Un'edizione degli anni scorsi del Pride a Belgrado - © ToskanaINC/Shutterstock

Un'edizione degli anni scorsi del Pride a Belgrado - © ToskanaINC/Shutterstock

In Serbia non si sa se il prossimo 17 settembre si terrà o meno il corteo dell'Europride. Per il presidente Vučić e la premier Brnabić deve essere annullato per non chiariti "problemi di sicurezza". Il dibattito nel paese e all'estero

06/09/2022 -  Marija Janković

(Originariamente pubblicato dalla BBC in lingua serba, il 29 agosto 2022, poi ripreso dal quotidiano Vijesti. L’articolo è stato aggiornato lo scorso 2 settembre).

Dall’annuncio del rinvio all’appello rivolto dal governo agli organizzatori affinché sospendano l’evento, la sorte dell’Europride di Belgrado, che dovrebbe svolgersi dal 12 al 18 settembre, resta ancora incerta.

Dopo l’affermazione del presidente serbo Aleksandar Vučić, secondo cui l’Europride “verrà annullato o rinviato”, il governo di Belgrado ha fatto sapere che non ci sono le condizioni per lo svolgimento dell’evento in piena sicurezza.

Due giorni dopo, la premier uscente Ana Brnabić, recentemente riconfermata per il terzo mandato consecutivo, ha affermato che “il governo uscente non ha mai impedito nulla a nessuno”.

“Più che una richiesta del tipo: ‘Non manifestate’, la nostra è un’implorazione”, ha dichiarato la Brnabić alla Radiotelevisione della Serbia, aggiungendo che “si tratta di capire cosa è fattibile in questo momento e come preservare la nostra stabilità”.

Martedì 30 agosto, nel corso di una conferenza stampa, il presidente Vučić ha affermato che “ogni decisione del governo verrà rispettata”, precisando che “quando una manifestazione viene vietata non c’è più nulla da fare”. “Non ci saranno né risse né scontri”, ha dichiarato Vučić, insistendo sulla possibilità di organizzare altri eventi al chiuso.

In Serbia il Gay Pride è stato più volte cancellato, più precisamente nel 2009, 2011, 2012 e 2013, tuttavia – come spiega l’avvocato Katarina Golubović – non è mai stato il governo, né tanto meno il presidente della Repubblica a vietare ufficialmente l’evento, bensì il ministero dell’Interno, appellandosi alla legge sulle manifestazioni pubbliche che definisce la procedura di comunicazione di preavviso di pubblica manifestazione e le condizioni necessarie per lo svolgimento della stessa.

“Se una manifestazione viene vietata e se l’organizzatore è scontento di tale decisione, può presentare ricorso presso un tribunale amministrativo, e poi eventualmente presso la Corte costituzionale”, precisa l’avvocato Golubović.

Gli organizzatori dell’Europride di Belgrado affermano di “essere scontenti delle affermazioni dei politici”.

“Per noi le parole ‘cancellare’ e ‘rinviare’ non esistono”, spiega alla BBC Goran Miletić, uno degli organizzatori, e aggiunge: “Anche se la polizia dovesse vietare il corteo, le persone si raduneranno comunque, in segno di protesta, e noi non potremo farci nulla”.

Mercoledì 1 settembre, interpellato dall’agenzia di stampa Beta, Miletić ha affermato che “nei prossimi due giorni sarà raggiunto un accordo definitivo con i rappresentanti dello stato sullo svolgimento del Pride”, dicendosi poi scettico sulla possibilità che il ministero dell’Interno decida di vietare la manifestazione. “Al momento stiamo lavorando tutti insieme per trovare una soluzione in modo che l’Europride possa svolgersi senza alcuna difficoltà. Io sono ottimista”.

La manifestazione principale, compreso un corteo che sfilerà per le vie di Belgrado, è prevista per il prossimo 17 settembre. Secondo la legge, un’eventuale decisione del ministero dell’Interno di vietare l’evento deve essere comunicata agli organizzatori almeno quattro giorni prima.

