L'ex premier Georgievski rassegna le dimissioni dalla guida del partito VMRO-DPMNE, tuttavia sono in molti a intedere ciò come una mossa strategica per la sopravvivenza nella lotta per il potere.

30/04/2003 -  Anonymous User

Esattamente una settimana dopo il suo editoriale, definito dal redattore del settimanale "Fokus" Saso Macanovski, "editoriale Mein Kampf", Ljubco Georgievski, ex primo ministro e leader del VMRO-DPMNE, ha deciso di tener fede alla sua recente promessa. Giovedì 24 aprile Ljubco Georgievski ha annunciato che rassegnerà le dimissioni dalla sua carica di leader e presidente del VMRO-DPMNE, una decisione che lui stesso ha definito "irrevocabile".

Ci si attendeva che l'ex premier macedone esponesse le ragioni della sua scelta nel suo ormai consueto editoriale settimanale sul quotidiano "Dnevnik". E di fatto così è accaduto. Nel suo ultimo editoriale, pubblicato il 25 aprile, Georgievski ha detto di essere "stanco di dover rendere conto di tutte le sue mosse e del fatto che la sua persona sia sottoposta ad analisi da giornalisti di secondo rango".

In modo più fermo, egli ha detto che ha deciso di lasciare il partito per il suo stesso bene e guadagno, decidendo che dopo "tre sconfitte elettorali, nel 1999 le elezioni presidenziali, nel 2000 le elezioni locali e le ultime di settembre per il Parlamento", egli si è reso conto che "la sua capacità di attrarre circa 300.000 voti e sufficiente per un forte secondo posto, ma non per la vittoria".

La cosa più interessante in questa dichiarazione è il riferimento alle elezioni presidenziali del 1999 in cui, se la memoria non ci inganna, il vincitore fu il candidato del VMRO-DPMNE Boris Trajkovski. Ciò dimostra la misura della barriera che si è venuta a creare tra Georgievski e Trajkovski a partire dalla crisi del 2001, quando Georgievski ha fatto ritorno alla sua posizione nazionalista mentre Trajkovski si trovò in veste di internazionalista neo-liberale con preferenze per la politica estera degli USA, adottando così una posizione opposta. La barriera è diventata così grande che , ad esempio, Georgievski si è sentito spinto a "scusarsi con gli elettori macedoni" del fatto che Trajskovski sia stato candidato del partito.

Un altro punto interessante nelle relazioni tra Georgievski e Trajkovski è il persistente vociare sul fatto che Trajkovski, con l'assistenza di Dosta Dimovska e alcuni membri del suo gabinetto, sta preparando per sottrarre il VMRO-DPMNE a Georgievski (un'altra versione sostiene che Trajkovski possa formare un nuovo partito politico che raccoglierebbe tutti i membri del VMRO-DPMNE che sono insoddisfatti della leadership di Georgievski). Queste voci possono spiegare la mossa (vista da molti come un sicuro suicidio politico, anche se dovesse sopravvivere fino alla fine del suo mandato) di Trajkovski di assolvere Dosta Dimovksa dalla sua responsabilità nel caso delle intercettazioni telefoniche, meglio noto come "il grande orecchio". Ma recentemente, la stampa ha elaborato in modo esteso sul "fatto" che Georgievski e Dimovska hanno "seppellito l'ascia di guerra" e sono tornati amici, con l'accordo che Dimovska farà ritorno al VMRO-DPMNE in qualità di vice presidente del partito, con Georgievski come eminenza grigia e Nikola Gruevski (ex ministro delle finanze) alla presidenza del partito. Tutto questo è pienamente in linea con la dichiarazione di Georgievski nel suo editoriale dove spiega le dimissioni, dove dice che "il partito dovrebbe trovare 200.000 elettori necessari per la vittoria elettorale, con un nuovo e più giovane leader", e Gruevski rispetta in pieno la descrizione. È giovane, conosciuto nel partito ed è fedele a Georgievski. Inoltre ciò getterebbe completamente fuori scena Trajkovski.

Georgievski ha annunciato che sarà "onorato se il partito decidesse di candidarlo per il Parlamento alle prossime elezioni" e che continuerà il suo impegno politico come "intellettuale indipendente". Che potrebbe essere l'esatta condizione se ha intenzione di continuare a promuovere le idee per una completa separazione etnica in Macedonia e nei Balcani. Per un certo verso, il suo editoriale con le "tesi per la sopravvivenza dello stato e della nazione macedone" ha continuato ad essere al centro dell'attenzione del pubblico macedone e degli analisti. Ljubomir Frckovski, professore di diritto internazionale e consigliere del gabinetto di Trajkovski, ha commentato le idee di Georgievski (ma anche della leadership del DPA), dicendo che "chiunque sa che queste idee sono per sempre al di fuori della politica macedone, e sollevarle crea un problema enorme". Molti analisti e commentatori sono "assolutamente convinti che la mossa del VMRO-DPMNE e del DPA sia coordinata" (Saso Ordanovski su "Forum").

I commenti, comunque, si riferiscono anche alle dimissioni di Georgievski. Molta gente crede che il cambiamento sarà completo solo quando anche Branko Crvenkovski lascerà la presidenza del SDSM (tra l'altro, Gjuner Ismail di "Forum" ritiene che il VMRO-DPMNE sia di fatto la "riserva del SDSM" creato dai servizi di sicurezza per screditare la nozione di opposizione nel paese).

Invece, questa mossa significherebbe un po' di democrazia in Macedonia, dove i leader dei partiti trattano i loro rispettivi partiti come domini privati e non tollerano alcuna differenza di opinione.

Vedi anche:
- Le nuove vecchie idee di Georgievski e Xhaferi
- Rumore attorno al presidente macedone Trajkovski


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