Società civile

La religione e la società serba

26/12/2001 -  Anonymous User

Il controverso ruolo della chiesa ortodossa serba durante gli anni del conflitto nella ex Jugoslavia è ancora oggetto di dibatitto e di incertezze.
'The conclusion is that the church has followed in the footsteps of the entire Serbian society'

Religione e società in Croazia

25/12/2001 -  Anonymous User

Con la perdita - possibilità da non escludersi - della partecipazione al potere politico delle forze leali alla Chiesa, le ambizioni di costituire un'egemonia spirituale diverrebbero irraggiungibili

Religione e politica in Bosnia-Erzegovina

24/12/2001 -  Dario Terzić Mostar

Oggi si deve dimenticare e perdonare, proprio come Dio ci insegna. Lo stesso Dio in nome del quale in tutti questi anni difficili e violenti si uccideva, con grande facilità.

La Serbia e la lotta alla corruzione

19/12/2001 -  Anonymous User

Conferenza stampa a Nis di Transparency International, organizzazione non governativa internazionale che si occupa di lotta alla corruzione.

Croazia: dimostranti nonviolenti attaccati da gruppi nazionalisti

18/12/2001 -  Anonymous User

E' accaduto a Sunj, cittadina della Krajna croata. I commenti di alcuni giornalisti: è tremendo che questi gruppi estremisti identifichino il patriottismo con l'odio etnico, il razzismo e la violenza.

No-global, New-global e Balcani

17/12/2001 -  Anonymous User

A Kraljevo un seminario su "Globalizzazione e Balcani". Promotori il network italiano a sostegno dell'ADL di Nis e l'associazione giovanile DRK. Per parlare nei Balcani di globalizzazione e per non dimenticare i Balcani parlando di globalizzazione.

The standard of life in Serbia

13/12/2001 -  Anonymous User

Uno sguardo alle condizioni di vita dei cittadini della Serbia: differenze tra Sud e Nord del paese, alto costo della vita e bassi salari, la fiacchezza del governo e i numerosi scioperi in atto, anticipazioni di un bollente inverno nel cuore dei Balcani.

Elezioni anticipate in Serbia?

12/12/2001 -  Luka Zanoni

Con la crisi di governo il DSS di Kostunica avanza la richiesta di elezioni anticipate.

Sogno o realtà? La società civile in Ex Jugoslavia

10/12/2001 -  Anonymous User

A che punto è la società civile nei Balcani? Un dossier sull'operato delle ONG locali e internazionali curato dai nostri corrispondenti.

I cento passi a Belgrado

08/12/2001 -  Anonymous User

Proiettato il film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana a Belgrado. Con grande successo di pubblico.

Il terzo settore in Serbia

08/12/2001 -  Ada Soštarić Belgrado

La nostra corrispondente ci informa dei problemi che incontrano le ONG locali, soffermandosi sulla disputa, riguardante i finanziamenti, tra Radio Index e l'Associazione dei media elettronici indipendenti. Chiude il testo una nota informativa sul Centro per lo sviluppo del settore non-profit di Belgrado. Testo in inglese.

Politically uncorrect: i libri di testo in Bosnia Erzegovina

07/12/2001 -  Anonymous User

Il ministro dell'educazione della Republika Srpska denucia il persistere di libri di testo adottati in Federazione con contenuti offensivi nei confronti della comunità serba. Ma anche la RS non se la passa meglio.

Il terzo settore in Republika Srpska (BiH)

07/12/2001 -  Anonymous User

Dal nostro corrispondente da Banja Luka (Republika Srpska, BiH) un'intervista con il direttore del "Centro per le Iniziative Civili", Igor Stojanovic. L'intervista offre alcuni spunti per una riflessione sul ruolo e l'impegno delle organizzazioni non governative in Bosnia-Ervegovina, rispondendo alle domande riguardanti il potere delle ONG nella costruzione della società civile, la visibilità delle ONG stesse, le difficoltà nell'accedere ai finanziamenti ed infine l'osservazione dei processi politici in atto nel paese. Testo in inglese.

Venezia: l'Osservatorio al Salone dell'editoria di pace

06/12/2001 -  Anonymous User

L'Osservatorio sui Balcani parteciperà sabato e domenica al primo Salone dell'editoria di pace. Un modo per incontrarci e conoscerci da vicino.

