Il premier albanese Edi Rama e quello greco Kyriakos Mitsotaki © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Il premier albanese Edi Rama e quello greco Kyriakos Mitsotaki © Alexandros Michailidis/Shutterstock

La Grecia minaccia l’uso del veto contro l’integrazione europea dell’Albania se ad Alfred Beleri non verrà permesso di prestare giuramento come sindaco di Himara. Beleri, albanese di etnia greca, è stato arrestato per compravendita di voti a due giorni dalle elezioni

22/09/2023 -  Gentiola Madhi

Le relazioni tra Tirana e Atene negli anni sono state spesso altalenanti. Di recente sembrava si fosse raggiunta un’intesa politica per la risoluzione della disputa sulla delimitazione del confine marittimo, ma inaspettatamente a metà maggio si è consumata una nuova rottura, con la città costiera di Himara oggetto di contesa tra i due governi. 

Alfred Beleri, candidato di etnia greca della coalizione di centro-destra per il Comune di Himara, è stato arrestato dalla polizia albanese in flagranza di reato due giorni prima delle elezioni amministrative con l’accusa di corruzione per fini elettorali. Beleri avrebbe promesso circa 400 euro a otto cittadini in cambio del loro voto. 

Non si è fatta attendere la reazione da parte del governo greco che ha subito chiesto al governo albanese la sua liberazione. Nel frattempo Beleri era riuscito a vincere la competizione elettorale con uno stretto margine di 19 voti rispetto al sindaco uscente Jorgo Goro, anch’egli di etnia greca ma supportato dal Partito Socialista.

Durante la campagna elettorale Beleri aveva suscitato clamore con la dichiarazione ad un media greco di volersi impegnare per l’ellenizzazione di Himara una volta eletto. In seguito, si è giustificato affermando che si è trattato di una traduzione errata delle sue parole in albanese, negando qualsiasi accusa e considerando il suo arresto frutto di una decisione politica. 

La città costiera di Himara © Jana Janina/Shutterstock

La città costiera di Himara © Jana Janina/Shutterstock

Le pretese di Atene

Da quel momento il governo greco guidato da Kyriakos Mitsotakis ha rivolto diversi appelli a Tirana per un’immediata scarcerazione di Beleri, sottolineando come il suo arresto costituisse una violazione dei diritti delle minoranze e un mancato rispetto dello stato di diritto. In seguito, Atene ha provveduto a modificare le sue richieste, chiedendo che Beleri fosse messo nelle condizioni di prestare giuramento come sindaco e non decadere dalla funzione. 

La pressione politica della Grecia sul governo albanese si è intensificata nel tempo, con diverse figure politiche pubblicamente attive sul tema a livello nazionale ed europeo. Tra le scelte più discusse, quella di non invitare il premier albanese Edi Rama all’evento per celebrare il 20° anniversario del Summit di Salonicco tra l’UE e i Balcani occidentali nell’agosto scorso. La mossa è stata recepita come un segnale chiaro circa le prospettive di avanzamento nel processo di integrazione europea dell’Albania. 

“La questione [di Beleri] getta un’ombra sulle relazioni bilaterali con l’Albania […] Si tratta di una chiara violazione del diritto internazionale [...] e avrà implicazioni più ampie per lo sforzo dell’Albania di avvicinarsi alla famiglia europea", ha dichiarato il premier Mitsotakis durante la fiera internazionale del commercio a Salonicco.

La minaccia dell’uso del veto contro l’integrazione europea dell’Albania non giunge nuova, anche se fino ad oggi non si è mai concretizzata. È poco chiaro invece l’interesse specifico della Grecia, visto il considerevole impegno politico investito sul caso Beleri e non sembra trattarsi solo di una sensibilità verso la potenziale violazione dei diritti delle minoranze greche nel sud dell’Albania. L’UE ha diversi strumenti a disposizione per monitorare ed esercitare pressione sui governi dei paesi candidati per casi di violazione dei diritti umani. Non c’è ragione di avviare un nuovo contenzioso bilaterale e ostacolare ancora una volta il processo di allargamento ai paesi dei Balcani. 

