Aeroporto di Podgorica, Montenegro © Stephen William Robinson/Shutterstock

Aeroporto di Podgorica, Montenegro © Stephen William Robinson/Shutterstock

Grazie ai fondi di coesione del progetto europeo SOLAR, che ha visto la collaborazione tra Montenegro, Italia e Albania, si studiano misure di contenimento dei gas serra e di efficientamento energetico. Con uno sguardo al processo di adesione all'Unione Europea

19/02/2024 -  Paola Rosà

Sono entrati da poco anche i due aeroporti del Montenegro nel programma di certificazione ambientale che riconosce e valuta gli sforzi verso l'obiettivo emissioni zero, per avvicinarsi alla neutralità energetica: per l'ACA, Airport Carbon Accreditation, entrambi gli scali montenegrini, quello della capitale Podgorica e quello turistico di Tivat sul litorale adriatico, sono per il momento posizionati sul gradino iniziale, nella fase di mappatura.

Era il 2008 quando durante l'assemblea annuale di Airports Council International, ACI Europe, venne formalizzato l'impegno degli aeroporti a ridurre le emissioni di CO2: una risoluzione sul cambiamento climatico avrebbe portato di lì a un anno a creare l'ACA, un sistema di certificazione in 7 livelli di merito che dagli iniziali 17 aderenti è passato agli attuali oltre 500 aeroporti accreditati .

Piccoli passi verso l'adesione

L'ingresso del Montenegro nel sistema di certificazione è collegato alla sua partecipazione al progetto transnazionale SOLAR , Sustainable reduction Of carbon footprint Level in program AiRports, che fra 2022 e 2023 ha coinvolto l'ente gestore montenegrino, gli aeroporti della Puglia, Sviluppo Italia Molise S.p.A e l'aviazione civile albanese in un percorso di scambio di buone pratiche per ridurre l'impatto ambientale ed energetico degli aeroporti.

Poco tempo prima, insieme all'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO), il Montenegro aveva adottato un piano d'azione e aderito al CORSIA (Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation), uno schema di riduzione delle emissioni di CO2 del traffico aereo: a partire dal 2020 le azioni a livello nazionale avrebbero compreso anche un coinvolgimento concreto di tutti i soggetti, campagne di sensibilizzazione, formazione e riconversione a diversi livelli.

Ma è con il progetto europeo SOLAR che l'autorità aeroportuale montenegrina ha affrontato per la prima volta “a terra” il tema dell'impronta ecologica e della riduzione delle emissioni di CO2. Già prima c'erano state analisi e riflessioni sul traffico aereo in generale; ora è l'aeroporto al centro del discorso.

Benché infatti l'impatto delle emissioni dovute ai motori degli aerei sia decisamente importante – e conti ad esempio per l'83% dei gas serra prodotti nello scalo di Podgorica – la possibilità di intaccare la produzione di CO2 e ridurre l'inquinamento dipende anche dalla gestione di tutta la catena di attività e servizi legata all'aeroporto.

Si parla di veicoli attivi in pista per scarico bagagli, movimento di scale e trasbordo passeggeri, e poi di distributori di carburante, generatori, pompe per l'acqua, strutture antincendio, oltre ai sistemi di riscaldamento e raffrescamento degli edifici, alla distribuzione di energia, allo smaltimento dei rifiuti nei terminal passeggeri, tra negozi e locali pubblici, e alla gestione del trasporto pubblico e privato per raggiungere e lasciare l'aeroporto.

Limare gli sprechi per una crescita sostenibile

I due anni di cooperazione con i partner italiani e albanesi di SOLAR hanno favorito la riflessione e portato ad un'analisi strategica che ha stimato le emissioni, ha mappato tutte le fonti e ha abbozzato proposte, rispettando una considerazione che vale anche come promessa: “L'aumento di passeggeri non dovrebbe portare ad un aumento delle emissioni”, si legge nel report finale.

“Dopo anni di azioni individuali per incidere sulla situazione in loco – ha detto durante uno degli incontri di progetto Miloš Janković, coordinatore di SOLAR per conto degli Aeroporti del Montenegro – la collaborazione con i partner italiani e albanesi ci permette di condividere buone pratiche e fare ulteriori progressi per gestire, ridurre e infine neutralizzare il nostro impatto ambientale”.

Con oltre 13mila tra decolli e atterraggi (dati riferiti al 2019, anno pre-pandemia), e un movimento di circa 1.300.000 passeggeri l'anno, l'aeroporto di Podgorica ha 471 dipendenti ed è a meno di 10 chilometri dalla capitale. I motori degli aerei sono responsabili di quasi 21 milioni di tonnellate di CO2, contro le poco più di 2500 delle auto di dipendenti e passeggeri. Il consumo energetico dell'aeroporto è responsabile di meno del 6% del totale, mentre solo lo 0,8% delle emissioni arriva dalle attività sulle piste di atterraggio e decollo.