Umanitarismo tra business e turismo

30/11/2001 -  Anonymous User

Luci ed ombre della presenza internazionale a Mostar. Una città che a sei anni dalla fine della guerra resta ancora profondamente divisa.

Protocollo d'intesa tra Peace Games - UISP ed Osservatorio sui Balcani

29/11/2001 -  Anonymous User

L'Osservatorio sui Balcani si propone come centro di ricerca e riflessione che possa favorire l'azione sul campo nel sud est Europa. Per questo sono di fondamentale importanza le collaborazioni con i soggetti che operano sul campo.

La città di Nis ed i disabili

28/11/2001 -  Anonymous User

Promossi nel sud della Serbia alcuni progetti per iniziare a parlare di disabili.

Riesumazioni e ritorni

27/11/2001 -  Davide Sighele

Ritornano le minoranze e cominciano a vivere nuovamente luoghi che per anni erano rimasti abbandonati. E così riemergono i corpi ed i crimini della pulizia etnica. Il difficile ritorno alla normalità in Bosnia Erzegovina.

Bosnia Erzegovina: media in transizione

14/11/2001 -  Anonymous User

"La Bosnia Erzegovina è un paese ancora in transizione": questa è una frase usata spesso per aprire molti ragionamenti sulla situazione odierna del paese. Parlando della situazione dei mass media bosniaci forse la frase è ancor più vera e la transizione è più visibile che in altri settori della vita civile.
Ma per arrivare a descrivere la situazione attuale dobbiamo fare alcuni passi indietro e capire com'era la situazione prima della guerra.

Il sistema radio-televisivo prima e durante la guerra

In questo paese "sui Balcani montuosi" (con le parole della poetessa Desanka Maksimovic) prima della guerra tutto era ben diverso. C'era ancora il socialismo, o almeno i suoi ultimi respiri. La proprietà dei media non era statale, ma come si diceva allora "collettiva". Si trattava del famoso sistema dell'autogestione, che consisteva nella gestione delle imprese da parte degli stessi operai. O almeno così era sulla carta, e si diceva che la cosa funzionava. Come funzionasse, era un po' difficile da capire... Comunque sia, già all'inizio degli anni novanta, con i primi cambiamenti democratici nella Federazionejugoslava, nascono alcuni media privati: si tratta soprattutto di radio e televisioni locali. La prima televisione privata, ufficialmente registrata nella Jugoslavia di allora, è una piccola emittente locale di Mostar, "TV AS". Stiamo parlando del dicembre del 1990, periodo in cui inizia la prima timida apparizione di media indipendenti. Si parla anche della privatizzazione dei canali ufficiali, ma tutto resta nel vago. Arriva infatti la guerra, e tutto si blocca.
Con l'inizio della guerra le trasmissioni dei media indipendenti vengono sospese, perché la legge marziale lo imponeva. Continuano a funzionare i canali ufficiali, che nel frattempo non sono più di proprietà "collettiva", ma si triplicano perché ogni gruppo nazionale dà vita ad un proprio stato. La televisione BiH, essendo situata a Sarajevo, passa sotto controllo della Repubblica Indipendente di Bosnia Erzegovina, mentre le componenti serba e croata fondano entrambe propri media elettronici: rispettivamente RTV Republika Srpska e Radio Herzeg-Bosna.

