Nel capoluogo dell'Erzegovina non si tengono le elezioni dal 2008, per dissidi tra croati e bosgnacchi sulla composizione dei collegi elettorali. Entro l'inizio di maggio va trovata una soluzione in vista del voto di ottobre

18/03/2016 -  Rodolfo Toè Sarajevo

Il tempo è quasi scaduto per approvare una riforma dello statuto elettorale della città di Mostar, dove le elezioni amministrative non vengono organizzate dal 2008. Le prossime votazioni locali in Bosnia Erzegovina sono previste per l'inizio di ottobre, il che significa che ai sensi di legge qualsiasi riforma alla normativa elettorale attualmente in vigore dovrà essere approvata entro l'inizio di maggio, cinque mesi prima del voto.

L'antefatto di questa storia è noto, come già scrivevamo su Osservatorio Balcani e Caucaso quattro anni fa: nel 2010 la Corte Costituzionale bosniaca ha stabilito che lo statuto elettorale della principale città d'Erzegovina è contrario alla Costituzione, in quanto violerebbe il principio democratico fondamentale di "una testa, un voto". Con il vecchio ordinamento, infatti, le sei circoscrizioni elettorali (tracciate così da rispettare la divisione etnica della città nei suoi due gruppi principali, croati e bosgnacchi) eleggevano un pari numero di rappresentanti, sebbene avessero un numero di elettori diverso.

L'Unione Democratica Croata (HDZBiH) esige che la città resti una municipalità sola, anche perché così i croati, verosimilmente il numero etnico più numeroso, ne otterranno il controllo. Il Partito di Azione Democratica (SDA) bosgnacco, invece, è più favorevole a delle soluzioni intermedie che permettano di salvaguardare il peso elettorale della minoranza musulmana della città - inclusa, a quanto si dice, anche l'ipotesi di dividere una volta per tutte la città in due municipalità distinte. I due partiti detengono storicamente il controllo di Mostar e pensare di raggiungere un compromesso senza il loro assenso è fuori questione.

Le proposte sul tavolo

In questi quattro anni, occorre sottolinearlo, nulla è stato fatto per cercare una soluzione per Mostar, che ha continuato a sopravvivere in una sorta di lungo interregno del sindaco uscente, Ljubo Bešlić (HDZBiH) che ha assicurato il minimo sindacale di attività all'amministrazione cittadina, adottandone per esempio il bilancio di anno in anno senza il voto del Consiglio municipale (che, in mancanza di elezioni, non esiste). La stampa bosniaca ha riportato ogni sorta di indiscrezione riguardo al fatto che i due partiti avrebbero trovato un accordo (spesso confermando ciò che in molti temono, ovvero la divisione di Mostar lungo il vecchio fronte del bulevar) ma queste voci sono finora rimaste non verificate.

La realtà, e l'unico dato da cui bisogna partire per capire se le autorità bosniache riusciranno a organizzare le prossime elezioni amministrative a Mostar oppure no, è che il gruppo di lavoro interpartitico incaricato di elaborare i punti della riforma elettorale in vista delle votazioni di ottobre ha concluso le proprie attività a inizio marzo. Tra i circa trenta punti da essi presentati non si fa menzione di Mostar.

"Purtroppo siamo costretti a constatare che non è stata avanzata nessuna proposta per risolvere la situazione di Mostar", ha dichiarato ai media bosniaci Branko Petrić, il Presidente del gruppo di lavoro. "Ci aspettiamo - ha concluso - che gli attori politici che possono decidere della questione trovino una soluzione il più in fretta possibile, di modo che le elezioni amministrative possano essere annunciate in tutte le municipalità bosniache entro il 2 o 3 maggio."

Se l'incapacità del gruppo di lavoro di trovare un compromesso aveva fatto temere il peggio (e cioè che le elezioni a Mostar potrebbero essere rinviate per la seconda volta di seguito) nei giorni successivi all'annuncio di Petrić sia SDA che HDZBiH hanno cercato di mettere sul tavolo delle proposte concrete, dicendosi pronti a presentarle direttamente in Parlamento per il voto.

Per quanto riguarda l'HDZBiH, Dragan Čović ha presentato a inizio settimana una proposta che salvaguarderebbe l'unità della municipalità, ritracciando però le circoscrizioni elettorali e le modalità di elezione dei rappresentanti all'interno del consiglio municipale: su 70 rappresentanti, 35 verrebbero eletti in una circoscrizione unica cittadina; 26 dalle circoscrizioni minori e 9 in modalità indiretta, attraverso una lista "di compensazione" che dovrebbe ripartire i seggi in base ai voti ottenuti a livello della municipalità da ogni singola lista. Inoltre, secondo la proposta avanzata dall'Unione Democratica Croata, ciascun "popolo costitutivo" (croati, serbi, bosgnacchi e ostali, ovvero "i rimanenti", quelli che non si riconoscono in nessuna delle tre etnie dominanti) non potrebbe avere più di 17 rappresentanti nel consiglio municipale.

Si tratta di una proposta sulla quale l'SDA ha già espresso le proprie riserve, sottolineando al contempo di stare elaborando un'alternativa - la quale prevedrebbe una sola città amministrata unitariamente, ma (secondo il presidente del partito, Bakir Izetbegović) consentirebbe anche "ampi spazi di autogoverno" per le due comunità di bosgnacchi e croati, sottintendendo con ciò che Mostar, al di sotto di una definizione puramente formale di città unica, verrebbe poi de facto divisa in due unità separate.

"Abbiamo una bozza interna, che non è stata ancora verificata ed è in fase di elaborazione", ha dichiarato recentemente all'agenzia Fena Šefik Džaferović, deputato dell'SDA al parlamento bosniaco. "Si tratta di una proposta che prevede l'esistenza di un sindaco, un vicesindaco e un consiglio municipale unico, e che quindi tutela Mostar come città unita - ma che al tempo stesso prevede la creazione di alcune aree all'interno del suo territorio che dovrebbero assicurare l'uguaglianza di tutti i suoi cittadini."

Un fallimento annunciato?

Non è chiaro se, partendo da queste posizioni, le istituzioni bosniache riusciranno a trovare un accordo e ad approvare in tempo utile la riforma della legge elettorale per Mostar, visto che restano non più di sei settimane di tempo. Quello che è chiaro a tutti, e che viene ripetuto in continuazione, è però che ogni soluzione deve obbligatoriamente passare per l'SDA e l'HDZBiH, due partiti che in ultima istanza dipendono solamente dai propri leader, Izetbegović e Čović. Se i due riusciranno ad accordarsi, la riforma potrebbe essere approvata in parlamento letteralmente dall'oggi al domani. Ma, dato il grande valore simbolico che Mostar ha per l'elettorato di entrambi i partiti, sembra difficile che una tale intesa possa essere raggiunta alla luce della situazione attuale.

La prospettiva che Mostar possa rimanere senza elezioni amministrative per la seconda volta di seguito sembra quindi quanto mai realistica - a scanso di sorprese che, però, sembrano sempre più improbabili. "È vergognoso che, dopo più di sei anni, non si sia trovata una soluzione per Mostar", ha dichiarato a inizio settimana l'Alto Rappresentante Internazionale Valentin Inzko, sottolineando che questa è "la sola città europea dove per più di quattro anni i cittadini non sono stati in grado di scegliere i propri rappresentanti".


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