
La commissaria all'allargamento UE Marta Kos - foto © UE
La commissaria UE Kos ha anticipato al Parlamento europeo l'obiettivo di convocare fino a dieci conferenze intergovernative, e l'apertura dei primi capitoli negoziali con Ucraina e Moldova. Resta imprescindibile il sostegno dei Paesi membri, che dovranno esprimere un consenso unanime
Il 2025 si preannuncia un anno potenzialmente storico per il processo di allargamento dell'Unione Europea. "Se i Paesi candidati si atterranno ai loro sforzi di riforma, potremmo assistere a più progressi durante la presidenza polacca rispetto agli ultimi dieci anni".
È questa la promessa della commissaria europea per l'Allargamento, Marta Kos, pronunciata il 14 gennaio in commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo.
L'obiettivo è convocare "dieci conferenze intergovernative" con i Paesi candidati all'adesione, per metterli definitivamente in carreggiata nel loro percorso di avvicinamento all'ingresso nell'Unione.
Una promessa che "non prevede sconti geopolitici, il processo rimane basato sul merito", ha messo in chiaro la commissaria slovena, anche se è evidente l'impegno della Commissione per eliminare l'imprevedibilità dal tavolo dei negoziati.
Eppure non tutto dipende da Commissione e Parlamento. Durante l'intero processo decisionale il Consiglio dell'UE - l'istituzione che riunisce i 27 governi - ha la parola finale su ogni decisione, che può essere riassunta con un dato esemplificativo fornito dalla commissaria Kos: "Abbiamo bisogno di circa 150 decisioni all'unanimità per ciascun Paese candidato per avviare e concludere i negoziati".
In altre parole, ogni Stato attualmente membro ha a disposizione 1.500 veti per bloccare il processo che attualmente comprende sette Paesi in fase di negoziati, due candidati e un aspirante tale.
Albania e Montenegro
Albania e Montenegro sono i due "front-runner" del processo di adesione. Con tutti i 33 capitoli aperti e sei provvisoriamente chiusi, il Montenegro è il candidato allo stadio più avanzato. Nel 2024 ha chiuso tre capitoli - Diritto della proprietà intellettuale (7), Trasformazione digitale e media (10) e Impresa e politica industriale (20).
Le istituzioni montenegrine hanno fissato l'obiettivo di completare i negoziati entro il 2026, per diventare il 28° Stato membro dell'UE entro il 2028. "Incoraggerò ulteriori progressi durante la presidenza polacca", ha messo in chiaro la commissaria Kos.
L'Albania punta a completare i negoziati entro la fine del 2027. "Sarà un lavoro duro, ma li sosterremo", è la promessa della responsabile per l'Allargamento nel Collegio dei commissari. Alla conferenza intergovernativa del 15 ottobre 2024 Tirana ha aperto il Cluster sui Fondamentali e il Cluster 6 (Relazioni esterne), che comprende due capitoli: Relazioni esterne (30) e Politica estera, di sicurezza e difesa (31).
Nelle sue ultime conclusioni sull'allargamento il Consiglio riconosce che il "costante e pieno allineamento" alla Politica estera e di sicurezza comune dell'UE è considerato un "forte segnale" di impegno verso l'integrazione europea.
Ucraina e Moldova
Dopo l'avvio dei negoziati con Kiyv e Chișinău il 25 giugno 2024, i due rapporti di screening della Commissione sono pronti per essere inviati al Consiglio.
Se i Ventisette daranno il via libera all'unanimità - anche ai benchmark e al parere della Commissione - si potrebbe "aprire il primo Cluster sui Fondamentali e il 31° capitolo negoziale" (Politica estera, di sicurezza e di difesa) per ciascuno dei due Paesi candidati già sotto la presidenza di turno polacca, ha anticipato Kos.
Secondo il rapporto del Consiglio, l'Ucraina ha compiuto progressi nei settori dello Stato di diritto e della riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, mentre è richiesto ulteriore lavoro per rafforzare la libertà di espressione e l'indipendenza dei media e migliorare il quadro istituzionale anticorruzione.
La Moldova ha segnato progressi nella riforma della giustizia, nella lotta alla corruzione e nell'attuazione del piano d'azione per la de-oligarchizzazione, mentre devono essere rafforzate "a tutti i livelli" le capacità amministrative e istituzionali.
Georgia
In risposta alla decisione della leadership Sogno Georgiano di sospendere il processo di adesione all'UE "fino alla fine del 2028", Bruxelles si è schierata dalla parte delle aspirazioni dei cittadini che stanno scendendo in piazza da quasi 50 giorni consecutivi.
"La situazione in Georgia è un duro promemoria del fatto che possono verificarsi battute d'arresto sul percorso verso l'adesione all'UE", ha avvertito la commissaria Kos. Quanto sta accadendo a Tbilisi mette a rischio il percorso europeo della Georgia, che è "di fatto" congelato allo status di candidato (concesso il 14 dicembre 2023).
