Rifugiati sbarcano sull'isola di Lebos, 2015 - Wikimedia

Continuano gli arrivi di richiedenti asilo sulle isole greche. 2800 lo scorso mese di agosto. I campi di accoglienza sono sovraffollati e le Ong lanciano segnali d'allarme

05/10/2017 -  Marina Rafenberg

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 2 ottobre 2017)

Secondo gli ultimi dati del governo greco, sarebbero attualmente 13.065 i richiedenti asilo dislocati sulle isole greche del Mar Egeo e il ritmo degli arrivi si è notevolmente accelerato dalla fine di agosto. 2955 persone sono ospitate a Samos, 2798 di loro presso un centro accoglienza che ne potrebbe ospitare 700. Sull'isola di Lesbo vi sono 6061 migranti e rifugiati, dei quali 4470 in un campo pensato per 2330 persone.

Dalla firma dell'accordo Ue-Turchia, il 20 marzo 2016, i richiedenti asilo che arrivano sulle isole greche devono attendere che i loro casi siano analizzati prima di essere mandati sul continente o, in alternativa, essere rimandati in Turchia. Ma le espulsioni di chi ha visto la propria richiesta d'asilo rigettata vengono fatte al rallentatore, perché spesso partono gli appelli. E questo è uno dei motivi per cui i campi sono spesso sovraffollati.

Le Ong e le autorità locali sono molto preoccupate della situazione che, anche se non è comparabile a quella dell'estate 2015, diviene sempre più esplosiva. “Sulle isole dobbiamo affrontare una crisi umanitaria che non si è mai esaurita”, spiega Apostolos Veizis, direttore in Grecia di Medici senza frontiere. “Non vi sono che soluzioni temporanee ai problemi e non è mai stato messo in piedi alcun sistema d'accoglienza di lungo termine”, aggiunge, precisando che alcuni migranti risiedono nei campi ormai da più di un anno.

Il sindaco di Lesbos, Spyros Galinos, si preoccupa del fatto che il governo non ha alcun piano per gestire la situazione. “Stiamo solo aspettando che la bomba esploda”, aggiunge. In una lettera spedita al ministero dell'Immigrazione e al Primo ministro Alexis Tsipras, il sindaco spiega: “Le strutture attuali stanno accogliendo troppe persone rispetto allo spazio disponibile. L'aumento continuo degli arrivi e la lentezza dei trasferimenti verso il continente sono alla base del numero rilevante di richiedenti asilo prigionieri a Lesbos”. Il sindaco chiede al governo greco di agire immediatamente per evitare che la situazione peggiori ancora.

Agli inizi di settembre anche l'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu aveva richiesto che le condizioni d'accoglienza nelle isole fossero migliorate, in particolare con l'invio di personale supplementare come medici, psicologi ma anche operatori sociali per assistere i minori non accompagnati. Sull'isola di Samos, nel nord-est del Mar Egeo, “la situazione è drammatica” denuncia MSF in un suo comunicato stampa. Centinaia di persone sono obbligate ad accamparsi nel bosco, senza servizi sanitari né docce. Antigoni Karkanakis, la responsabile di MSF a Samos sottolinea che “le persone vulnerabili non vengono assistite in modo adeguato e, in queste condizioni, anche coloro i quali sono in buona salute rischiano malattie fisiche o disagio psichico”. Nella città di Vathi, ad esempio, si contano 4000 migranti su 6000 abitanti.

Rispedire in Turchia i richiedenti asilo

Per ora il governo greco non ha inviato alcun rinforzo. Ma la sentenza del Consiglio di stato greco di respingere il ricorso di due rifugiati siriani che contestavano il loro rinvio in Turchia previsto dall'accordo Ue-Turchia potrebbe cambiare la situazione. La sentenza in effetti costituisce giurisprudenza che potrebbe aprire le porte ai primi rinvi forzati di rifugiati. Sino ad oggi nessun siriano è stato rinviato in Turchia. Ma secondo l'accordo Ue-Turchia, nel caso in cui quest'ultima venga giudicata "sicura" per i richiedenti asilo, questi possono essere espulsi dal territorio greco.

Le Ong hanno suonato i campanelli d'allarme dopo questa sentenza sinora inedita. L'Ong greca Metadrasi e la tedesca Pro Asyl avevano previsto da lungo tempo che avrebbero presentato, nel caso in cui il Consiglio di stato greco avesse autorizzato i rinvii, un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo. Anche Eva Cossé, responsabile in Grecia di Human Rights Watch denuncia la decisione del Consiglio di stato: “La giustizia greca autorizza il rinvio di rifugiati siriani ma lo stato turco non fa nulla per proteggere chi fugge dalle persecuzioni. I siriani come gli altri richiedenti asilo debbono affrontare numerosi ostacoli in Turchia”.

Ricollocamento Ue

Altro problema per le Ong è quello della fine, lo scorso 26 settembre, del programma di ricollocamento dei rifugiati dalla Grecia in altri paesi. Secondo questo programma gli stati Ue avrebbero dovuto accogliere almeno 98.000 migranti arrivati in Grecia o Italia. In realtà sono stati fatti solo 29.144 ricollocamenti, 20.066 dalla Grecia e 9.078 dall'Italia. Sono stati pochi i paesi a rispettare i propri impegni.

“Ora che il programma di ricollocamento giunge al termine è necessario che i paesi europei adottino misure necessarie affinché tutte le persone arrivate in Grecia o in Italia e che dovevano beneficiare di tale programma vengano ricollocati rapidamente”, spiega Monica Costa Riba, responsabile del tema migrazioni presso Amnesty International. Secondo quest'ultima occorrerebbe continuare con provvedimenti di questo tipo ed aprirli a persone arrivate anche dopo la firma degli accordi Ue-Turchia. "Questo permetterebbe d'alleggerire la pressione sulle isole della Grecia e migliorerebbe la situazione di chi è ancora là".


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