Volodymyr Zelensky e Donald Tusk, dicembre 2024 - © Shutterstock

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Presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea nel primo semestre del 2025, il governo polacco vuole dare una decisa spinta in avanti ai negoziati di adesione, soprattutto per quanto riguarda l’Ucraina. Rimane però un percorso a ostacoli

04/02/2025 -  Federico Baccini Bruxelles

La Polonia può giocare un ruolo chiave nel far avanzare il processo di allargamento dell'Unione europea. In uno degli anni potenzialmente più decisivi su questo fronte, il governo polacco detiene infatti dal 1° gennaio al 30 giugno la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea – l'organo che riunisce in varie formazioni i ministri dei 27 stati membri. 

Varsavia intende mettere in cima all’elenco delle priorità per questo semestre "l'imperativo geopolitico" di favorire l'ingresso nell’Unione di Paesi che attualmente risultano candidati. Come si legge nel programma della presidenza polacca , il governo centrista ed europeista guidato da Donald Tusk lo farà a suo modo, vale a dire concentrandosi sul concetto di "sicurezza" per l'Unione e l'intero continente: "Per rendere l'Europa più sicura, abbiamo bisogno dell'unità dell'Unione europea e della sua volontà di lavorare insieme a partner che condividono i nostri valori, compresi quelli che aspirano all'adesione all'UE".

Come ha spiegato il viceministro degli Esteri polacco Marek Prawda, se negli anni Novanta l'Europa occidentale poteva nutrire la speranza che lasciare alcuni Paesi nella zona d'ombra tra l'UE e la Russia non avrebbe rappresentato un grosso problema, oggi questo non è più possibile.

I Paesi che da due decenni bussano alla porta dell'Unione dovrebbero ricevere il segnale che l'Europa è determinata a farli entrare, altrimenti rischiano di andare alla deriva come nel caso della Serbia. Più in generale, per Varsavia è in gioco la sicurezza stessa dell'Europa centrale e orientale: se, per esempio, l'Ucraina dovesse restare fuori dall'UE sarebbe probabilmente uno stato debole ed esposto alla destabilizzazione.

L'Ucraina al centro

Il sostegno all'Ucraina in campo politico, militare ed economico è il caposaldo della presidenza polacca, che auspica che venga posto fine all'invasione russa "il prima possibile". In vista del futuro ingresso di Kyiv nell'Unione, il Consiglio Affari esteri dell’UE sarà chiamato a lavorare a una cooperazione più approfondita sul piano della politica estera e di sicurezza. Si partirà dall'adattamento della missione di assistenza militare dell'UE a favore dell’Ucraina, così da andare incontro alle "esigenze in evoluzione e a lungo termine" delle forze armate ucraine.

Per quanto riguarda il processo di adesione vero e proprio, sarebbe già un successo l’apertura di negoziati formali sui primi capitoli negoziali con l’Ucraina, così come con la Moldova. “Il Cluster 1 - Fondamentali [negoziati su criteri economici, funzionamento delle istituzioni democratiche e riforma della pubblica amministrazione, ndr] dovrebbe essere il primo ad essere aperto”, spiega a OBCT il portavoce della rappresentanza della Polonia presso l’UE Wojciech Talko, sottolineando che “l’allargamento è una delle priorità fondamentali della nostra presidenza di turno”.

Occorrerà però un considerevole sforzo diplomatico da parte di Varsavia, dato che ciascun stato membro può continuamente bloccare il processo esercitando il proprio diritto di veto. Dall'apertura alla conclusione dei negoziati con ciascun Paese candidato "abbiamo bisogno di 150 decisioni all'unanimità" in Consiglio, ha recentemente spiegato la commissaria europea per l'allargamento Marta Kos. 

Ma la prospettiva di adesione dell’Ucraina all’Unione europea avrà un peso anche su una serie di altre questioni che dovranno essere affrontate dal Consiglio dell’UE. Per esempio, discutendo la riforma della Politica agricola comune i ministri dell'Agricoltura dovranno tenere in considerazione le sfide che i futuri allargamenti potranno comportare, sia in termini di distribuzione dei finanziamenti europei sia per l’impatto sul mercato unico. I ministri degli Affari interni dovranno invece considerare la questione delle sfide migratorie, comprese quelle legate agli sfollati e profughi ucraini. 