La repressione della società civile scatenata dopo le elezioni del 26 ottobre 2024 ha spinto Bruxelles a trattenere "più di 100 milioni di euro destinati alle autorità georgiane" (la commissaria Kos non usa mai il termine 'governo').
La responsabile per l'Allargamento vuole "intensificare la risposta alla disinformazione diffusa dalla leadership di Sogno Georgiano", anche attraverso "8,5 milioni di euro riassegnati alla società civile e ai media indipendenti, e altri 7 milioni pronti per le attività di comunicazione".
Gli Stati membri voteranno infine la proposta sulla sospensione parziale dell'accordo di facilitazione dei visti "entro la fine di gennaio", ha anticipato Kos. A differenza delle sanzioni, il via libera su questo dossier non richiede l'unanimità e per questo non ci si aspetta sorprese in Consiglio.
Serbia e Kosovo
La Serbia ha aperto 22 dei 35 capitoli negoziali del suo processo di adesione, con due chiusi solo provvisoriamente. Nel 2024 il Paese è stato invitato a presentare le due posizioni negoziali rimanenti nell'ambito del Cluster 3 (Competitività e crescita inclusiva): Fiscalità (capitolo 16) e Politica sociale e occupazione (capitolo 19).
Il mancato allineamento alla Politica estera e di sicurezza comune dell'UE è il maggiore ostacolo, dal momento in cui "nessun Paese che non sia allineato al 100% potrà aderire", ha chiarito la commissaria Kos.
I parametri di riferimento per il capitolo 35 (che affronta questioni al di fuori di altri capitoli negoziali) sono stati rivisti per riflettere gli obblighi della Serbia nell'ambito dell'Accordo sul percorso di normalizzazione con il Kosovo, così come Pristina dovrà impegnarsi nel Dialogo facilitato dall'UE anche sull'istituzione dell'Associazione delle municipalità a maggioranza serba.
Il Kosovo ha presentato la sua candidatura all'adesione alla fine del 2022. Tuttavia cinque Stati membri dell'UE - Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia - non riconoscono ancora la sovranità di Pristina e ne bloccano la candidatura in Consiglio.
Per quanto riguarda le misure imposte nell'estate 2023 nei confronti del Kosovo in risposta all'escalation di violenza nel nord del Paese, "spero che subito dopo le elezioni [del 9 febbraio, ndr] saremo in grado di muoverci", ha spiegato la commissaria Kos.
Bosnia Erzegovina
Il punto di partenza per la Bosnia Erzegovina è la decisione del Consiglio Europeo del 21-22 marzo 2024 di aprire i negoziati di adesione. Il Consiglio ha confermato la sua disponibilità ad adottare il quadro negoziale "non appena saranno soddisfatte" le condizioni relative alle 14 priorità chiave delineate nell'opinione della Commissione del 2019.
Lo slancio sulle riforme si è però fermato proprio nel marzo 2024. Bruxelles sostiene la prospettiva europea della Bosnia Erzegovina solo "come Paese unico, unito e sovrano", e il dito è puntato contro le iniziative secessioniste della Republika Srpska "che vanno contro il cammino europeo" di tutto il Paese.
Nonostante la Bosnia Erzegovina si sia pienamente allineata alla Politica estera e di sicurezza comune dell'UE, le misure restrittive contro Russia e Bielorussia non sono state ancora implementate.
Macedonia del Nord
I negoziati di adesione della Macedonia del Nord sono sempre in stallo, nonostante il nuovo governo nazionalista abbia dichiarato l'integrazione nell'UE come obiettivo strategico: Skopje deve ancora completare le modifiche costituzionali che si è impegnata a realizzare, in particolare per quanto riguarda i diritti delle minoranze.
"Non appena la Macedonia del Nord avrà attuato il suo impegno", il Consiglio sarà nelle condizioni di convocare un'altra conferenza intergovernativa, "senza ulteriori ritardi o decisioni politiche aggiuntive".
Le preoccupazioni di Bruxelles riguardano anche il mancato rispetto degli accordi bilaterali con Grecia e Bulgaria - due Paesi membri dell'Unione - che minaccia di compromettere le prospettive di adesione all'UE del Paese.
Turchia
I negoziati di adesione della Turchia sono fermi dal 2018 e "non è possibile prendere in considerazione l'apertura o la chiusura di altri capitoli", si legge nel documento del Consiglio.
Pesano le aspre relazioni con la Grecia e la tensione nel Mediterraneo orientale, compreso il mancato impegno della Turchia sulla risoluzione pacifica del conflitto congelato sull'isola di Cipro.
"Gravi" le preoccupazioni su democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali, e per il "bassissimo tasso di allineamento" alla Politica estera e di sicurezza comune dell'UE.
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