Safet Zec. La pittura come miniera

Dipinti, incisioni, disegni 1970-2010. Mostra personale dell'artista bosniaco Safet Zec, a cura di Domenico Luciani, nel quadro della campagna culturale per i villaggi di Osmače e Brežani, Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2014. L'Iniziativa è dedicata ad Alexander Langer. Inaugurazione sabato 15 novembre alle 18:00

Safet Zec è una delle più significative personalità artistiche del nostro tempo. Il suo lavoro, continuo nel corso di oltre mezzo secolo a partire dalle prime opere a Sarajevo alla fine degli anni ’50, coinvolge tutti i soggetti, i modi, i supporti e gli strumenti della pittura, dell’incisione e del disegno.

È un lavoro confrontabile con quello del minatore. Scende negli strati profondi per cavare la materia dalla quale trae origine la vita delle forme. Torna su, la porta con sé, la fa arrivare in superficie e la mette in luce. Ci aiuta così a domandarci di che cosa sono fatti i pezzi del mondo che sta intorno a noi; e di che cosa siamo fatti noi stessi.

La sua vita, segnata dai contesti geografici, dagli scarti storici, dalle radicali modificazioni culturali e artistiche del secondo Novecento, ha trovato nel lavoro artistico il suo mestiere di vivere e nella sua solitudine operosa la treccia continua che rende indistinguibili, avvolte nella stessa vicenda dolente e riservata, ricerca artistica e tensione civile.

Intervengono all'inaugurazione Safet Zec, Domenico Luciani e una delegazione del gruppo Adopt Srebrenica e dei villaggi di Osmače e Brežani.

Safet Zec
Nato a Rogatica, Bosnia Erzegovina nel 1943, ultimo di otto figli di un calzolaio che, durante la Seconda guerra mondiale, si trasferisce a Sarajevo. Il suo straordinario talento si manifesta sin dall’infanzia; si forma alla Scuola superiore di arti applicate di Sarajevo e all’Accademia di Belgrado è considerato quasi un prodigio. Tuttavia l’isolamento interiore di quegli anni lo porta a distruggere quasi tutti i suoi primi lavori. A Belgrado incontra la moglie artista Ivana, restaura una vecchia casa nel quartiere ottomano dell’antica città di Pocitelj, vicino a Mostar, luogo amato da molti artisti, che mantiene anche quando, nel 1987, torna a vivere a Sarajevo, da pittore ormai affermato anche a livello internazionale. Con lo scoppio della guerra, il mondo in cui Zec è cresciuto, di armoniosa convivenza tra persone di diverse culture e religioni, è sconvolto. Pocitelj viene distrutta e, con essa, tutte le sue opere incisorie. Morte e distruzione a Sarajevo lo costringono a fuggire con la famiglia. Nel 1992 è a Udine dove ricomincia a lavorare grazie all’aiuto generoso dello stampatore Corrado Albicocco, per poi giungere a Venezia nel 1998.
Dalla fine del conflitto l’artista ha ripreso un’assidua frequentazione con la sua terra. Nel cuore di Sarajevo, lo Studio-collezione Zec è stato riaperto ed è ora un centro di iniziative culturali, oltre che sede espositiva delle sue opere. Nel 2004, in occasione dell’apertura del nuovo ponte di Mostar, è stato presentato un libro di incisioni curato dalla Scuola di Urbino su lastre di Zec. In futuro, la sua casa-studio di Pocitelj, ora restaurata, ospiterà una scuola di grafica.

 

ORARI
martedì - venerdì ore 15-20
sabato e domenica ore 10-20
lunedì chiuso

ingresso intero 8 euro, rid. 5 euro
visite di gruppo per le scuole, ingresso 2 euro su prenotazione.
Sarà disponibile in mostra il catalogo dell’esposizione.

 

INFO:
Fondazione Benetton Studi Ricerche
0422.5121
spazibomben@fbsr.it