Una ricerca su fattori storici e contingenze politiche che hanno portato alla presente forma di democrazia nel Caucaso Meridionale. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

06/08/2007 -  Anonymous User

A cura di Marilisa Lorusso

L'analisi parte dalla ricostruzione della fonte e del metodo di esercizio del diritto nel sistema zarista, in quello sovietico e in quello occidentale. A questi modelli, confluiti nella percezione di stato e potere nella regione, si associano le attuali teorie di esportazione del modello democratico e di importabilità delle procedure e dei valori. Sono in particolare questi ultimi che caratterizzano la democrazia locale, nata e dominata da spinte nazionalistiche che presentano pruriginose criticità con il modello ufficialmente adottato.

Partendo dal periodo zarista, si tratteggia la forma di governo e la scarsa ripartizione del potere, nonché il paternalismo come collante sociale e sostituzione del criterio di rappresentanza. Con l'avvento della democrazia socialista cambiano i termini, i principi e i protagonisti del potere, ma non il metodo di esercizio. Al sistema di valori della Santa Madre Russia -religione, tradizione, monarchia- si sostituisce quello dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, che pone al proprio centro il perseguimento dell'edificazione del comunismo e del consolidamento dello Stato-apparato, tutore della legalità socialista. Lo studio dei principi e della prassi rivela la spaccatura fra costituzione materiale e formale che rimarrà un'abitudine mentale radicata nei cittadini sovietici.

Il modello occidentale di democrazia pluralistica e liberale è quello di riferimento per le nuove democrazie de-sovietizzate. Fonte del diritto è in esso il cittadino, dalle cui esigenze e bisogni promanano le leggi e verso cui lo Stato è responsabile. Un sistema universale dei diritti umani vigila e condiziona il diritto delle singole nazioni. Le democrazie occidentali sono, però, diverse fra loro, si distaccano dal modello ideale con diversi gradi, ponendosi su una linea di continuum che va dalla quasi assenza di democrazia a quella di piena democrazia. Sulla stessa linea si collocano anche gli Stati di recente democratizzazione, che hanno adottato procedure che in teoria permettono loro di definirsi piene democrazie. Ma l'inadeguatezza di tali meccanismi nel rispecchiare e modificare la prassi locale condanna la società a ritrovarsi in una nuova crisi di rappresentatività, incoerenza e stagnazione, che ha perso i connotati iniziali di transizione per divenire uno stato permanente di dissociazione fra l'identità politica ufficiale del paese e quella ufficiosa, fra gli strumenti formalizzati di divisione, accesso, esercizio del potere e quelli concretamente utilizzati.

Il marcatore di identità delle repubbliche caucasiche è il nazionalismo, inteso non come entità astratta e aspetto culturale ma come agente politico manipolabile. Le costituzioni non ne riconoscono il ruolo di motore della società, ma, di fatto, la legislazione e la propaganda ne incrementano la funzione. Se esso sia compatibile con il sistema di valori universali cui la democrazia fa riferimento è tema di studi particolareggiati, e se ne offre una rapida panoramica, mantenendo come assioma che la democrazia è tale solo se rappresentativa, che il modello democratico ha degli ampi margini di flessibilità, tanto da poter parlare di democrazie più che si democrazia, ma che ci sono requisiti e parametri oltre i quali essa non è più tale.

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