Gli spazi di intervento sono quindi limitati, ma questo non ha scoraggiato i partner, che in questi due anni si sono concentrati su dettagli apparentemente ininfluenti ma impattanti a lungo termine. Come ad esempio il tempo medio di accensione in pista dei motori degli aerei, il cosiddetto taxi-in, l'intervallo tra atterraggio e spegnimento dei motori, e il taxi-out, quello tra avvio del motore e decollo. Questo tempo medio sulle piste di Podgorica ammonta a 10 minuti, e limare anche solo una manciata di secondi su ognuno degli oltre 13mila aerei in movimento ogni anno significherebbe risparmiare una consistente quantità di CO2.

Sempre in pista, si potrebbe intervenire anche sul tempo medio di accensione dell'unità ausiliaria APU, che attualmente è di 20 minuti: si tratta di un generatore autonomo che fornisce corrente elettrica e potenza quando i motori principali sono spenti e, quando il velivolo è parcheggiato lontano da alimentazioni di terra, permette di tenere attivo il sistema elettrico di bordo. Attualmente l'APU brucia combustibili da jet, mentre impiegare sistemi di terra che funzionino a elettricità prodotta con maggiore efficienza e meno consumo di CO2 farebbe ridurre le emissioni in questa fase fino al 40%.

Il valore della consapevolezza

Comparare i consumi a livelli assoluti rischia tuttavia di neutralizzare ogni entusiasmo, se si pensa che, sempre allo scalo di Podgorica, il consumo di diesel per la produzione di energia elettrica (1.624 litri) e per movimento terra (76.795), non ammonta che a poco più di un centesimo di quanto consumato dai motori degli aerei (6.616.340). Eppure, ai fini delle analisi, i montenegrini hanno stimato anche quanto consumato nel tragitto casa-aeroporto sia dai dipendenti (111.056 litri) sia dai passeggeri (1.297), tenendo conto del fatto che l'85% delle auto in Montenegro sono alimentate a diesel e che avendo in media 15 anni di vita arrivano a consumare 7 litri ogni 100 chilometri.

Per raggiungere l'aeroporto, tre quarti dei passeggeri usano la propria auto o il taxi; stessa proporzione dei dipendenti che usano l'auto, mentre solo 3 su 100 addetti vanno in autobus, poco più di quelli che raggiungono il posto di lavoro a piedi.

L'autorità aeroportuale montenegrina ha organizzato corsi di formazione per i dipendenti, per i soci e per rappresentanti delle parti interessate, quali le aziende di servizi e di fornitura merci, le compagnie aeree, di catering, e c'è stata anche una campagna di sensibilizzazione rivolta ai passeggeri. “La consapevolezza ambientale è importante – ha detto ad una riunione dei partner Božidar Pavlović, esponente di EcoEnergy Consulting, azienda montenegrina coinvolta in SOLAR – si tratta di una tendenza dettata non dalla moda ma dalla necessità. E la velocità con cui se ne comprenderà l'importanza avrà un impatto significativo sul futuro del pianeta”.

L'attenzione al cambiamento climatico è per il Montenegro legata a filo doppio al processo di adesione all'Unione Europea, considerato una priorità nazionale. Di qui il suo impegno per adeguare i propri standard legislativi ai requisiti in materia ambientale, per poter ad esempio in futuro partecipare pienamente all'EU ETS, il mercato europeo del carbonio, dove le emissioni di gas serra diventano moneta di scambio.

Anche l'Albania in SOLAR

Al progetto SOLAR finanziato dal programma Interreg di cooperazione territoriale ha partecipato anche l'autorità albanese per l'aviazione civile, che già da una decina d'anni si sta muovendo per migliorare l'efficienza energetica dei suoi scali. Il nuovo piano d'azione prevede studi di fattibilità per convertire gli impianti di riscaldamento da diesel a fonti rinnovabili e pompe di calore, coibentare gli edifici e costruirne di nuovi, installare accumulatori per i generatori, controllare la temperatura dell'aria condizionata, installare doppi vetri, porte girevoli, pellicole alle finestre, sostituire il parco veicoli in uso in aeroporto e promuovere il passaggio a veicoli meno inquinanti anche per i dipendenti, nonché favorire il trasporto pubblico, migliorare la gestione dei rifiuti e il riciclo.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Energy4Future" cofinanziato dall’Unione europea (Ue). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Energy4Future"


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