1948 in Istria - di Andrea Pandini

Il vertice italo-sloveno di lunedì scorso non ha portato grandi risultati. Sulla questione del rigassificatore non ci si è mossi di un millimetro. Vertice anticipato da polemiche sul corto "Trst je naš" di uno studente di cinema sloveno

12/11/2009 -  Stefano Lusa Capodistria

Una provocazione inaccettabile. Così è stato giudicato il lavoro del giovane regista sloveno, Žiga Virc, ben prima che uscisse. Era bastato il trailer, diffuso grazie a Youtube per far scatenare un vero e proprio putiferio.

Il primo a reagire è stato Massimiliano Lacota, battagliero presidente dell'Unione degli istriani, la più importante organizzazione degli esuli. A farlo andare in bestia l'iconografia usata nello spot, che ricordava i vecchi film partigiani ed una serie di scritte che comparivano alternate alle immagini: "La storia di uno sloveno che non ha dimenticato la Seconda guerra mondiale". "Nel 2010 scriveremo la nuova storia". "L'orgoglioso popolo sloveno insorgerà". "Trieste sarà nuovamente slovena". "Trieste è nostra".

Tutto ciò, per Lacota, costituiva "un elemento chiaramente istigante al pregiudizio ed all'odio razziale", anche per questo aveva chiesto l'intervento del ministro degli Esteri Franco Frattini. Pronta la reazione del capo della diplomazia. Frattini si è detto "francamente stupefatto" per la decisione dell'Accademia slovena per la cinematografia di finanziare il film e per la decisione della tv di stato di diffonderlo.

Il ministro, poi, ha aggiunto che alla vigilia delle celebrazioni per il ventennale della caduta del muro di Berlino "nessuno dovrebbe permettersi di scherzare sul sangue e sul dolore che l'Europa ha drammaticamente conosciuto. Rievocando quanto i cittadini dalmati e istriani hanno subito e sofferto per le orribili azioni delle bande del dittatore jugoslavo il film versa nuovo sale sulle ferite che dovremo tutti contribuire a far chiudere piuttosto che riaprire".

A quel punto sembrava di essere alle soglie di un vero e proprio scontro diplomatico, alla vigilia del vertice italo-sloveno, in programma lunedì 9 novembre in un castello nei pressi di Kranj, nella Slovenia centrale. Di carne al fuoco ce n'era parecchia, visto che Lubiana e Roma dovevano già risolvere la questione della costruzione del rigassificatore a Zaule. In Slovenia, comunque, non è passato inosservato l'uso della parola "bande" per definire il movimento partigiano.

La prima del film è avvenuta venerdì scorso a Sežana, una cittadina a ridosso di Trieste (anche questo fatto è stato letto come un'altra provocazione slovena). La famigerata pellicola è opera di un ventiduenne. In pratica si tratta della sua tesi di laurea all'Accademia slovena per la cinematografia. Per realizzarla sono serviti "ben" 5 giorni di riprese e la sua durata è di 27 minuti. Virc, comunque, ha potuto contare su un cast di attori di un certo livello.

Il ruolo di protagonista è andato a Gojmir Lešnjak - Gojc, un interprete comico, che per fisicità potrebbe essere paragonato all'equivalente sloveno di Massimo Boldi. Proprio lui fa anche il direttore del centro culturale dove è stato programmato il lancio del film. Sembra, così, svelato l'arcano della prima a Sežana.

Viste le polemiche che l'avevano preceduta, quella che doveva essere una proiezione alla quale avrebbero partecipato il regista, gli attori, i parenti e qualche curioso, così, si è trasformata in un vero e proprio evento. Inizialmente gli organizzatori gli avevano destinato una saletta laterale, ma alla fine hanno dovuto aggiungere sedie al salone principale ed organizzare una serie di repliche che sono andate immediatamente esaurite. Alla prima erano presenti troupe televisive, fotografi ed una miriade di giornalisti. Tutti erano curiosi di vedere cosa si era inventato Virc.

Alla fine ci si è accorti che la storia non aveva nulla a che fare con Trieste, ma indagava piuttosto sul rapporto tra padre e figlia. La vicenda narra di un uomo, ossessionato dai valori della resistenza e dalla necessità di trasmetterli alla figlia. Lui nel tempo libero mette l'uniforme partigiana e con un gruppo di amici, continua a giocare alla guerra e a riproporre la battaglia per Trieste.

La moglie non ne può più di lui e vorrebbe che si dedicasse maggiormente al lavoro nei campi, la polizia lo invita a smettere, visto che non sarebbe più il momento di girare per i boschi con vecchie armi da guerra, mentre la figlia non sembra prenderlo troppo sul serio.

Quando alla fine lei decide di indossare il berretto partigiano che fu di sua nonna, la metaforica "battaglia per Trieste" è vinta. La pellicola, ricca di scene spassose, ironizza sulle fissazioni slovene per il passato. Il protagonista, a casa sua, ha persino un altarino con il busto di Tito attorniato da ceri. Sul soffitto della sua camera c'è un cielo stellato, dove ad un certo punto compare una stella rossa e poi una falce ed un martello. Insomma il giovane regista ha fatto ridere il pubblico dall'inizio alla fine della proiezione. Adesso con Gojc stanno lavorando ad un altro film. Visto com'è andata questa volta - è stato detto - stanno già pensando di intitolarlo "L'Istria è nostra".

A rispondere alle polemiche che avevano accompagnato la prima c'ha pensato Gojmir Lešnjak - Gojc, che non ha mancato di ringraziare Frattini e tutti quelli che avevano fatto pubblicità alla pellicola. "Probabilmente quando quelli che l'hanno attaccata la vedranno, credo che si sentiranno in imbarazzo" ha aggiunto.

Il presidente dell'Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, non la pensa così e non ci sta a classificare il cortometraggio come una parodia: "Ci troviamo, come temevamo - spiega - di fronte ad una vasta e complessa operazione di recupero dell'«epopea titina» contro quella che oltreconfine viene spesso definita da autorevoli esponenti di primissimo piano del mondo politico e culturale «la crisi dei valori della resistenza»...« senza la perpetuazione dei quali il futuro della Slovenia sarebbe in pericolo»".

In ogni modo del cortometraggio di Virc non si è discusso al vertice italo-sloveno di lunedì. Le due diplomazie hanno preso però in esame, ancora una volta, la questione dei rigassificatori. Per ora la posizione dei due paesi non si è spostata di un millimetro. L'Italia è decisa a farlo e promette di mandare alla Slovenia la documentazione richiesta, Lubiana continua a dire di no ed a minacciare di internazionalizzare la questione.


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