Lendita Haxhitasim

Lendita Haxhitasim

In occasione del tredicesimo anniversario della dichiarazione di indipendenza del Kosovo abbiamo intervistato Lendita Haxhitasim, Ambasciatrice della Repubblica del Kosovo in Italia

17/02/2021 -  Luka Zanoni

Le va di ripercorrere brevemente alcuni degli episodi più significativi della sua carriera diplomatica, e in particolare del suo legame con l’Italia?

Certamente, con molto piacere. Prima però vorrei fare una piccola premessa: servire il paese più giovane d’Europa in Italia, per me non è solo un privilegio, ma anche un onore rappresentare una giusta causa diventata realtà esattamente 13 anni fa con la Dichiarazione d’Indipendenza della Repubblica del Kosovo. Tutto questo contribuisce ad elevare ulteriormente il legame di appartenenza, con grande senso del dovere e profonda responsabilità.

Tornando alla sua domanda, sicuramente uno degli episodi più significativi della mia carriera fu quello di fare parte della prima generazione di diplomatici di carriera della nostra giovane Repubblica, e rappresentarla con orgoglio per i successivi quattro anni presso la nostra Ambasciata a Bruxelles. Successivamente, dopo aver concluso la prima missione nel cuore dell’Unione Europea, spostarsi per una nuova sfida al cuore delle Nazioni Unite a New York, facendo avanzare così a piccoli passi le nostre priorità nazionali di politica estera in una realtà sempre più globale. Queste due missioni, molto desiderabili dai diplomatici di carriera di tutto il mondo, per me hanno avuto un valore inestimabile, perché per la prima volta hanno rappresentato per noi un’occasione unica di essere presenti nel fulcro della politica europea e internazionale. Il fatto di relazionarmi e lavorare quotidianamente con le istituzioni internazionali, di cui purtroppo non siamo ancora parte per una serie di ragioni, significa andare oltre la consueta diplomazia, che diventa raison d’être.

Per quanto riguarda Washington, la mia terza missione consecutiva, è stato il mandato che mi ha permesso di relazionarmi con la diplomazia bilaterale alla pari con un grande paese amico come gli Stati Uniti, che posso confermare con convinzione che è stato fondamentale per la mia crescita professionale.

Ed ora eccomi qui, in Italia, dove tutto ebbe inizio anni fa, quando avviai il mio percorso di formazione universitaria. Vivendo per anni in questo bellissimo paese, ho avuto la fortuna di conoscere e valorizzare di persona questa fantastica terra. Per di più, vi svelo un piccolo segreto, avendo fortemente desiderato di servire il mio paese in Italia prima ancora che diventassimo indipendenti, oggi questa occasione rappresenta per me il coronamento di un sogno, creando un legame unico. Rappresentare la Repubblica del Kosovo in Italia è per me un grande onore, e lo farò non solo con grande senso del dovere, ma anche con tanta passione.

Quali sono i rapporti tra Roma e Pristina? In quale settore c’è maggiore collaborazione e cooperazione?

Le relazioni con l'Italia sono eccellenti e si estendono in un’ampia gamma di collaborazioni bilaterali che coprono diverse discipline. Tuttavia, siamo pienamente consapevoli che ci sono ancora molte potenzialità per approfondire ulteriormente la nostra cooperazione. Nell’attuale contesto globale, che come sappiamo è caratterizzato da svariate complessità e sfide continue, bilateralmente stiamo esplorando e approfondendo insieme le diverse aree di reciproco interesse, al fine di intensificare ulteriormente il nostro partenariato.

Il progresso dell'intenso dialogo politico, accompagnato con gli scambi di visite di massimo livello anche negli ultimi mesi, sono testimonianza dell’espressione del quadro sostanziale e delle eccellenti relazioni bilaterali tra i nostri due paesi. Ora il nostro principale scopo è quello di accelerare ancora di più il ritmo degli scambi e della cooperazione con l’Italia, grazie all’insediamento dei nuovi rispettivi esecutivi.

Questo è anche l'obiettivo primario del mio mandato, ovvero individuare quelle aree di reciproco interesse ancora non pienamente sfruttate, a partire dall'istruzione, gli investimenti economici, l’intensificazione della cooperazione nel campo della sicurezza, della cultura e del turismo, al fine di rafforzare ulteriormente il nostro legame e partenariato con l’Italia amica.

Quanto è cambiata la comunità kosovara in Italia in questi anni? Ce la può descrivere anche in termini numerici e di collocazione territoriale?