Riforme esterne e interne

Gli sforzi della presidenza polacca sull'allargamento dell'UE non si limiteranno all'Ucraina. “Vogliamo sostenere i progressi nei negoziati di adesione con tutti i paesi candidati disposti ad avanzare”, sottolinea il portavoce della rappresentanza polacca a Bruxelles, ma questo avverrà “sulla base del merito”.

“Merito” significa risultati concreti nell'implementazione delle riforme richieste da Bruxelles, in particolare quelle che riguardano lo stato di diritto e gli standard democratici. "Se i Paesi candidati si attengono ai loro sforzi di riforma, potremmo vedere più progressi durante la presidenza polacca che negli ultimi dieci anni", ha confermato la commissaria Kos dopo la sua visita a Varsavia il 10 gennaio 2025.

Come spiega la rappresentanza polacca a OBCT, Varsavia punta ad aprire una serie di nuovi capitoli negoziali con l’Albania e la Serbia, e a continuare a chiudere capitoli con il Montenegro, per favorire il suo obiettivo di diventare il 28° stato membro dell’UE entro il 2028.

Più complesso il lavoro che riguarda la Macedonia del Nord e la Bosnia Erzegovina: con la prima si potrà tenere una conferenza intergovernativa, ma “solo se completerà le sue modifiche costituzionali”, mentre da Sarajevo si attende ancora l’adozione delle raccomandazioni del 2022 prima di adottare il quadro negoziale.

Perché l’allargamento possa davvero procedere, dovrà accompagnarsi con una serie di riforme interne alla stessa UE, affinché sia pronta ad accogliere nuovi membri sia dal punto di vista dei meccanismi istituzionali che da quello delle risorse finanziarie.

È con questa consapevolezza che la presidenza polacca ha già anticipato che presenterà a una delle prossime riunioni del Consiglio europeo un’"analisi solida e basata sui fatti" sulla materia, partendo dal documento di revisione della politica di pre-allargamento che è atteso dalla Commissione europea.

Tra costi e sicurezza

Benché la Polonia ambisca ad accelerare il processo di allargamento dell’Unione europea, in particolare per quanto riguarda l’Ucraina, a Varsavia c’è consapevolezza del fatto che il processo richiederà, nel migliore dei casi, diversi anni.

Sempre che la guerra si concluda in termini accettabili per Kyiv, per procedere all’adesione all’UE serviranno grandi riforme da parte dell’Ucraina, ma occorrerà anche superare le resistenze interne all’Unione. Non si tratta solo del governo ungherese filo-Putin, ma anche delle lobby dell'agricoltura o dei trasporti, per esempio, che proprio in Polonia sono molto attive. 

Dopo lo scoppio della guerra l'80% dei cittadini della Polonia era favorevole a sostenere l’Ucraina, mentre oggi il sostegno è sceso al 60%. I polacchi sembrano stanchi, e la coesistenza con il milione di profughi ucraini sta causando tensioni crescenti. Non sono solo i politici di estrema destra a invocare un taglio agli aiuti, ma perfino Rafal Trzaskowski, candidato del partito di Tusk alla Presidenza della repubblica. 

Di certo, i costi economici dell’allargamento dell’UE saranno elevati, soprattutto per paesi come la Polonia. Si ridurranno gli enormi finanziamenti europei che sostengono la costruzione di nuove infrastrutture all’interno degli attuali paesi membri, la Politica agricola comune dovrà cambiare, alcune aziende dell’UE trasferiranno i loro impianti in Ucraina per approfittare della manodopera più economica.

In Polonia e altrove, i politici dovranno riuscire a convincere i cittadini che i costi dell'adesione dell’Ucraina, della Moldova e dei Paesi dei Balcani occidentali saranno bilanciati dai guadagni in termini di sicurezza collettiva. 

Alla realizzazione di questo articolo ha contribuito Bartosz Wieliński, vicedirettore del quotidiano polacco Gazeta Wyborcza.

 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.


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