La carta stampata

Per illustrare la "transizione" del sistema dei periodici e dei quotidiani, possiamo prendere ad esempio il famoso caso di Oslobodjenje. Allora, cioè al tempo dell'autogestione, esistevano le cosiddette SOUR - organizzazioni unite del lavoro - cioè conglomerati di più imprese sotto una stessa proprietà. Ad esempio il gruppo Oslobodjenje, a parte il famoso quotidiano, aveva al suo interno varie riviste, tra cui una sportiva, una per donne, due magazine sportivi, uno politico - Svijet, e inoltre giornalini per ragazzi, una tipografia - OKO, un'agenzia per la distribuzione - Opressa, etc... Iniziata la guerra il grande palazzo dell'impresa Oslobodjenje viene distrutto e diventa subito un simbolo della guerra per la verità bosniaca. Le redazioni del gruppo si disperdono nella città, e piano piano rimangono solo il quotidiano Oslobodjenje e la tipografia OKO. Ma si tratta ormai di due organizzazioni praticamente distinte e, al termine della guerra, si comincia a parlare della loro privatizzazione. Inizialmente è lo stesso direttore del gruppo Oslobodjenje, Salko Hasanefendic, a voler comprarsi il giornale e cambiargli linea politica, ormai nota per la sua indipendenza. Ma il personale inizia uno sciopero e la privatizzazione viene sospesa. Nel frattempo la tipografia OKO annega ormai nei debiti e ha come soluzioni solo la bancarotta o la vendita. Tra i maggiori debitori di OKO c'è proprio il quotidiano Oslobodjenje, che, a causa dei suoi problemi economici, da tempo non riesce a pagare la tipografia. OKO viene messa perciò in vendita e la compra il giornale oggi più letto in Bosnia, Dnevni Avaz, o meglio il suo proprietario, Fahrudin Radonjcic. Si dice che all'inizio della sua attività, cioè cinque anni fa, Radonjcic fondò il giornale con il grande supporto del partito SDA, ma che oggi avrebbe cambiato gioco e si sarebbe messo dalla parte del nuovo governo di sinistra. Si tratta in ogni caso di un imprenditore che la sa lunga e l'acquisto da parte sua della tipografia OKO ha suscitato molto scalpore nell'intero paese. Lo stesso Alto Rappresentante per la BiH, Wolfgang Petrisch, ha dichiarato che l'acquisto poteva comportare un monopolio di fatto assoluto nel settore della stampa per Radonjcic.

Non meno interessante è la storia di un altro organo di stampa, il Vecernje novine, prima della guerra il quotidiano più letto in Bosnia. Il giornale sopravvive alla guerra finanziandosi con fondi della Regione di Sarajevo, cioè dell'attuale Cantone. Poi arriva la privatizzazione. A comprare Vecernje novine è un imprenditore bosniaco - Irfan Ljevakovic - disposto a saldare i debiti che il giornale aveva accumulato verso la tipografia OKO e verso altri. Con il nuovo proprietario, il giornale cambia nome in "Jutarnje novine", pur rimanendo erede del Vecernje novine. Si ricomincia da zero e pare che il giornale riesca a riprendersi, ma una sgradevole scoperta attende il nuovo proprietario. In passato, il Vecernje novine aveva organizzato una specie di lotteria, attraverso la vendita di biglietti gratta e vinci. La tipografia slovena che aveva stampato i biglietti si era sbagliata, lasciandone in circolazione un certo numero il cui valore risultava scoperto. Successo quello che è successo, oggi i lettori del giornale stanno ancora aspettando che il giornale paghi i premi vinti. E si tratta di una somma per nulla irrisoria: più di un milione di marchi tedeschi. Appena colta la situazione, Ljevakovic cambia idea e decide di ritirarsi con il capitale investito, ma troppo tardi per uscirne indenne. Il caso infatti finisce in tribunale.
Rispetto ad altri quotidiani della Bosnia Erzegovina vale la pena menzionare il Nezavisne Novine di Banja Luka, comprata dal suo caporedattore, Zeljko Kopanja.

Televisione di stato e il sistema radio-televisivo indipendente

Il 27 ottobre scorso la televisione di stato TVBiH si è spenta e ha lasciato il posto alla nuova rete federale FTV. Si tratta di due canali visibili sul territorio della Federazione bosniaco-croata, nei quali lavorano giornalisti appartenenti a tutte e tre le nazionalità, ma con caporedattori soprattutto croati (cattolici) e bosniaci (musulmani). La nuova rete federale eredita dalla defunta TVBiH anche la sede, situata in un palazzo nel centro di Sarajevo.
La realizzazione di una Tv federale è seguita ad una legge approvata dal Parlamento federale a metà dello scorso ottobre, anche se la stessa legge fu imposta tre anni fa dall'Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina, Wolfgang Petrisch. Rimane ancora da chiarire se la TVF sarà un ente statale o pubblico, sebbene il Parlamento si sia dichiarato disponibile a sostenere finanziariamente TVF senza intromettersi molto nella politica organizzativa della televisione.
Nella Republika Srpska esiste invece la RTRS (Radio Televisione della Republika Srpska) a diffusione territoriale equivalente a quella della FTV in Federazione.

