TOL

I crimini di guerra sono stati elementi fondanti della nascita di alcuni Stati, Entità, Province risultate dalla disgregazione della ex Jugoslavia. Questo non dovrebbe impedire loro di normalizzare le proprie relazioni. Un editoriale tratto da TOL

20/05/2005 -  Anonymous User

TOL
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
Un'ondata veemente, ma prevedibile, di reazioni è stata causata la scorsa settimana in Croazia dalle notizie provenienti dall'Aja. Quando la notizia che la Procuratrice generale del Tribunale dell'Aja aveva richiesto di allargare l'incriminazione a carico di due generali croati coinvolgendo nell'accusa di "impresa criminale" un migliaio di altri ufficiali ha raggiunto Zagabria le associazioni dei veterani, la gente comune e i politici appartenenti all'intero spettro parlamentare hanno definito la mossa come inaccettabile.

L'incriminazione redatta da Carla del Ponte riguarda l'operazione "Oluja", Tempesta, realizzata dalle forze croate nell'agosto del 1995.

I critici accusano il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY) di tentare di criminalizzare un'operazione militare che la maggior parte dei croati vede non solo come un'azione legittima per liberare territori occupati ma anche come eroica. Florence Hartmann, portavoce della Procuratrice generale, ha negato che l'allargamento dell'incriminazione sia volta ad una condanna dell'operazione Tempesta nel suo complesso. Ha comunque confermato che la procura ha il compito di chiarire che alcune delle atrocità realizzate durante l'operazione Tempesta erano state premeditate.

Ma queste argomentazioni non convincono la Croazia, un Paese che si prepara a celebrare il decimo anniversario di un'operazione militare che occupa un ruolo centrale nella mitologia della genesi della nazione. Probabilmente non si sbaglia quando si afferma che il Primo ministro ha ben interpretato il comune sentire della nazione affermando che i piani della procura generale dell'Aja "superato il limite".

"L'operazione Tempesta è stata un'azione brillante e storica dell'esercito e della polizia della quale possiamo andare fieri, operazione che ha liberato parti cruciali della Croazia che erano occupate dai serbi", ha affermato Sanader.

La Procuratrice generale Carla del Ponte ha sottoposto l'incriminazione allargata nei confronti dei generali Ivan Cermak e Mladen Markac all'approvazione della corte il 6 maggio. La mossa è conseguenza della richiesta dei giudici ai pubblici ministeri di chiarire chi fossero esattamente i membri dell' "impresa criminale" che i procuratori accusano di aver concepito e portato a termine l'espulsione della comunità serba dalla Croazia. Quasi l'intera popolazione della regione della Krajna, controllata dai serbi - si stima 150.000 persone - fuggì dalla Croazia durante l'operazione Tempesta.

Partecipi a quest' "impresa criminale" sono considerati anche l'ex Presidente della Croazia Franjo Tudjman e l'ex Ministro della difesa Gojko Susak, ma anche il generale Ante Gotovina, attualmente latitante. L'emendamento all'incriminazione aggiunge due altri ufficiali, ora defunti, il generale Janko Bobetko e Zvonimir Cervenko e membri del Ministero croato della difesa e di quello degli interni, dell'HDZ allora al potere e funzionari locali. Anche se questi ultimi vengono citati come partecipi dell'impresa criminale, nel caso in cui gli emendamenti all'atto di accusa vengano accettati dalla corte, non verranno giudicati dal Tribunale dell'Aja. I procuratori si augurano invece che, come previsto nella strategia di ridimensionamento del Tribunale dell'Aja, siano le corti locali a portare avanti le incriminazioni nei confronti degli ufficiali di più basso livello. Il Tribunale dell'Aja prevede di completare tutti i processi entro il 2010.

Ma non sono forse le reazioni di Zagabria della scorsa settimana un po' sorprendenti dato che la procura dell'ICTY già molto tempo fa aveva chiarito come anche lo stesso "padre della nazione", Tudjman, sarebbe stato incriminato se non fosse morto? Già in tutte le incriminazioni relative all'operazione Tempesta non c'erano forse state descrizioni di quanto accaduto che Zagabria aveva già più volte contestato? Non è forse vero che tutti i governi croati, come gran parte del resto dei partiti d'opposizione, si sono sempre opposti all'interpretazione del Tribunale, come del resto di gran parte del mondo, che vedeva quale uno degli scopi dell'operazione Tempesta quello dell'espulsione dei serbi locali? E forse non ha forse la procura sempre risposto che il suo punto di vista non metteva in discussione la legittimità dell'operazione di per se stessa? Soprattutto, non si sono stancati i croati di discutere con il resto del mondo in merito all'operazione Tempesta?

