Foto: Reza, Azerbaijan International

Human Rights Watch denuncia i continui arresti e i processi ai danni di esponenti dell'opposizione in Azerbaijan. Si teme un processo non equo per tre leader di un movimento giovanile accusati di "attentare al governo"

04/04/2006 -  Anonymous User

Da Human Rights Watch 31 marzo 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin

Human Rights Watch chiede al governo dell'Azerbaijan di assicurare un processo equo a tre leader di un movimento giovanile dell'opposizione le cui udienze iniziano oggi a Baku. Il processo contro i tre giovani segue il loro arresto avvenuto prima delle elezioni parlamentari del novembre 2005 che l'Organizzazione per la Sicurezza in Europa, l'Unione Europea ed altri hanno dichiarato non aver raggiunto gli standard internazionali.

Ruslan Bashirli, a capo del gruppo giovanile "Yeni Fikir" (Nuovo Pensiero), è accusato di aver tentato di rovesciare con la forza il governo e di essere coinvolto in attività economiche illegali. Le stesse accuse vengono rivolte anche ad altri leader di Yeni Fikir Said Nuti e Ramin Tagiv.

"Il contesto ed il momento dell'arresto sembrano suggerire che il caso abbia motivazioni politiche" ha affermato Holly Cartner, direttore esecutivo della divisione Europa e Asia Centrale di Human Rights Watch. "Getta un'ombra ancora più scura sulle elezioni parlamentari del 2005, che sono state condotte in maniera fraudolenta".

Le autorità azere hanno arrestato i tre leader di Yeni Fikir nell'agosto e settembre 2005, durante la campagna elettorale verso le elezioni parlamentari di novembre. Yeni Fikir è un movimento molto vicino a "Fronte Popolare", un partito dell'opposizione. Prima delle elezioni, le autorità hanno arrestato decine di altre persone, inclusi molti ex funzionari di governo e importanti figure nel campo degli affari con presunti legami con i partiti dell'opposizione. A loro carico imputazioni simili: attività sovversive e accuse di aver commesso altri crimini contro lo stato.

Il 6 agosto forze dell'ordine in uniformi mimetiche e maschere nere hanno arrestato Ruslan Bashirli, il giorno seguente l'Ufficio del Procuratore Generale lo ha accusato di attentare al governo, di essersi incontrato in luglio con ufficiali dei servizi segreti armeni in Georgia e di aver accettato 2.000 $ da loro. Bashirli è stato quindi interrogato per due giorni alla presenza di un avvocato designato dallo stato anziché di quello che lui aveva esplicitamente indicato come avvocato difensore. Bashirili avrebbe comunicato al suo avvocato che durante tale interrogatorio le forze di polizia avevano fatto pressioni su di lui affinché fornisse prove contro Ali Keremili, leader del Partito del Fronte Popolare, proponendogli la libertà entro 24 ore che se avesse fatto un annuncio d'accusa a Keremili in televisione. Bashirili si è rifiutato di rilasciare tale dichiarazione.

Secondo quanto dichiarato dall'avvocato di Bashirli a Human Rights Watch, il giovane conferma di essere stato in Georgia, ma ad incontrare membri di organizzazioni della società civile e i fondi avevano lo scopo di finanziare attività di democratizzazione.

Il 12 settembre la polizia ha arrestato Said Nuri accusando anche lui di attentare al governo: secondo le autorità mentre era in Polonia tra luglio e agosto avrebbe organizzanto armi ed equipaggiamenti per un colpo di stato in Azerbaijan. Nuri è stato in Polonia durante quel periodo per una conferenza sponsorizzata dall'Istituto Europeo per la Promozione della Democrazia, un'organizzazione basata a Vienna che appoggia individui ed organizzazioni che lavorano per promuovere la democrazia nel sud ed est Europa. Il 14 settembre la polizia ha arrestato Ramin Tagiev con le stesse accuse oltre all'imputazione di "influenzare l'opinione della popolazione propagandando la falsità sulle elezioni".

Dopo gli arresti i tre uomini sono stati incolpati anche di attività economiche illegali.

Per giorni dopo l'arresto di Bashirli, le televisioni azere controllate dallo stato hanno trasmesso un video che lo mostrava bere ad un tavolo insieme ad un altro membro di Yeni Fikir, Osman Alimuradov, e a due uomini che secondo il governo sarebbero stati agenti armeni. Secondo la procura gli uomini ritenuti agenti armeni avevano filmato l'incontro e poi avevano consegnato la cassetta ad Alimuradov, minacciandolo di utilizzarla contro i membri di Yeni Fikir nel caso avessero cambiato idea in merito alla cooperazione con loro.

Secondo il governo inoltre è stato Alimuradov stesso che dopo un ripensamento ha deciso di informare le autorità azere su Bashirii e ha consegnato il video con le prove. Non è chiaro come le emittenti televisive abbiano ricevuto le copie del filmato.

In molti luoghi pubblici a Baku sono stati esposti cartelloni raffiguranti immagini del video, accanto a chiare fotografie di presunti corpi di azeri uccisi e mutilati dalle forze armene durante la guerra del Nagorno-Karabakh, che coinvolgerebbero Bashirili in collusione con gli agenti dei servizi di sicurezza armeni. Non si sa chi abbia creato e distribuito questi cartelloni.

"Il governo dell'Azerbaijan è noto per accuse contro esponenti dell'opposizione con motivazioni politiche. Il caso di Yeni Fikir rientra in questo quadro" ha affermato Cartner. "Siamo profondamente preoccupati che ai tre uomini non venga garantito un processo equo".

In Azerbaijan già in passato si sono verificati arresti di appartenenti all'opposizione avvenuti durante il periodo elettorale, senza garanzia di processi equi. Nell'ottobre 2004, in seguito alle fraudolente elezioni presidenziali e alle violenze post-elezioni, sette leader dell'opposizione sono stati condannati con accuse di organizzare e partecipare a disordini di massa e di resistenza o violenza verso pubblici ufficiali. Human Rights Watch ha documentato torture durante la detenzione preventiva nei confronti di quattro dei sette imputati. I testimoni in questo processo hanno inoltre denunciato alla corte che la polizia e i procuratori li avrebbero torturati per far rilasciare loro dichiarazioni volte ad incriminare altri esponenti dell'opposizione. L'accusa che i leader dell'opposizione condannati siano prigionieri politici è ampiamente condivisa.


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