In Bosnia Erzegovina esistono anche centinaia tra televisioni e stazioni radio locali (quasi tutte private) nate durante la guerra, che emettevano senza alcuna autorizzazione solo con la scusante "è la guerra". Ad esempio, una città come Mostar, che conta solo 100.000 abitanti, possiede 9 stazioni radio e nel resto del paese la situazione non è molto diversa.

Oggi il loro destino promette male. Nei prossimi mesi IRC (Commissione internazionale per i mass media) dovrà rimettere in sesto una situazione alquanto complicata. Questa commissione ha già cominciato l'esame di tutte le domande di autorizzazione permanente presentate dalle radio e dalle tv private, ma dovendo rispettare le regole che prescrivono la concessione di un limitato numero di radio-frequenze, è prevedibile che molti media elettronici chiudano i battenti.

L'altro aspetto che incide sulla sopravvivenza di radio e tv private è quello economico. Solo un esiguo numero delle attuali 400 stazioni radio sono finanziate dai comuni di appartenenza. Negli ultimi anni un grande numero di esse, "in nome della democrazia", venivano sponsorizzate da molteplici organizzazioni umanitarie come Soros, Usaid, ecc. Oggi questi finanziamenti sono finiti, e con l'attuale economia disastrosa e l'impossibilità di sostenersi con la pubblicità, molte radio si troveranno comunque di fronte alla chiusura.

Essere giornalista in Bosnia Erzegovina

Una delle regole che in Bosnia Erzegovina si dovrà cominciare a rispettare è il riconoscimento del personale professionalmente preparato. Negli ultimi dieci anni qualsiasi persona, in nome della democrazia oppure della lotta per il proprio popolo, poteva diventare giornalista. La guerra ha letteralmente capovolto le condizioni e le regole del giornalismo. Un po' per necessità, legata alla partenza all'estero dei giornalisti con esperienza, in poco tempo sono nati nuovi giornalisti. Molti di loro assolutamente inesperti, ma con l'intento di evitare l'arruolamento e di combattere il nemico a modo proprio. Non è difficile capire che l'esistenza di "diversi stati nello stato" ha creato un sistema giornalistico particolare, dove la regola principale era parlare sempre contro il popolo nemico. Molte radio e televisioni sono nate proprio basandosi sull'odio nazionale e per sottolineare le differenze, ed è per contrastare questo tipo di mass media che, con la fine della guerra, sono nate numerose cosiddette radio dipendenti, sponsorizzate dagli organismi internazionali. Ma anche sul piano del personale, la fase della transizione dovrà finire. Da un lato IRC con le sue regole e dall'altro lato il processo di privatizzazione, hanno esigenze precise. I contratti imposti richiedono che i nuovi proprietari mantengano un determinato numero di dipendenti, ma con l'arrivo della nuova gestione molti temono di perdere comunque il posto di lavoro.

Prima della guerra in Bosnia Erzegovina esisteva un'unica associazione dei giornalisti. Oggi ve ne sono di diverse. In federazione ora sussistono due associazioni dei giornalisti bosniaci, una di giornalisti croati e una, appena nata a fine ottobre scorso con il nome "Apel", che dovrebbe vedere radunati giornalisti sia bosniaci che croati. In Republika Srpska esiste a sua volta un'ulteriore organizzazione di categoria. Per ora, sembra che per i giornalisti della Bosnia Erzegovina non esistano interessi comuni, anche se un segno di incoraggiamento viene dalla recente unione di due agenzie stampa: la BiH Press (bosniaca) e la HABENA (croata), ora unite nell'agenzia federale FENA. Rispetto ai problemi e alle condizioni di lavoro del mondo della stampa, si è discusso anche durante la seduta della prima università per le comunicazioni del Sud-est europeo, svoltasi a Sarajevo dal 19 al 21 ottobre scorso. Da qui risulta che la rete di distribuzione e la diffusione della stampa, come anche le tasse altissime, sono solo una parte delle complesse problematiche con le quali si confronta la stampa della Bosnia Erzegovina.