Oltre al corteo, dal 12 al 18 settembre, nell’ambito della Settimana dell’Europride, è prevista tutta una serie di eventi, tra cui diverse mostre, spettacoli, proiezioni cinematografiche, concerti.

Cosa dice la legge?

Secondo Katarina Golubović del Comitato dei giuristi per i diritti umani, in Serbia qualsiasi manifestazione può svolgersi liberamente, a meno che venga vietata.

“È chiaro che la polizia deve garantire la sicurezza di ogni evento. Ad essa non compete l’autorizzazione di un evento, può però vietarlo se ritiene che possa mettere seriamente a repentaglio la sicurezza dello stato”, spiega Golubović.

Tutti gli eventi previsti nell’ambito della Settimana dell’Europride, a parte il corteo principale, dovrebbero tenersi in locali al chiuso, quindi gli organizzatori – secondo la legge sulle manifestazioni pubbliche – non sono obbligati ad avvisare le autorità né a chiedere un’autorizzazione. Quanto invece al corteo, trattandosi di un evento all’aperto, gli organizzatori devono darne avviso all’autorità competente.

“Occorre inoltre tenere presente che si tratta di un evento ad alto rischio”, sottolinea Katarina Golubović, aggiungendo che la decisione se vietare o meno un evento spetta all’ufficio di polizia del municipio in cui l’evento dovrebbe avere luogo. “Se il corteo viene vietato, l’organizzatore nell’arco di 24 ore può presentare ricorso all’ufficio di polizia del comune di Belgrado. Quest’ultimo deve decidere entro 24 ore dalla presentazione dell’istanza”.

La legge prevede inoltre che, una volta vietato un evento, l’organizzatore debba rispettare la decisione delle autorità e informarne l’opinione pubblica. Nel caso non dovesse farlo potrebbe incorrere in una sanzione amministrativa dai 70.000 ai 120.000 dinari (600-1000 euro).

“L’organizzatore può anche cambiare l’ora e il luogo dell’evento, ma in tal caso si tratterebbe di un nuovo evento, quindi bisognerebbe darne nuovamente avviso alle autorità”, spiega l’avvocato Golubović.

Golubović sottolinea poi che gli organizzatori di un evento vietato dalla polizia possono fare ricorso ad un tribunale amministrativo, anche se la legge non prevede alcun termine perentorio entro cui il tribunale deve esprimersi. “Il tribunale amministrativo ha annullato la decisione della polizia di vietare un evento una sola volta, nel caso di un raduno del Partito radicale serbo (SRS) che si sarebbe dovuto tenere nel 2018 nel villaggio di Hrtkovci in Vojvodina”, conclude Golubović.

Cosa dicono i politici?

Lo scorso 27 agosto il presidente Vučić ha affermato che l’idea di annullare l’Europride è legata all’attuale situazione politica della Serbia. Parlando dei problemi con cui si confronta il paese, Vučić ha menzionato la crisi energetica, dovuta all’aumento dei prezzi di gas e petrolio dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ma anche la questione del Kosovo, soffermandosi in particolare sul recente accordo sui documenti d’identità firmato tra Belgrado e Pristina. Vučić ha poi spiegato che la decisione di annullare l’Europride, pur rappresentando una violazione dei diritti delle minoranze, si è resa necessaria a causa dei numerosi problemi con cui la Serbia deve fare i conti.

Lo stesso giorno il governo di Belgrado ha emesso un comunicato stampa, affermando che “alcuni gruppi estremisti potrebbero sfruttare e strumentalizzare questo evento e la disponibilità della Serbia di organizzarlo per acuire ulteriormente le tensioni e minare la stabilità del paese”.

Due giorni dopo, la premier Ana Brnabić ha dichiarato che lo stato, pur non volendo privare nessuno dei diritti garantiti dalla Costituzione, deve pensare alle conseguenze che lo svolgimento di un evento come l’Europride potrebbe comportare per la Serbia. “Mi dispiace, ma per noi questo settembre sarà ‘la tempesta perfetta’”, ha affermato la premier.

Martedì 30 agosto il presidente Vučić ha ribadito che non ci sarà alcun passo indietro sulla decisione di cancellare l’Europride.

