avvocati e osservatori indipendenti.

Per Bilge Yilmaz , membro del Partito Buono (İYİ Parti), la Corte di cassazione ha commesso “un crimine costituzionale” poiché la sua decisione rappresenta “un tentato golpe contro l’ordine costituzionale turco”.

Anche Ahmet Davutoğlu, ex premier e ministro degli Esteri turco, ha definito la decisione della Corte di cassazione “un colpo di stato giudiziario”.

Özgür Özel, neoeletto presidente del principale partito di opposizione (il Partito repubblicano del popolo, CHP), ha dichiarato che quanto deciso dalla Corte di cassazione è “un tentativo di spogliare la nostra Costituzione della sua autorità”. Özel ha poi incoraggiato i cittadini a contestare la decisione della Corte di cassazione. “Scenderemo nelle strade e nelle piazze per non soccombere a tale illegalità”, ha affermato il leader del CHP.

Secondo Erkan Baş, leader del TİP, partito a cui appartiene anche Can Atalay, la decisione della Corte rappresenta “un palese tentativo di colpo di stato”.

“È chiaro che la Corte [suprema] di cassazione mette in dubbio la posizione della Corte costituzionale con l’intento di limitarne i poteri”, si legge in un’analisi dell’attuale crisi realizzata dal team legale dell’associazione MLSA.

MLSA ritiene che la decisione di una corte d’appello di denunciare i giudici della Corte costituzionale sia illecita e che chi ha sporto denuncia debba essere sanzionato e invitato a dimettersi. I giuristi hanno poi avanzato alcune raccomandazioni sottolineando che “la Corte d’appello dovrebbe istituire un nuovo collegio giudicante in modo da poter attuare la sentenza della Corte costituzionale, e Can Atalay dovrebbe essere rilasciato in conformità a quanto stabilito dalla Corte costituzionale. Qualsiasi discussione e azione in direzione opposta è finalizzata a distruggere la storia giuridica della Turchia lunga centocinquant’anni. Questo tentato golpe contro l’ordine costituzionale può essere scongiurato solo con misure chiare da adottare all’interno della cornice legislativa”.

Alcuni osservatori, citati nella newsletter indipendente Turkey ReCap, ritengono invece che la recente decisione non sia tanto il segnale di una crisi giuridica quanto di “una crisi politica” poiché vede coinvolte due forze politiche, il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) e il Partito di azione nazionalista (MHP), alleato di governo dell’AKP.

Per il giornalista Alican Uludag, il recente scontro tra le due corti dimostra che “è iniziata una guerra [tra AKP e MHP]”.

In un'intervista per la newsletter Turkey ReCap, un membro del parlamento ha spiegato la situazione affermando che “l’AKP ha concesso molti poteri al MHP, e ora sta cercando di venirne a capo. Il MHP si è consolidato, in particolare all’interno della magistratura e della polizia. Da tempo ormai è in corso una guerra tra i due alleati di governo. Ora questa guerra è diventata più evidente e il suo vincitore dipenderà dall’esito dello scontro [tra la Corte costituzionale e la Corte di cassazione]”.

Devlet Bahçeli, leader del MHP, ha a più riprese invocato la chiusura della Corte costituzionale. Reagendo alla decisione dei giudici costituzionali di non mettere al bando il filo-curdo Partito democratico dei popoli (HDP), Bahçeli ha paragonato la Corte al “cortile di un’organizzazione terroristica separatista”. Lo scontro tra HDP e AKP si è acuito dopo le elezioni politiche del 2015 quando il partito filo-curdo ha conquistato ottanta seggi del parlamento, privando l’AKP della possibilità di formare la maggioranza parlamentare. Da allora molti membri di lunga data dell’HDP sono stati arrestati sulla base di accuse discutibili legate al terrorismo, sorte che è toccata anche a Selahattin Demirtaş, ex co-presidente dell’HDP, arrestato nel 2016.

Nel giugno del 2021 la Corte costituzionale ha accettato di riesaminare un ricorso con cui si chiedeva la messa al bando dell’HDP. La Corte deve ancora esprimersi sul caso. Intanto, nell’ottobre di quest’anno, durante un congresso ad Ankara, l’HDP ha cambiato nome diventando Partito democratico per l’uguaglianza dei popoli (HEDEP). In quell’occasione sono stati eletti anche due nuovi co-presidenti del partito.

Nel frattempo, Bahçeli ha promesso di modificare la Costituzione in modo da “eliminare i traditori dalla Corte costituzionale”.

Reagendo alla crisi in corso, l’Ordine degli avvocati di Istanbul ha sporto denuncia contro i giudici della Corte di cassazione per “cattiva condotta” e per aver “privato una persona della libertà”.

Lo scorso 10 novembre l’Unione degli Ordini degli avvocati turchi ha organizzato una marcia con lo slogan “Lo stato di diritto”. Il corteo, a cui hanno partecipato molto avvocati tenendo in mano una copia della Costituzione, è partito dal Tribunale di Ankara, per poi proseguire verso la sua destinazione finale , la sede della Corte di cassazione.

Regresso su tutti i fronti

La crisi a cui si assiste in questi giorni è solo l’ultima di una lunga serie di regressioni della Turchia in termini di diritti umani , democrazia , indipendenza della magistratura e stato di diritto . Lo ha ribadito la Commissione europea nella sua ultima relazione sulla Turchia, pubblicata lo scorso 8 novembre.

C’è chi teme che la decisione della Corte suprema di cassazione possa mettere in discussione il ruolo della Corte costituzionale.

Su questo punto, Erdinç Sağkan, presidente dell’Unione degli Ordini degli avvocati turchi, è d’accordo con gli esperti dell’associazione MLSA. “L’obiettivo della Corte suprema [di cassazione] era di abolire effettivamente la Corte costituzionale”, conclude Sağkan.


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