La ragione principale del perché i croati non si sono stancati e probabilmente non si stancheranno nemmeno in futuro di questo gioco è l'enorme investimento emotivo fatto in merito ad una Croazia indipendente. Ovviamente molti hanno anche subito lutti familiari. Ma anche coloro i quali non li hanno subiti, hanno partecipato al dramma, almeno come spettatori molto coinvolti le cui urla di incoraggiamento hanno condizionato l'azione sul campo. E' stato un dramma nel quale erano protagonisti ed è un dramma che rivive tutt'ora.

E' stato anche un dramma dal quale è nato il mondo nel quale vivono anche ora, un modo nel quale sono senza dubbio i principali portatori di interesse. E' vero che non sono in molti ad essere entusiasti delle condizioni della Croazia attuale ma ciononostante pochi sono pronti a tollerare il dipingere il percorso della Croazia verso l'indipendenza di tonalità negative, in particolare perché sono stati loro stessi i protagonisti di questo percorso.

Altri elementi che terranno vivo il dibattito su questa questione specifica hanno a che fare con le contraddizioni intrinseche ad ogni tentativo giuridico, politico o sociale di affrontare il recente passato della regione. I politici croati hanno colpito nel cuore del problema la scorsa settimana affermando che l'allargamento dell'incriminazione nei confronti di Markac e Cermak potesse far sembrare che la Croazia fosse uno Stato nato sui crimini di guerra. Una questione, quest'ultima, che un certo numero di Stati, Entità e Province nate dalla dissoluzione della Yugoslavia dovranno affrontare nei prossimi decenni. Messo in modo semplice, si potrebbe facilmente argomentare che i crimini di guerra siano parte integrante della loro genesi.

Alcune Entità politiche sono state letteralmente rese possibili dai crimini di guerra. Questo è vero soprattutto per la Republika Srpska, l'Entità serba della Bosnia è nata infatti grazie alla sistematica pulizia etnica nei confronti delle comunità bosgnacche e croate. Metodi simili hanno contribuito alla nascita della Herceg Bosna, l'entità croato-bosniaca degli anni della guerra costituita da pezzetti di territorio svuotati di bosgnacchi e serbi. E lo stesso accadde per la Repubblica serba della Krajina - l'entità spazzata via dalla Tempesta - che era stata ripulita della maggior parte dei croati.

Le caratteristiche di altri stati e territori dei nostri giorni sono state modellate radicalmente da crimini di guerra, anche se la loro esistenza è da collocarsi precedentemente a quei crimini. La maggior parte del tessuto etnico e sociale del Kosovo attuale è stato costruito successivamente all'intervento NATO del 1999, grazie a campagne organizzate d'uccisioni e violenze che avevano l'obiettivo di cacciare via i serbi, i rom e le altre minoranze. E' anche giusto ricordare che quelle campagne erano almeno in parte conseguenza dei crimini di guerra commessi dal regime di Milosevic nella campagna del 1998-99 contro l'Esercito di liberazione del Kosovo (UCK).

Anche se non vi sono prove che dimostrano che la leadership bosgnacca avesse programmato azioni di massa di pulizia etnica nei territori a maggioranza bosgnacca della Bosnia i numerosi crimini di guerra commessi, nonostante siano stati comparativamente di una magnitudo inferiore, senza dubbio contribuirono alla fuga di serbi e croati da questi territori durante la guerra del 1992-95.

Mentre la Croazia è un Paese creato secoli fa che avrebbe continuato ad esistere con o senza i crimini di guerra, il suo carattere interno è stato profondamente modificato dai crimini di guerra, o, più precisamente, da politiche che si è potuto implementare solo grazie ai crimini di guerra. Tudjman ed i suoi aiutanti non hanno mai creduto in una Croazia indipendente dove la comunità croata e quella serba, che prima della guerra costituivano circa il 12% della popolazione, potessero coesistere pacificamente.

Tudjman ha frequentemente chiarito in pubblico questa sua posizione. Una delle prime mosse che ha fatto dopo aver guadagnato il potere nel 1990 è stata sbarazzarsi della clausola costituzionale che riconosceva la comunità serba come elemento costituente della Repubblica. Tudjman vedeva l'influenza, i numeri, la distribuzione geografica dei serbi in Croazia semplicemente come ostacolo all'indipendenza ed ha lasciato un sorprendente numero di prove in merito a cosa intendeva fare. La procura dell'Aja riuscirebbe in modo molte facile a dimostrare che Tudjman ed i suoi molti collaboratori intendevano l'operazione Tempesta come un modo per buttar fuori dal Paese i civili serbi. Tra le altre cose Tudjman ha video-registrato molti incontri durante i quali si discussero questi piani. Quando con l'operazione Tempesta si raggiunse ciò che Tudjman intendeva quale sua missione storica, ha dichiarato ai suoi generali: "Abbiamo risolto la questione serba. Non vi sarà più il 12% di serbi ... come in passato. Il 3 o 5% di loro non costituiranno un pericolo per lo Stato croato".