Per altro il Comune di Himara è stato guidato negli anni da un sindaco appartenente alla minoranza greca, la quale rappresenta circa il 15% della popolazione locale secondo i dati del censimento del 2011. Per contro, la politicizzazione del caso Beleri in Grecia appare connessa all’agenda politica nazionale. Lo sviluppo della vicenda ha coinciso con le elezioni politiche della primavera scorsa nelle quali il partito di Mitsotakis ha trionfato. Ad ottobre la Grecia ha in programma le consultazioni amministrative e il caso Beleri potrebbe alimentare il supporto popolare al suo partito conservatore Nuova Democrazia.

La risposta di Tirana

L’appello di Atene sulla liberazione di Beleri è stato visto in Albania come un’interferenza negli affari interni di Tirana e come una pressione indebita sul sistema giudiziario, che minaccia la credibilità del processo di riforma in corso. La riforma è stata fortemente voluta dall’UE ed è considerata il suo fiore all’occhiello tra le riforme realizzate nei paesi dell’allargamento.

“Qualsiasi tipo di ingerenza a qualsiasi parte del sistema giudiziario non troverà sostegno, ma nemmeno la nostra comprensione. Non interferiamo nelle questioni del sistema giudiziario, non commentiamo le decisioni dei nuovi organi di giustizia”, ​​ha precisato Rama in conferenza stampa.

Mentre il governo resta fermo nella sua posizione, nei media albanesi si allude al fatto che la Grecia sarebbe interessata principalmente al nuovo censimento della popolazione, appena avviato in Albania. In qualità di sindaco, Beleri avrebbe diretto accesso alla gestione dei gruppi di lavoro per il censimento della popolazione locale e potrebbe favorire il raggiungimento della soglia del 20% di cittadini di etnia greca, permettendo così l’uso delle due lingue negli uffici pubblici. 

Beleri invece ha denunciato la sua detenzione mettendola in relazione alla speculazione edilizia: “L’unica ragione per cui sono [detenuto] è perché [vogliono] appropriarsi delle proprietà dei residenti etnici greci, per conto di investitori strategici che sono per lo più amici del governo e del primo ministro”. L’accusa di Beleri si riferisce alla concessione in usufrutto per trent’anni di un’area costiera nei pressi di Himara per la costruzione di un resort di lusso ad Artan Gaçi , un ex deputato del Partito Socialista e marito del ministro degli Esteri Olta Xhaçka, destituita dalla carica il 4 settembre scorso.

In linea di massima, c’è un ampio consenso nell’opinione pubblica albanese nel criticare la scelta di Sali Berisha e dei suoi alleati di candidare Beleri a sindaco di Himara, visto che non ha mai scontato la condanna a tre anni di reclusione per vilipendio dei simboli nazionali albanesi, fuggendo all’estero fino alla prescrizione del reato.

Il 18 settembre scorso, la Corte Speciale d’Appello contro la corruzione e la criminalità organizzata in Albania ha confermato la sua detenzione preventiva fino alla conclusione del processo. Intanto, si attende la pronuncia delle autorità sull’eventuale possibilità che sia autorizzato a prestare giuramento come sindaco, cosa che la legge non sancisce in modo chiaro.

Nel frattempo il premier Mitsotakis è stato invitato da Rama a Tirana per il summit annuale del Processo di Berlino, previsto per il 16 ottobre prossimo. Un’apertura da parte del governo greco in questa direzione sarebbe nell’interesse di entrambi i paesi. La Grecia ha tutto lo spazio per tutelare gli interessi della minoranza greca nel corso dei negoziati di adesione dell’Albania e al contempo svolgere il ruolo di leader regionale all’interno dell’UE in materia di politica di allargamento, sfidando così la nomea circa le sue relazioni difficili con quasi tutti i paesi confinanti.


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