I media sotto regime: RTV Pancevo

14/11/2001 -  Anonymous User

Intervista con la direttrice e caporedattrice della Radio Televisione di Pancevo, Ofelija Backovic. Testo in inglese.

Festival e concerti: vita culturale in fermento a Sarajevo

09/11/2001 -  Anonymous User

Teatro sperimentale, esposizioni dei giovani artisti europei, musica Jazz: sono molte le iniziative culturali in una Sarajevo sempre più attiva.

ONG in Macedonia: un commento alla nostra ricerca

24/10/2001 -  Claudio Bazzocchi

A fine agosto l'Osservatorio sui Balcani ha pubblicato un'indagine sulle ONG italiane operanti in Macedonia. Ora presentiamo un commento scritto da Claudio Bazzocchi, che affronta e rende visibili i nodi critici emersi dalla ricerca.

Perugia - Assisi: la presenza dell'Osservatorio sui Balcani

09/10/2001 -  Anonymous User

Anche l'Osservatorio sui Balcani sarà presente alla Marcia della Pace Perugia - Assisi per "Cibo, acqua e lavoro per tutti" di domenica 14 ottobre prossimo.

Kosovo: le elezioni dell''indipendenza'

08/10/2001 -  Anonymous User

E' iniziata la campagna elettorale per le elezioni generali in Kossovo , che dovrebbero tenersi il 17 novembre, senza che vi siano sostanziali divergenze tra i principali contendenti. Tutti vogliono che la loro provincia diventi uno Stato sovrano. Gli elettori dovranno solo decidere chi sarà a guidare i kossovari su questa strada.
A differenza del clima di violenza che ha caratterizzato le elezioni locali dello scorso anno, i partiti politici, in particolar modo i più militanti, hanno favorito un'apparenza più liberale e progressista, rendendosi conto di avere maggiori probabilità di raggiungere il potere dimostrandosi convinti sostenitori dei valori della democrazia.
Nonostante sia quasi scontata la vittoria dell'Alleanza Democratica di Ibrahim Rugova, LDK, sembra probabile che quest'ultimo sarà costretto a governare in coalizione.L'uomo che durante gli anni '90 e la lotta di resistenza passiva a Milosevic godeva praticamente del supporto della totalità della popolazione albanese, ora è appoggiato solo dalla metà di questi ultimi.
Ma i suoi principali rivali, Hashim Thaqi e Ramush Haradinaj, ritengono il suo tempo sia passato e il suo approccio ritenuto debole e troppo aperto al compromesso rischi di bloccare, se non impedire, l'indipendenza del Kossovo.
Molti consensi da Rugova sono passati ai due partiti nati dall'UCK, l'esercito di liberazione del Kossovo: il Partito Democratico del Kossovo di Thaqi, PDK, e l'Alleanza per il futuro del Kossovo di Haradinaj, AAK. I sondaggi prevedono che questi due partiti si attestino rispettivamente sul 30% ed il 10% dei consensi. I loro sostenitori sperano in una continua ed inesorabile erosione della popolarità ed influenza di Ibrahim Rugova.
L'LDK invece sosterrà con tutta probabilità durante questa campagna elettorale che è merito di Ibrahim Rugova, e della sua lunga opposizione al regime, se la questione kossovara è assurta a fondamentale nell'arena internazionale. Il suo carisma e la sua esperienza, ritengono i suoi sostenitori, garantiscono basi maggiori per la richiesta dell'indipendenza, che non le dichiarazioni di Thaci e Haradinaj, da loro visti come violenti, nervosi e soprattutto privi della necessaria esperienza politica.
