Mappa del Caucaso (giveawayboy /Flickr)

Mappa del Caucaso (giveawayboy/Flickr)

La sfida energetica tra il gasdotto Ue Nabucco e quello italo-russo South Stream. Le aspirazioni Nato della Georgia e i retroscena della guerra di agosto 2008. Ma anche le relazioni di Armenia e Azerbaijan con il vicino Iran

03/12/2010 -  Redazione OBC

Anche per questioni relative all'area caucasica, dalle comunicazioni rese pubbliche da Wikileaks emerge la preoccupazione americana per la vicinanza italo-russa e l'amicizia tra Berlusconi e Putin, ed in generale più conferme che vere sorprese. Ma emergono anche molti retroscena interessanti, in particolare per quanto riguarda gasdotti e il conflitto russo georgiano dell'agosto 2008.

Per quanto riguarda i gasdotti, il fatto che gli Stati Uniti preferissero Nabucco, (un gasdotto progettato per portare in Europa gas dal bacino del Caspio e dal medio-oriente senza passare dal suolo russo) a South Stream (gasdotto progettato da ENI e Gazprom che al contrario rafforzerebbe la dipendenza energetica europea dalla Russia), era cosa ben nota.

Non erano invece fino ad ora emersi sospetti come quelli espressi dai diplomatici georgiani nei confronti della leadership italiana. Secondo i file pubblicati, l’ambasciatore georgiano a Roma nel gennaio 2009 aveva riferito al suo omologo Usa Ronald Spogli, che “il suo governo ritiene che una percentuale sia stata promessa al premier italiano sui gasdotti, su ogni pipeline sviluppata da Gazprom ed Eni”. E ancora: “I nostri contatti”, scrive l'ambasciata Usa a Roma, “ sia nell'opposizione di centrosinistra Pd che nel Pdl hanno portato a conclusioni nefaste. Credono che Berlusconi e i suoi amici intimi si stiano approfittando personalmente e in maniera molto abile di molti degli accordi energetici tra l'Italia e la Russia”.

Pronta la replica del premier italiano, attualmente in Kazakistan: “Ho fatto solo gli interessi del Paese”.

La guerra in Georgia, "Roma vuole frenare la Nato"

La preoccupazione dei diplomatici americani per l’asse Berlusconi-Putin, emerge anche per quanto riguarda la guerra russo-gerogiana dell'agosto 2008. L’ex ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli accusa Roma di voler “frenare la Nato”. Annota con disappunto “l’opposizione italiana ad ogni dichiarazione di condanna della Russia”. E aggiunge: “il governo italiano sarà con ogni probabilità meno che utile in sede di Consiglio Nato. Ci aspettiamo che la Russia cerchi di sfruttare la relazione personale tra i due leader per spingere l'Italia e fare fallire gli sforzi per condannare le azioni di Mosca nelle sedi internazionali” (15 agosto 2008). Un altro cablo di quei giorni parte da Roma per Washington con il titolo: “Sfatare il mito dell’equilibrio italiano”. Nel testo tra l’altro viene evidenziato: “Come inizialmente previsto nei primi giorni del governo Berlusconi, la stretta relazione del governo italiano con la Russia potrebbe presto diventare un punto di frizione nei rapporti tra Stati Uniti e Italia, quanto al resto vicini".

In altri cablogrammi, l'ex ambasciatore Usa a Roma evidenzia il record di incontri bilaterali tra i due premier e che "durante la crisi georgiana le telefonate sono state quotidiane". Il diplomatico Usa nota con disappunto: “Il suo desiderio più impellente è di rimanere nelle grazie di Putin e ha spesso dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli erano state passate direttamente da Putin. Un esempio: nei giorni successivi alla crisi della Georgia, Berlusconi ha cominciato a dire che la Georgia era l'aggressore e che il governo della Georgia era responsabile per la morte di centinaia di civili nell'Ossezia del Sud”.

Tra le comunicazioni inviate da Roma a Washington si legge anche (novembre 2008) di “una conferenza stampa disastrosa nella quale, tra l'altro, il premier ha descritto l'allargamento della Nato, il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo e lo scudo missilistico come «provocazioni americane» alla Russia".

Georgia, dal Kosovo alla guerra in Ossezia

Rivelazioni di Wikileaks riguardanti la Georgia ed in particolare il conflitto in Ossezia del sud nell'agosto 2008 sono state fornite in anteprima al settimanale russo Russkij Reporter. Ad oggi però, nessun comunicato relativo all'ambasciata di Tbilisi è ancora disponibile sul sito ufficiale di Wikileaks.

Nel giugno 2007, l'ambasciatore americano in Georgia Burns incontra personalmente Saakashvili per confermare il sostegno Usa all’indipendenza del Kosovo: ma il leader georgiano si altera perché teme si apra un precedente per il suo Paese, visto il probabile appoggio russo alla regione separatista dell’Abkhazia. Per Saakashvili, il piano di Putin è “usare l’Abkhazia per distruggere la Georgia” riassume l’ambasciatore Usa a Tbilisi. Il presidente georgiano, prosegue la nota Usa, “ha indicato che, al contrario dell’Abkhazia, i russi hanno rinunciato a giocare la carta dell’Ossezia del Sud contro la Georgia. Putin gli ha detto che se ne frega dell’Ossezia del sud, purché la Georgia eviti un bagno di sangue e risolva silenziosamente il problema” separatista. Tempo 14 mesi e su questo fronte si aprirà il conflitto.

