Quindicesima edizione per il Film Festival di Sarajevo, ormai tra i festival più noti d'Europa è diventato un cuore del cinema e "Heart of Sarajevo" è il nome del premio annuale per il miglior film del sud est Europa

13/08/2009 -  Nicola Falcinella

Quindici anni fu un miracolo. Un festival di cinema negli ultimi mesi dell'assedio, come segno di resistenza alla barbarie. Negli anni il miracolo si è ripetuto e in un certo modo rafforzato: Sarajevo non è solo uno dei luoghi più esotici che ospita una rassegna cinematografica ma un cuore del cinema. "Heart of Sarajevo" è il nome del premio assegnato annualmente al miglior film del sudest Europa e non a caso. Nel mezzo dell'estate, stretto tra Locarno (con il quale questa volta si sovrappone in parte) e Venezia, chiama a raccolta cineasti, critici, addetti ai lavori e appassionati da tutta l'area e non solo. Per nove giorni (dal 12 al 20 agosto) un punto privilegiato per vedere le novità ma anche per incontrare persone.

Arte e star per una volta vanno di pari passo, da una parte si scoprono o si valorizzano i talenti, dall'altra si cercano i nomi che danno visibilità. Per questa edizione in testa alla seconda categoria ci sono Darren Aronofsky e Mickey Rourke, regista e interprete di "The Wrestler", film di chiusura della manifestazione e Leone d'oro un anno fa a Venezia. Per l'apertura è stato scelto il romeno collettivo "Tales from the Golden Age" di Hanno Hofer, Razvan Marculescu, Constantin Popescu, Ioana Uricaru e Cristian Mungiu. La Palma d'oro per "4 mesi, 3 settimane, 2 giorni" ha sceneggiato e prodotto l'operazione e girato l'ultimo episodio, il più bello, con una famiglia che in un condominio popolare cerca di uccidere con il gas un maiale senza farsi scoprire dai vicini con esito tragicomico.

Dal Festival di Cannes del maggio scorso arriva poi la Palma d'oro "Il nastro bianco" dell'austriaco Michael Haneke e, inserito nella sezione In Focus, "Police, adjective" dell'altro romeno Corneliu Porumboiu. Parla di Balcani e dei processi dell'Aja "Storm - Tempesta" di Hans Christian Schmidt, che al festival di Berlino aveva ricevuto il premio Amnesty, il premio degli esercenti di cinema d'arte e quello dei lettori del Berliner Morgenpost. La sua protagonista Anamaria Marinca sarà in giuria al fianco dell'attrice serba Mirjana Karanović e del regista ungherese Benedek Fliegauf.

Ancora il festival ospita una retrospettiva del cinese Jia Zhang-Ke, autore di "Platform", "Still Life" e "24 Cities". Il pubblico del festival potrà vedere la sorpresa uruguagia "Gigante", il messicano "Parque via", l'irano-americano "Goodbye Solo" e lo scozzese "Fish Tank" di Andrea Arnold oltre a "Stories on Human Rights".

Il motivo d'interesse maggiore, oltre al Cinelink che mette sceneggiatori e registi di fronte ai produttori per provare a finanziare i film che verranno, è il concorso. Dieci titoli in corsa per i premi. Attesa l'opera prima "First of All, Felicia" dello sceneggiatore romeno Răzvan Rădulescu e Melissa de Raaf. Poi "Slovenian Girl" dello sloveno Damjan Kozole, "Autumn in My Street" del serbo Miloš Pušić, "The Blacks" dei croati Goran Dević e Zvonimir Jurić, "Donkey" di Antonio Nuić e "Transmission" di Roland Varnik insieme al vincitore di Un Certain Regard 2009 il greco "Dogtooth" di Yorgos Lanthimos, "Eastern Plays" del bulgaro Kamen Kalev, "Men on the Bridge" della turca Asli Özge (già in concorso nei giorni scorsi al Festival di Locarno) e il duro "Ordinary People" dell'esordiente serbo Vladimir Perišić che è già stato nella Semaine de la critique a Cannes. Fuori concorso anche il bel documentario "Mostar United" di Claudia Tosi.

Per informazioni www.sff.ba.


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