Srebrenica - Photo RNW.org/flickr

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E' partito a Belgrado il primo processo in Serbia sul genocidio di Srebrenica. Alla sbarra otto ex poliziotti serbo-bosniaci accusati di aver ucciso 1300 bosgnacchi nel 1995. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [7 febbraio 2017]

E' un processo storico, quello aperto ieri nel Tribunale speciale di Belgrado: per la prima volta le autorità serbe processano infatti presunti responsabili del genocidio di Srebrenica, che vide il massacro di più di 8mila musulmano bosniaci per mano delle truppe serbo-bosniache del generale Ratko Mladić nel luglio 1995.

Alla sbarra, otto ex-membri delle forze di polizia serbo-bosniache, accusati di aver organizzato e portato a termine l'uccisione di almeno 1300 persone in un magazzino agricolo nel villaggio di Kravica, subito dopo la caduta della vicina Srebrenica.

Due degli imputati, Nedeljko Milidragović, ex comandate della brigata speciale della polizia serbo-bosniaca a Jahorina e il suo vice Aleksa Golijanin, erano stati già accusati di genocidio dalla procura bosniaca, ma erano sfuggiti al processo dopo essersi rifugiati in Serbia.

Dopo la firma di un protocollo d'intesa sui crimini di guerra tra Belgrado e Sarajevo nel 2013, le prove raccolte in Bosnia sono state trasferite alla procura serba. I due, insieme ad altri sei sospettati, sono così stati arrestati nel 2015 e ora appaiono finalmente in tribunale a più di vent'anni dai tragici crimini di cui sono accusati.

Questo processo viene considerato un importante test sulla capacità della Serbia – paese che oggi punta ad essere ammesso a pieno titolo nell'Unione europea - di chiudere una pagina nera della sua storia recente e di dimostrare la propria capacità di giudicare i presunti autori di crimini di guerra.

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