Ma gli occidentali lo sottovalutano. L’8 febbraio 2008 l’ambasciata Usa in Georgia manda un cablo rassicurante: “il governo di Tbilisi è sufficientemente impegnato nell’obiettivo di adesione alla Nato per rischiare di comprometterlo con un’azione militare”.

Per quanto riguarda il conflitto stesso, i giornali russi hanno subito utilizzato le parti in cui si sottolinea la responsabilità georgiana per l'inizio del conflitto in Ossezia, citando ad esempio le opinioni del generale polacco Franciszek Gągor secondo cui Saakashvili avrebbe “preso una decisione pessima impegnandosi in Sud Ossezia facendo così il gioco della Russia”. Altre parti pubblicate del dossier pubblicato da Russkij Reporter confermerebbero però la versione ufficiale georgiana: “Tutte le prove disponibili sostengono le dichiarazioni di Saakashvili secondo cui questo conflitto non era nelle intenzioni della Georgia. Alcuni dei principali ufficiali georgiani che avrebbero dovuto occuparsi di un attacco sull'Ossezia del Sud erano in vacanza”.

Azerbaijan

Se la Georgia fa la parte del leone nei cablo per il Dipartimento di Stato Usa finora resi noti, trovano spazio anche altri Stati caucasici. I funzionari Usa riferiscono informazioni sulle opinioni positive di Aliyev verso il presidente Medvedev ("un intellettuale moderno, di nuova generazione”), circondato però da persone su cui non ha controllo.

“Sono stato personalmente testimone di casi in cui decisioni prese da Medvedev hanno avuto bisogno di ulteriore approvazione prima che fossero applicate”, avrebbe raccontato il presidente Alyev ai diplomatici nordamericani, riferendosi al ruolo tuttora ineludibile del premier Putin.

Nessun clamore ma una richiesta esplicita sarebbe infine partita dai nordamericani verso i vertici di Baku per la scarcerazione dei due blogger azeri arrestati l'anno scorso. In gioco, la possibilità di rafforzare nella comunità internazionale l'idea di un Azerbaijan tollerante, più aperto in termini di diritti umani e democrazia. “Penso che questo si possa fare” avrebbe risposto un insolitamente remissivo presidente azero, “non avevo intenzione di fare del male a nessuno”. Un’ammissione che, per gli osservatori, equivale a confermare le motivazioni politiche dietro dell’arresto dei due attivisti (Osservatorio dedicherà alla questione un approfondimento).

Buoni rapporti formali di vicinato, ma un’agenda riservata decisa ad arginare la minaccia iraniana. Analogamente a diversi emirati del Golfo Persico, secondo le note rese pubbliche da Wikileaks anche l’Azerbaijan avrebbe confidato ai diplomatici Usa che “nonostante le relazioni pubbliche con Teheran siano normali, la sostanza è ben differente”. I vertici di Baku si sarebbero mostrati favorevoli a ulteriori sanzioni economiche alla repubblica islamica, per mettere fine all’influenza sciita sul proprio territorio, definita come “una serie di provocazioni da parte iraniana sul suolo azero, in particolare col finanziamento di eventi religiosi”.

Armenia accusata di esportare armi in Iran

Wikileaks mostra il retroscena diplomatico anche di un altro Stato del Caucaso del Sud, protagonista di politiche multivettoriali, sia con i suoi vicini che con le grandi potenze Usa e russa. Nel 2008 il vice-segretario di Stato nordamericano John Negroponte avrebbe infatti accusato l'Armenia di aver esportato illegalmente in Iran “mitragliatrici e missili”, minacciando sanzioni contro Yerevan. Il governo armeno ha smentito i cablo pubblicati da Wikileaks, dichiarando a propria difesa che gli Usa non hanno mai applicato sanzioni contro l'Armenia né rivolto mai pubbliche accuse al Paese su questi temi.

Alcool, danze e dollari alle nozze caucasiche

Tra i resoconti riservati finora resi noti riguardanti il Caucaso del nord, è particolarmente interessante il racconto dai tratti etnografici di un “matrimonio caucasico” compilato da addetti diplomatici americani. In questo testo si raccontano infatti molto dettagliatamente tutti gli aspetti del matrimonio del figlio di un ministro daghestano, tra ville, diffusa presenza di bevande alcooliche (non scontata in occasione la celebrazione di un matrimonio musulmano), cibi in abbondanza e danze. Si racconta anche di come il presidente ceceno Ramzan Kadyrov avrebbe “danzato goffamente con la sua pistola placcata d'oro infilata nei jeans”, e di come lui ed altri ospiti avrebbe gettato sopra ai danzatori manciate di banconote da 100 dollari o da 1000 rubli.


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