Ma Thaqi e Haradinaj, entrambi famosi ex-comandanti dell'UCK, si stanno preoccupando di raffinare la loro immagine proponendosi come alternativa politica di valore piuttosto che opzione "militante" per l'elettorato.
Oltre a criticare Rugova per la sua tendenza al compromesso, il PDK ha sottolineato più volte come egli abbia fallito nel creare una piattaforma comune dei kossovaro-albanesi per l'autogoverno del Kossovo in seguito alla fine del conflitto nel 1999.
In questo processo di "make-up" l'AKK sta tentando invece di riformare la sua immagine di coalizione di sinistra composta da radicali e militanti. Per protesta molti sostenitori della linea dura hanno lasciato il partito.
La coalizione ha cercato di avvicinare i partiti liberali ed è riuscita addirittura a reclutare tra le proprie file Mahmut Bakali, ex-leader comunista, fuori dallo scenario politico negli ultimi due decenni ma stimato intellettuale il cui arrivo porterà all'AKK un significativo numero di voti.
Sia Bakali che Haradinaj sostengono che in questo specifico momento storico per il Kossovo, così vicino all'indipendenza, si dovrebbe proporre la formazione di una coalizione governativa che comprenda tutti i partiti sulla scena politica e non tanto permettere che le scelte in merito al futuro della provincia possano essere prese da un unico partito o dalla coalizione da esso guidata.
Ed è proprio la questione dell'indipendenza che sta causando molti dubbi sulla partecipazione dei circa 170.000 serbi-kossovari. Nonostante più della metà di questi ultimi si sia registrata per votare non è chiaro quanti effettivamente si recheranno al seggio. Visto che, per ragioni demografiche, il parlamento della provincia sarà dominato da kossovari-albanesi che spingeranno per ottenere un loro Stato sovrano, i leader della comunità serba ritengono ci sia il rischio di legittimare il processo di indipendenza recandosi alle urne il 17 novembre prossimo.
La comunità internazionale sta tentando di convincere i serbi a partecipare al voto argomentando che questo garantirà loro un'influenza sulle decisioni in merito all'indipendenza della Provincia. Dieci posti del parlamento kossovaro sono riservati alla comunità serba. Se prendessero parte alle elezioni potrebbero riuscire ad ottenere fino a 27 deputati.
Sembra che queste elezioni si terranno in condizioni molto migliori rispetto a quelle locali dello scorso ottobre, oscurate dalla violenza. Mentre i partiti albanesi tentano di migliorare la loro immagine si ha la percezione che la spigolosa rivalità tra moderati e militanti si sia attenuata. Sono diminuite le intimidazioni, le minacce ed i pestaggi.
I leader kossovari sembrano aver capito che devono essere pazienti ed adattarsi inizialmente ai poteri limitati che i vincitori acquisiranno con queste elezioni. Hanno compreso che il Paese continuerà ad essere governato dall'Alto Rappresentante delle Nazioni Unite e che, nel breve periodo, i poteri della nuova assemblea saranno limitati.
Detto questo, vi è anche la convinzione che chi sarà eletto giocherà un importante ruolo nelle negoziazioni sul futuro status del Kossovo e come conseguenza che la provincia ha bisogno di un'amministrazione efficiente ed una squadra politica forte in grado di condurre quelle stesse negoziazioni.


