Manifesti elettorali in Bosnia Erzegovina - foto di Arman Fazlić

Campagna elettorale in Bosnia Erzegovina - foto di Arman Fazlić

Il due ottobre si terranno le elezioni politiche e presidenziali in Bosnia Erzegovina. Una rassegna sulle principali violazioni della legge elettorale riscontrate ad oggi

07/09/2022 -  Arman Fazlić

Dal 4 maggio 2022, quando sono state indette le elezioni, la Commissione elettorale della Bosnia Erzegovina (CIK) ha comminato sedici sanzioni amministrative dai 1000 ai 4000 marchi (500-2000 euro) per la violazione della normativa elettorale. Nello specifico, le sanzioni – il cui importo è quasi triplicato con le recenti modifiche alla legge elettorale – si riferiscono alle violazioni della norma che vieta di fare qualsiasi tipo di propaganda elettorale a pagamento sui media elettronici e cartacei nel periodo compreso tra l’indizione delle elezione e l’avvio ufficiale della campagna elettorale.

Le decisioni della CIK possono essere impugnate presso la Sezione d’appello del Tribunale della Bosnia Erzegovina entro due giorni dalla comunicazione della sanzione. Quanto ai ricorsi già presentati, ad oggi la Sezione d’appello ha confermato la maggior parte delle sanzioni comminate dalla CIK.

Di fronte alle possibili violazioni della legge elettorale, la CIK, oltre che per dovere d’ufficio, è tenuta ad intervenire anche sulla base delle segnalazioni fatte dai cittadini e dalle organizzazioni non governative. Da maggio ad oggi la CIK ha ricevuto 88 segnalazioni di sospette violazioni della legge elettorale, molte delle quali pervenute da ong come Transparency International BiH e Coalizione per elezioni giuste e libere “Pod lupom” [Sotto la lente].

Negli ultimi mesi la CIK e altri osservatori elettorali hanno registrato tutta una serie di violazioni della normativa elettorale da parte degli attori politici. A giugno la CIK ha sanzionato 51 partiti politici per un totale di 336.300 marchi (circa 168.000 euro) per il mancato rispetto della legge sul finanziamento dei partiti, in particolare dell’articolo che prevede che le entrate dei partiti politici derivati da tesseramento e donazioni, come anche le entrate di bilancio, possano essere utilizzate esclusivamente per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nello statuto e nel programma del partito.

Come accaduto anche nel corso delle precedenti tornate elettorali, gli osservatori indipendenti hanno denunciato diversi abusi e irregolarità nel periodo precedente all’avvio ufficiale della campagna elettorale.

Nell’ambito della sua attività di monitoraggio elettorale – avviata cinque settimane prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale e portata avanti in collaborazione con altre ottantacinque organizzazioni della società civile – la coalizione Pod lupom ha registrato ben 636 irregolarità, di cui la maggior parte (390 casi) riguarda la propaganda elettorale condotta prima dell’inizio della campagna elettorale stessa. Tra gli altri casi denunciati, 185 riguardano varie forme di utilizzo improprio delle risorse pubbliche per la propaganda politica, comprese le cerimonie di inaugurazione e di chiusura dei lavori pubblici finalizzate alla promozione personale di alcuni politici, la concessione di aiuti a determinate categorie di popolazione, etc. Sono inoltre stati segnalati due tentativi di manipolazione di schede elettorali per il voto per posta.

Nel corso di una recente conferenza stampa, i rappresentanti della coalizione Pod lupom hanno messo in guardia sulla mancata costituzione di diversi seggi elettorali, dovuta al fatto che molti partiti politici non hanno proposto un numero sufficiente di candidati alla nomina di componenti e componenti supplenti dei seggi. Un problema, riscontrato in quasi il 63% dei comuni della BiH, che probabilmente è il segnale che le recenti modifiche apportate alla legge elettorale della BiH stanno dando i primi risultati. Come ha spiegato Jelena Tanasković-Mićunović della coalizione Pod lupom, “gli attori politici ‘fantasma’ e altri soggetti che erano intenzionati a compiere manipolazioni all’interno dei seggi elettorali con tutta probabilità hanno rinunciato alle loro intenzioni”, scoraggiati dall’aumento delle sanzioni per tali infrazioni previsto dalla nuova normativa elettorale.

Abuso delle risorse pubbliche alla vigilia delle elezioni

Stando ai dati diffusi da Transparency International BiH, i politici bosniaco-erzegovesi stanno ampiamente sfruttando le lacune legislative in materia di spesa pubblica per promuovere se stessi e i propri partiti. L’ong denuncia un rilevante aumento della spesa pubblica, avvenuto nelle ultime settimane, quindi prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale, con l’avvio di lavori per la realizzazione di diverse opere pubbliche e la concessione di aiuti una tantum a determinate categorie della popolazione, azioni che, secondo i rappresentanti di Transparency International, sarebbero motivate dal desiderio di alcuni politici di comprare i voti. Le persone coinvolte in queste operazioni non rischiano alcuna sanzione, perché la legge elettorale, comprese le modifiche recentemente introdotte dall’Alto rappresentante, non può essere applicata al periodo precedente all’avvio ufficiale della campagna elettorale.