L’annuncio di annullamento dell’Europride ha suscitato forti reazione anche all’estero.

Antony Blinken, segretario di stato degli Stati Uniti, ha invitato le autorità serbe a garantire lo svolgimento dell’evento. “Il diritto di riunirsi ed esprimersi liberamente è un aspetto fondamentale di ogni democrazia che gode di buona salute. Invitiamo la Serbia a dare corpo all’impegno di ospitare l’Europride 2022. I diritti LGBTQI+ sono diritti umani”, ha scritto Blinken sul suo account Twitter.

L’organizzazione Human Rights Watch (HRW) ha sollecitato le autorità serbe a fare un passo indietro sul divieto dell’Europride e a lavorare insieme agli organizzatori per garantire la sicurezza dei partecipanti all’evento.

Secondo Graeme Reid, responsabile dei progetti legati ai diritti LGBT di HRW, la decisione del governo serbo di cancellare l’Europride è “una resa vergognosa e un’implicita approvazione dell’intolleranza e delle minacce di violenza”.

E gli organizzatori?

Goran Miletić, uno dei coordinatori dell’Europride, afferma che gli organizzatori non hanno alcuna intenzione di sospendere o rinviare l’evento. “Crediamo che il corteo e la manifestazione centrale non verranno ufficialmente vietati, ma anche se ciò dovesse accadere, molte persone comunque usciranno in strada”, spiega Miletić.

In programma dal 12 al 18 settembre, l’Europride di Belgrado sarà il primo a svolgersi nel sud-est Europa e comprenderà diversi concerti, spettacoli, mostre, proiezioni cinematografiche, workshop e conferenze internazionali. Tutti gli eventi saranno dedicati ai diritti e ai problemi della comunità LGBTQI+.

“Anche se il corteo dovesse essere cancellato, gli altri eventi si svolgeranno come previsto. Non possono essere annullati né vietati perché si terranno al chiuso”, precisa Goran Miletić, confermando che la comunità LGBT e gli esponenti del governo serbo sono impegnati in un dialogo quotidiano, cercando di superare “gli ultimi ostacoli” in modo che l’Europride possa svolgersi come previsto. Miletić sottolinea che il dialogo con i più alti rappresentati dello stato e dell’amministrazione comunale di Belgrado non si è mai interrotto.

Gli organizzatori si aspettano che all’Europride partecipino circa 20mila persone provenienti dall’estero, compresi quindici membri del Parlamento europeo, la vice premier belga e alcuni altri funzionari dell’Unione europea e degli stati membri.

“I cittadini stranieri che intendono recarsi a Belgrado sono rimasti scioccati dalle affermazioni del presidente Vučić e di altri politici serbi e fanno fatica a comprenderle”, spiega Goran Miletić e aggiunge: “Le persone con cui ho parlato mi hanno raccontato che molto tempo fa anche loro hanno dovuto fare i conti con problemi simili, legati all’annullamento dei cortei, problemi che però nei loro paesi ormai da tempo sono stati superati”.

Miletić ci tiene inoltre a precisare che non sarà la prima volta che i cittadini stranieri parteciperanno al Pride di Belgrado. “Sono ormai otto anni che organizziamo questo evento senza alcun problema. Credo che anche quest’anno andrà tutto bene”, conclude Miletić.

Lo scorso 28 agosto Viola fon Cramon, eurodeputata e relatrice del Parlamento europeo per il Kosovo, ha incontrato la premier serba Ana Brnabić.

“La decisione di vietare l’Europride è illegittima sia secondo la giurisprudenza serba in materia dei diritti umani sia secondo quella europea” ha dichiarato alla BBC Viola fon Cramon, agginugendo che “nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, tale decisione non può supplire al mancato rispetto dei diritti umani e dei più alti standard in materia dei diritti fondamentali”.

Come spiega Goran Miletić, l’annuncio dell’annullamento dell’Europride non ha scoraggiato gli attivisti né tanto meno i cittadini intenzionati a parteciparvi. “Ora le persone si sentono ancora più motivate a venire e sostenerci. Nessuno ci ha chiamati per cancellare la propria partecipazione”, conclude Miletić.


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