I nostri cittadini in Italia vivono con dignità e dedizione, contribuendo con il proprio lavoro alla piena integrazione sociale ed economica. Negli anni, la nostra comunità residente in Italia non è cambiata solo numericamente, ma anche sostanzialmente. La maggior parte dei nostri connazionali, sono arrivati qui subito dopo quella tragica guerra che abbiamo vissuto, e a piccoli passi, con l’impegno di un duro lavoro, hanno creato qui le loro famiglie, costruendo così il futuro dei propri figli. In Italia, i kosovari sono riconosciuti come grandi lavoratori che contribuiscono ogni giorno insieme agli italiani allo sviluppo economico. Sono molto orgogliosa di riportare anche un altro fatto che mi sta a cuore, quello degli studenti kosovari che scelgono ogni anno le migliori università italiane per gli studi e la propria formazione professionale, inserendosi successivamente con successo nel percorso lavorativo sia in Kosovo che in Italia.

Volendo riportare qualche dato numerico, secondo le fonti ufficiali, l’anno scorso erano circa 39.000 i kosovari presenti in Italia, che prevalentemente risiedono in Veneto, Lombardia, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Emilia-Romagna, ma in piccole comunità anche nelle altre regioni d’Italia.

Oggi ricorrono i tredici anni dall’indipendenza del Kosovo. Quanto e come è cambiato il Kosovo in questo periodo?

Per noi tredici anni sembrano tanti e intensi per il percorso di consolidamento dello stato, anche se numericamente possono sembrare pochi. Tuttavia, in questi anni, la Repubblica del Kosovo ha dimostrato con fierezza di schierarsi al fianco dell’Occidente come una nuova democrazia, caratterizzata da tanta dinamicità e voglia di crescere, prendendo forza proprio dal nostro fattore demografico.

Ricordiamoci che solo 22 anni fa siamo usciti da una guerra disastrosa che ha segnato per sempre le nostre vite, e ancora prima di essa noi albanesi del Kosovo eravamo spogliati da ogni diritto civile. Oggi, grazie al contributo di tutti noi, la Repubblica del Kosovo dimostra ogni giorno di essere degna del proprio nome, manifestando i sani principi della democrazia rappresentativa, dello stato di diritto, della giustizia sociale e del rispetto dei diritti dell'uomo. Il contributo attivo dei nostri giovani innalza ulteriormente questo nostro impegno comune, dove la loro partecipazione nelle diverse discipline che vanno dalla scienza all’arte, e nelle partecipazioni sportive, dove quando ne siamo parte, eccelliamo sempre, diventando orgoglio nazionale.

La recente vittoria elettorale di Vetëvendosje!, insieme alle dichiarazioni del suo leader Albin Kurti secondo il quale il dialogo con la Serbia non è tra le priorità, potrebbero alterare i rapporti tra UE e Kosovo?

Senza entrare nel merito delle dichiarazioni, ci tengo a sottolineare che se c’è qualcosa che unisce il nostro spettro politico in Kosovo è l’unità assoluta verso l’integrazione europea. Consapevoli delle sfide che ci attendono, e con la determinazione di affrontare e implementare tutte le altre riforme istituzionali necessarie, rimaniamo in attesa di segnali da parte dell'Ue sulle riflessioni fatte al suo interno. La Repubblica del Kosovo ha l’irremovibile certezza e convinzione che il suo futuro appartiene alla famiglia euro-atlantica.

All’interno dell’Ue ci sono ancora cinque paesi che non hanno riconosciuto il Kosovo come stato indipendente. Quali sono i rapporti tra l’UE e il Kosovo?

I rapporti tra l'UE e il Kosovo sono caratterizzati da un dinamismo complesso, con svariate oscillazioni dall’inizio del nostro percorso ad oggi. A livello procedurale, nel 2015 abbiamo firmato a Bruxelles l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione, che allora sembrava una pietra miliare nelle relazioni tra l’UE e il Kosovo, costituendo un rapporto contrattuale che implica un percorso di riforme composto da diritti e obblighi in un’ampia gamma di settori del nostro stato.

Tuttavia, dopo tanti anni d’attesa, la politica estera dell’UE ha dimostrato ancora una volta debolezze riguardo il Kosovo. A mio modesto parere sono necessari dei segni concreti da parte di Bruxelles, e occorre andare oltre i riferimenti che non pregiudicano le posizioni riguardo allo status che è un dato di fatto. L’Unione Europea, che fonda le proprie basi sui sani principi della libertà e dell’unità, dovrebbe dimostrare la coerenza e compattezza di tutti gli stati membri che la compongono. Oggi, la libertà per noi è rappresentata dalla liberalizzazione dei visti da parte dell’UE, un processo di dialogo iniziato ormai dal 2012, dove il Kosovo ha soddisfatto tutti i requisiti richiesti, ma che tutt’oggi rimane ancora solo una promessa. I nostri cittadini meritano di essere uguali e godere degli stessi diritti degli altri popoli, perché noi siamo europei, il Kosovo è Europa.


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