Gli osservatori di Transparency International hanno segnalato 226 opere pubbliche concluse negli ultimi due mesi, per un totale di 175 milioni di marchi (circa 87,5 milioni di euro). Nello stesso periodo – denuncia Transparency international – sono state organizzate decine di cerimonie di inaugurazione e di chiusura dei lavori pubblici in cui alcuni politici hanno promosso se stessi e altri candidati delle loro liste per le prossime elezioni, invitando i presenti a votare per loro. Negli ultimi due mesi è stata avviata la realizzazione di ben 224 opere pubbliche e, sempre coi soldi pubblici, sono state organizzate numerose manifestazioni, ricevimenti con musica dal vivo e concerti degli artisti di tutta la regione, che hanno visto la partecipazione di alcuni candidati alle prossime elezioni che non hanno perso l’occasione di rivolgersi ai presenti.

Nelle ultime settimane si è assistito anche ad una campagna di concessione di aiuti una tantum per un valore complessivo di 200 milioni di marchi (100 milioni di euro) che, secondo Transparency International, rappresenta una forma di compravendita indiretta di voti. Le autorità ai vari livelli di governo (entità, cantoni, comuni) hanno concesso diversi contributi una tantum – in particolare ai giovani, alle neo-mamme, alle famiglie numerose e ai pensionati – e tutta una serie di incentivi per varie attività.

A differenza di altri paesi della regione, la Bosnia Erzegovina non dispone di una normativa che prevede i limiti alla spesa pubblica durante il periodo immediatamente precedente alla campagna elettorale, una lacuna che – come sottolinea Transparency International – anche quest’anno è stata abilmente sfruttata da alcuni politici per conquistare consensi.

Partiti sempre più numerosi e compravendita di posti presso il seggio elettorale

Stando ai dati diffusi dalla CIK, alle imminenti elezioni in BiH parteciperanno 145 attori politici, un numero senza precedenti che conferma la tendenza al rialzo registrata nel corso degli ultimi anni. A suscitare preoccupazione è il fatto che alcuni candidati indipendenti presentatisi alle elezioni amministrative del 2020 non avevano ottenuto alcun voto, fatto che induce a pensare che queste persone non erano state spinte a candidarsi dal desiderio di conquistare il potere bensì da altri motivi. Uno dei possibili motivi riguarda la compravendita di poltrone nei seggi elettorali .

Come spiegano i rappresentanti della coalizione Pod lupom, la partecipazione di gran numero di forze politiche alle elezioni non equivale al pluralismo politico, perché si tratta perlopiù di attori politici “fantasma”, ossia di persone che decidono di candidarsi non per conquistare il potere, bensì per poter compiere varie frodi e irregolarità.

Anche la CIK è a conoscenza della pratica di compravendita di poltrone nei seggi elettorali che, pur rappresentando il livello più basso dell’amministrazione elettorale, svolgono un ruolo cruciale durante le operazioni di voto. Tuttavia, questo fenomeno – ormai talmente diffuso che caratterizza ogni tornata elettorale in BiH e mina la regolarità dell’intero sistema elettorale – è difficile da documentare e provare perché di solito si basa su accordi informali tra diverse forze politiche.

La legge elettorale della BiH prevede che tra i componenti di un seggio elettorale non possa esserci più di un esponente di un partito politico, ma la realtà è ben diversa. Capita anche che tutti i componenti di un seggio elettorale appartengano allo stesso partito, situazione che fa sorgere seri dubbi sulla regolarità delle operazioni di voto in quel seggio.

Ci sono tre modi di incidere in modo illegittimo sulla composizione dei seggi elettorali: la compravendita diretta di poltrone, il cambio di componenti e la nomina di candidati “fantasma”. Secondo gli esperti, le manipolazioni riguardanti la composizione dei seggi elettorali rappresentano una delle forme più diffuse di corruzione politica in Bosnia Erzegovina.

L’OSCE ha più volte definito i seggi elettorali come l’anello più debole del sistema elettorale della BiH, invitando le autorità a migliorare la normativa elettorale focalizzandosi proprio sulla composizione e l’operato dei seggi elettorali dai quali dipende l’integrità dell’intero sistema.

Sono 3.368.666 i cittadini bosniaco-erzegovesi iscritti alle liste elettorali che saranno chiamati a votare alle imminenti elezioni fissate per il prossimo 2 ottobre. Di questi 96.966 voteranno per corrispondenza. Alle elezioni parteciperanno 145 attori politici, tra cui 90 partiti, 38 coalizioni e 17 candidati indipendenti. Si voterà per eleggere i membri della Presidenza tripartita della BiH, per il rinnovo della Camera dei rappresentanti dell’Assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina e dell’Assemblea parlamentare della Federazione BiH, per l’Assemblea popolare della Republika Srpska e per i parlamenti cantonali della Federazione BIH, nonché per eleggere il presidente e i due vicepresidenti della Republika Srpska.


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