La folla riunita a Belgrado nella sera del 3 maggio (foto M. Moratti)

La folla riunita a Belgrado nella sera del 3 maggio (foto M. Moratti)

Mercoledì 3 maggio Belgrado è stata investita da un terribile fatto di cronaca. Un ragazzo non ancora quattordicenne ha sparato con armi da fuoco all'interno della scuola Vladislav Ribnikar uccidendo otto studenti e un bidello. La cronaca della tragedia

04/05/2023 -  Massimo Moratti Belgrado

Sembra un mattino come gli altri a Belgrado, al ritorno di un lungo weekend di primavera contraddistinto da temperature primaverili e picnic nei parchi. La città a dir il vero è abbastanza lenta nel riprendere il suo ritmo abituale. Il traffico è scarso, molti probabilmente ne hanno approfittato per prolungare la breve vacanza di inizio maggio.

La quiete improvvisamente viene interrotta dalle sirene, non una o due come si avverte regolarmente, ma un continuo, incessante ululato delle sirene che una dopo l’altra si rincorrono nelle strade. È in questo momento che si capisce che c’è qualcosa che non va, che non è normale che ci siano così tante sirene in una giornata di maggio.

Il primo bilancio

Le notizie cominciano presto a circolare confuse sui social. “È successo qualcosa di terribile alla scuola Vladislav Ribnikar!” citano i primi tweet. La zona viene immediatamente circondata e bloccata dalla polizia. Man mano che il tempo passa le dimensioni della tragedia cominciano ad affiorare. Prima sembrava che solo il bidello fosse stato colpito a morte, poi dai blog del ministero degli Interni si parla di otto scolari più il bidello per un totale di nove morti. Le identità delle vittime non sono ancora state rese note, ma sembra che tra di loro ci sia anche una cittadina francese . È questo il bilancio provvisorio, mentre altri sei studenti ed un altro insegnante sono rimasti feriti anche se a quanto sembra che la loro condizione stia migliorando .

I dettagli

A sparare è stato un ragazzo inizialmente identificato solo dalle iniziali KK e di cui poi viene rivelato anche il suo nome Kosta K. A quanto riportato è stato lo stesso Kosta a chiamare la polizia alle 8 e 42 una volta compiuta la strage. Il ragazzo, non ancora quattordicenne, non è penalmente perseguibile. Una volta arrestato la polizia ha trovato uno schema delle stanze della scuola, una lista delle vittime e apparentemente nella borsa aveva quatto bombe molotov. Questo è quanto è stato ricostruito finora, il movente che ha spinto Kosta K a commettere tale gesto rimane ancora sconosciuto, anche se è stata menzionata più volte la possibilità che la sua sia stata una reazione al bullismo e alle violenze subite a scuole. Tale ipotesi comunque non è stata confermata. Il padre del ragazzo è stato arrestato. A quanto sembra, teneva le due pistole usate dal figlio in una cassaforte chiusa da una combinazione.

La reazione della gente

In Serbia è stato proclamato il lutto nazionale che durerà tre giorni. La sera stessa della strage (3 maggio), nelle vicinanze delle scuole, studenti, genitori e cittadini si sono radunati per accendere candele, deporre fiori e render omaggio alle vittime. Una processione incessante di diverse migliaia di persone è andata avanti per parecchie ore. Il traffico è stato a lungo bloccato sulla Kneza Miloša e tutte le aree circostanti. In tarda serata un gruppo di cittadini si è recato al vicino ministero dell’Educazione dove ha osservato un minuto di silenzio mentre alcuni cartelli chiedevano le dimissioni del ministro.

Alcune persone depositano corone di fiori a Belgrado sul luogo della strage (Foto M. Moratti)

Alcune persone depositano corone di fiori a Belgrado sul luogo della strage (Foto M. Moratti)

La reazione delle istituzioni

La reazione delle istituzioni e della politica sono iniziate a fioccare fin da subito. Tra di esse quella del ministro dell’Istruzione, Branko Ruvić che ha detto che è stato un “gesto bestiale” ed è evidente l’influenza di internet, dei videogiochi e dei cosiddetti valori occidentali ma che le istituzioni avevano fatto il loro dovere. Lo stesso Vučić in serata ha detto che la Serbia era unita nel dolore e che comunque non c’erano stati errori da parte delle istituzioni. Vučić ha poi fornito ulteriori informazioni sia sulla famiglia che sulla situazione scolastica e personale di Kosta K e infine ha proposto di abbassare l’età della responsabilità penale da 14 a 12 anni. Più composta la reazione del ministro della Sanità Danica Grujičić che ha detto che questa è stata la peggior esperienza della sua vita sia come medico che come persona.

Adesso è il momento del silenzio e della riflessione a Belgrado, ma è facile prevedere che i prossimi giorni man mano che i fatti diventeranno più chiari ci saranno le prime domande, reazioni e che ben presto il dolore per quanto avvenuto a Vračar lascerà il posto alla rabbia che già ieri affiorava nei commenti di molte persone.


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