Ankara sì o Ankara no? Il dibattito pubblico sull'adesione della Turchia all'UE sembra spesso schiacciato sui due estremi, tra chi è favore e chi assolutamente contrario. Una ricerca mostra che tra i parlamentari europei non è però così

29/10/2012 -  Stefano Braghiroli

Come percepiscono i parlamentari europei la Turchia e qual è il loro atteggiamento di voto quando in ballo c'è la membership di Ankara? Uno studio che ho di recente condotto con il supporto del Scientific and Technological Research Council of Turkey (TUBITAK), ha provato a rispondere a queste importanti domande, mettendo in luce dinamiche complesse e un'immagine del Parlamento europeo con molte più sfumature di quanto ci si potesse aspettare.

Le preferenze, le paure, e le visioni del Parlamento europeo

La Turchia è paese candidato all'adesione nell'UE dal 1999 e ha ufficialmente aperto le negoziazioni nel 2005. Tuttavia, fin dall'inizio il percorso di avvicinamento si è rivelato molto incerto dato l'alto livello di diffidenza tra gli attori in gioco e i numerosi veti incrociati espressi in più occasioni durante il processo di negoziazione. Negli ultimi anni le trattative sembrano in una fase di stallo, mentre il traguardo di una piena adesione appare sempre più distante. Il Parlamento europeo – a differenza di quanto potrebbe sembrare – è un attore chiave in questo processo e gioca un ruolo molto importante, se non altro perché rappresenta l'unica istituzione eletta direttamente dai cittadini europei e, seppur in maniera imperfetta, dovrebbe rifletterne le preferenze, le paure, e le visioni.

Per rappresentare il modo in cui gli europarlamentari percepiscono la Turchia sono state utilizzate una serie di domande incluse in due recenti sondaggi di opinione (European Elites Survey e Transatlantic Trends Leaders) che hanno interessato all'incirca 200 parlamentari europei. D'altro canto, al fine di ottenere una misura empirica dell'attitudine di voto nei confronti della membership di Ankara e della loro caratterizzazione, positiva o negativa, lo studio ha codificato tutti i voti nominali su “cose turche” che hanno avuto luogo in questa legislatura. Questo processo ha portato alla definizione di due misure: di percezione della Turchia e di atteggiamento di voto verso la membership turca. In entrambi i casi i due indicatori, calcolati a livello di singoli parlamentari, sono orientati da 0 (massima attitudine/percezione negativa) a 1 (massima attitudine/percezione positiva).

Atteggiamento di voto verso la membership turca

Guardando alle attitudini di voto nei confronti della membership turca i parlamentari appaiono nettamente divisi. Un 43% del campione presenta un atteggiamento di voto negativo, un 37% presenta invece attitudini positive, mente il 19% del campione rientra nella categoria mediana, che rispecchia un approccio neutrale, vicino alla media del Parlamento europeo (0,53). Tra le delegazioni nazionali che presentano le attitudini di voto più fredde rientrano, in linea con quanto ci si potrebbe aspettare, quella cipriota (0,2) e quella greca (0,27), seguite dai parlamentari austriaci (0,37), olandesi (0,46), e francesi (0,49). Tra le delegazioni con l'atteggiamento di voto più positivo emergono quelle scandinave e molte dell'Europa centro-orientale (Romania, Repubblica ceca, Slovenia, Estonia). In particolare, le delegazioni svedesi, danesi, e finlandesi registrano rispettivamente punteggi di 0,67, 0,62, e 0,59, e confermano una generale attitudine positiva dei paesi nordici nei confronti di Ankara, confermata anche dai dibattiti in Consiglio, a livello di capi di stato e di governo. Nel caso, delle delegazioni dei paesi della nuova Europa non è da escludere il fenomeno, già riscontrato in altre arene, di “solidarietà da allargamento”. La delegazione italiana, con un punteggio di 0,51, si presenta quasi perfettamente in linea con la media europea.

Guardando ai gruppi parlamentari, la questione della membership di Ankara sembra assumere una connotazione fortemente ideologica, con il supporto per l'adesione che diminuisce sensibilmente spostandoci dalla sinistra alla destra dell'emiciclo. Tra i gruppi con l'atteggiamento di voto più positivo troviamo i Socialisti & Democratici (0,87) ed i Verdi (0,71), mentre tra i più scettici possiamo annoverare i conservatori del Partito popolare europeo (0,34) e gli euroscettici di Europa della Libertà e della Democrazia (0,29). Una interessante eccezione al trend ideologico è rappresentata dal gruppo della sinistra radicale, che presenta il punteggio estremamente basso di 0,31. Tale atteggiamento sembra avere due ragioni di fondo, una ideologica ed una strategica. La prima è determinata dal tradizionale supporto della sinistra radicale per la causa curda, che per riflesso pare indurre un atteggiamento intransigente nei confronti di Ankara. La seconda, sembra derivare dagli equilibri interni al gruppo di cui è componente essenziale il partito Progressista dei Lavoratori cipriota (AKEL), l'unica forza del gruppo che possa esprimere un capo di stato e di governo al Consiglio.

Percezione della Turchia 

Se guardiamo alla percezione che i parlamentari hanno della Turchia, è possibile osservare una generale rispondenza con le attitudini di voto. Nella maggior parte dei casi la differenza tra percezioni e atteggiamenti di voto è di pochi decimali. Si riscontrano tuttavia tre importanti eccezioni, rappresentate dalle delegazioni polacca, inglese, e tedesca. In particolare, nel caso dei parlamentari polacchi la percezione registrata è più positiva rispetto a quella emersa dalla misura delle attitudini di voto, mentre nel caso dei parlamentari inglesi e tedeschi il trend è opposto. Il caso della delegazione nazionale tedesca è molto indicativo e denota un comportamento pragmatico, dato che, a fronte di una percezione negativa della membership turca, l'atteggiamento di voto appare tutto sommato orientato verso il polo positivo (con una differenza di otto punti percentuali).

Interessanti casi di disconnessione (mismatch) tra percezioni registrate ed atteggiamenti di voto si riscontrano anche in numerosi gruppi parlamentari. In particolare, nel caso dei Socialisti & Democratici e Verdi l'immagine della Turchia è decisamente meno positiva di quanto emerge dai voti espressi, nella misura rispettivamente di -23% e -17%. Il fenomeno opposto si registra nel caso della delegazione del Partito popolare europeo (+13%) e della sinistra radicale (+27%).

Per concludere, è interessante notare come casi di mismatch rilevanti interessino all'incirca il 30% dei parlamentari inclusi nel campione, evidenziando la presenza di stili di comportamenti pragmatici – disconnessi dalle preferenze individuali dei legislatori – e rispondenti a logiche differenti, basate sulla percezione di interessi nazionali o di partito. In questo senso, lo studio evidenzia come il fenomeno non interessi in modo uniforme tutti i parlamentari, ma in particolare coloro che presentano atteggiamenti positivi o prevalentemente positivi nei confronti dell'adesione di Ankara. In altre parole, mentre coloro che hanno a cuore la membership turca, pur presentando un atteggiamento di voto generalmente coerente con questa visione, accettano talvolta di votare in maniera opposta per ragioni di convenienza tipicamente legati a disciplina di gruppo o interesse nazionale, i parlamentari che si oppongono all'adesione della Turchia appaiono molto meno propensi ad assumere atteggiamenti pragmatici in tale contesto, evidenziando la caratterizzazione fortemente ideologica ed identitaria del dossier turco.


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