Ciò che rende tutto questo complicato è che, parlando in modo spiccio, la visione di Tudjman dei serbi di Croazia come ostacolo all'indipendenza non era sbagliata. Quasi tutti loro naturalmente preferivano rimanere nella Jugoslavia. Nei primi anni '90 Tudjman avrà temuto che i serbi assieme a quei croati che nella Jugoslavia non stavano così male avrebbero potuto rendere il suo sogno irrealizzabile. Ciò che però ha reso più semplice la sua posizione è stata la posizione di molti serbi in Croazia ed altrove che hanno tentato di anticipare i piani di indipendenza di Tudjman creando la Repubblica serba di Krajna. In altre parole, una Croazia multietnica ed armoniosa non è mai stata invocata da nessuno che avesse un po' d'influenza. Dalla prospettiva di Tudjman e dei suoi oppositori serbi, la sola Croazia indipendente possibile sembrava essere una Croazia con un numero radicalmente ridotto di serbi e con quasi tutti i serbi cacciati via dalle posizioni più influenti.

Convincere i traumatizzati serbi di Krajina a fuggire dalla Croazia nel 1995 non è stato così difficile, ma nonostante questo sono servite una serie di azioni attentamente pianificate, tutte risultate in crimini atroci che il diritto internazionale classifica come crimini di guerra. Ma questo significa che la Croazia è uno Stato nato sui crimini di guerra, come molti croati affermano ritenga la procura dell'Aja? E, nel caso fosse così, si può dire lo stesso per gli altri della regione? Si può inoltre argomentare che molte comunità dei Balcani vivono nella negazione del loro stesso passato? E si può credere al Tribunale dell'Aja quando afferma che le incriminazioni non incrinano la legittimità dell'operazione Tempesta pur proponendosi di dimostrare che alla base di quest'ultima vi siano stato crimini di guerra prima pianificati e poi realizzati?

Si può facilmente dare facile risposta a queste domande, semplicemente perché è del tutto ovvio che molte delle attuali caratteristiche della regione siano state modellate da crimini di guerra e che molti dei protagonisti e degli agitatori degli anni '90 erano effettivamente dei criminali di guerra. Ma è altrettanto ovvio che una risposta così semplicistica non serve a nessuno. Infatti risposte appropriate implicano complessità e probabilmente risulteranno migliori se "cucinate" a freddo da buoni storici.

Questo non significa che il Tribunale dell'Aja non debba preoccuparsi di ragionare su queste questioni. La corte si occupa d responsabilità criminali individuali e non dovrebbe esitare ad individuare questa responsabilità ad ogni livello possibile, noncurante di come questi atti vengano visti in merito alle fondamenta di uno o dell'altro Stato e entità e senza badare se le incriminazioni o i verdetti vadano a ferire le diverse sensibilità patriottiche o addirittura vadano a rafforzare gli estremisti, come argomentato da molti analisti in merito alle proposte di allargamento dell'incriminazione Markac-Cermak.

Ma l'ICTY non avrà l'ultima parola nella ricerca in corso della regione verso un significato da dare al suo recente passato, nonostante le sue sentenze potrebbero avere effetto sul modo di pensare nella regione. La verità è comunque che i politici, gli accademici e la gente comune difficilmente inizieranno a concordare nel futuro prossimo sulle grandi questioni degli anni '90. Questo non dovrebbe però impedirli dal normalizzare profondamente le loro relazioni. Se vi sarà sufficiente volontà, innanzitutto volontà politica, queste questioni possono essere superate senza necessariamente essere risolte. Le comunità dei Balcani dovrebbero guardare a molti altri esempi europei di buoni vicini che hanno imparato a vivere felicemente nonostante i propri punti di vista radicalmente divisi su vicende storiche non troppo distanti nel tempo. In altre parole le comunità dei Balcani dovrebbero essere incoraggiate ad iniziare a vedere i loro disaccordi ed i loro punti di vista differenti come dati di fatto, come fatti della vita sui quali, nonostante siano controversi, non si deve insistere.

I politici hanno a questo proposito responsabilità ben precise. Non dovrebbero politicizzare queste questioni, nonostante questo possa attrarre per i possibili guadagni che se ne ricaverebbero. Se vi sono pochi dubbi sul fatto che le dichiarazioni di Sanader e molti altri politici in merito alla proposta di allargamento dell'incriminazione siano sincere, si è avuta anche l'impressione che questi ultimi abbiano visto le notizie provenienti dall'Aja come una palla perfetta da calciare nella porta avversaria alla vigilia delle elezioni amministrative tenutesi poi la scorsa settimana. Ma questo non sembra aver affatto influenzato il risultato elettorale. Come ci si aspettava, è emerso un generale calo dei voti per l'HDZ di Sanader e qualche guadagno per i partiti di centro-sinistra.


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