di Shkelzen Maliqi
IWPR (traduzione a cura dell'Osservatorio sui Balcani);

Gorizia oltre il confine

08/10/2001 -  Davide Sighele

Gorizia, una città sul confine che finalmente si ferma per riflettere di migranti, immigrati e dello sconfinare.

RFY: 5 ottobre, un anno dopo

05/10/2001 -  Luka Zanoni

La Serbia ad un anno dalla caduta del regime di Slobodan Milošević. La situazione economica, la politica del nuovo corso e lo shock della transizione. Nostra analisi

FRY: cala la popolarità di Kostunica, sale la paura del potere

04/10/2001 -  Anonymous User

Se oggi stesso tutti i partiti della Serbia andassero alle elezioni vincerebbe la DOS e Vojislav Kostunica sarebbe ancora il presidente, ma vincerebbe drasticamente meno rispetto al 24 settembre 2000, e i cittadini serbi voterebbero in questo momento con una grande paura del potere. Questi, in breve, sono i risultati della ricerca condotta dall'agenzia di Novi Sad "Scan"che sono stati presentati mercoledì, dalla sua direttrice Milka Puzigaca, all'Istituto per la filosofia e la teoria sociale. La ricerca comparativa sui cambiamenti dell'opinione pubblica nelle città di Nis e novi Sad è stata condotta nel periodo compreso tra agosto 2000 e la metà di settembre di quest'anno. Su un campione di 1.200 intervistati, l'agenzia "Scan" è giunta ai risultati che possono dare una risposta alla domanda circa il gradimento del nuovo potere un anno dopo i cambiamenti in Serbia, e alla luce delle divisioni all'interno della coalizione di governo.
Come sostiene Puzigaca "se il Partito democratico della Serbia (DSS) uscisse dal potere, la DOS prenderebbe il 39 percento, mentre il Partito Democratico della Serbia il 22 percento di voti. Dopo le elezioni, la popolarità di Kostunica è improvvisamente aumentata, a dicembre era praticamente senza concorrenti, ma in questo momento la sua caduta è piuttosto netta, a dicembre aveva il 58 percento, mentre oggi è caduto al 31 percento". Puzigaca richiama inoltre l'attenzione sul ritorno della paura del potere. "Per questi undici anni non ricordo che in un così breve periodo abbiamo riscontrato un improvviso aumento della paura, e non ci sono state guerre. Questa paura indica che i cittadini iniziano di nuovo a non sentirsi sicuri e i cittadini stessi riconoscono la divisone nella coalizione di governo". Secondo le sue parole, l'agenzia "Scan" ha notato anche l'aumento delle paure sociali, come lo sono le paure dell'inflazione, delle agitazioni sociali, dei licenziamenti dei lavoratori così come un aumento della paura delle privatizzazioni.

I Balcani e l'Europa: integrazione o nuovi muri?

25/09/2001 -  Anonymous User

In preparazione della Marcia della Pace Perugia-Assisi, promosso da Regione Umbria, Comune di Perugia,Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace, Consorzio Italiano di Solidarietà, Tavola della Pace, mercoledì 10 ottobre si terrà a Perugia anzichè ad Ancona come a suo tempo annunciato, il convegno organizzato dal Consorzio Italiano di Solidarietà in collaborazione con l'Osservatorio sui Balcani: l'appuntamento sarà di rilievo con la partecipazione di parecchi intellettuali, politici, esponenti di movimenti e gruppi della società civile dei Balcani.

Aprire l'Europa, non chiuderla

24/09/2001 -  Anonymous User

I Sindaci di Roma e Sarajevo hanno presentato oggi in Campidoglio un Appello per l'integrazione della regione balcanica nell'Unione Europea.

RFY: 'Le donne possono ancora farcela'

19/09/2001 -  Anonymous User

Il meccanismo della partecipazione delle donne nella politica e nel potere si è mosso lentamente e ancora non mostra dei risultati spettacolari. Però, esso rappresenta un passo avanti rispetto le condizioni che ci sono state nel nostro paese fin adesso- questa è stata la conclusione della conferenza stampa di ieri dal titolo "Zene to i dalje mogu" (Le donne possono ancora farcela), che è stata fatta dal Gruppo di lavoro per i poli del Patto di stabilità per l'Europa sud-orientale.-Le ricerche dell'opinione pubblica hanno dimostrato che i giovani e le donne hanno smosso il corpo elettivo assopito alle elezioni dell'anno scorso, e con ciò hanno contribuito anche ai cambiamenti democratici da noi attesi da tanto tempo. Sebbene abbiamo fatto tanto e abbiamo ricevuto alcune eccellenti funzioni di potere, il punto raggiunto è ancora lontano dalle nostre capacità e dalle nostre mete- ha detto Sonja Lokar, la presidentessa del Gruppo di lavoro per i poli del Patto di stabilità per l'Europa sud-orientale. Lo scopo del prossimo passo di questo gruppo è che le donne in modo pensato ed organizzato incorporino i propri interessi nelle leggi esistenti di modo che possano assicurarsi innanzitutto una miglior posizione economica nella società. Per ottenere ciò è necessaria una collaborazione costante e sincronizzata fra le organizzazioni non governative femminili e le donne che sono in politica, che, benché fosse stato accordato con i 14 membri della DOS, non hanno occupato il 30% di posti nel nostro Parlamento.
- Il Gruppo di lavoro per i poli del patto di stabilità per l'Europa sud-orientale contribuirà come ha fatto finora al miglioramento della collocazione delle donne e alla loro integrazione in tutti i settori sociali ed economici locali, con diversi programmi e campagne che verranno sostenuti anche dal governo italiano- ha detto Tanja Ignjatovic, la coordinatrice delle organizzazioni non governative.