Le due attiviste Sara Tuševljak e Sunčica Kovačević - foto Buka

Le due attiviste Sara Tuševljak e Sunčica Kovačević - foto Buka

In Bosnia Erzegovina due giovani attiviste impegnate per la difesa dei fiumi sono state colpite da una serie di querele temerarie (SLAPP) intentate dall’azienda belga Green Invest BUK s.r.l. In questa intervista i dettagli della vicenda

09/12/2022 -  Maja Isović Dobrijević

(Originariamente pubblicato sul portale Buka, il 29 novembre 2022)

 

Recentemente in Bosnia Erzegovina due giovani attiviste impegnate per la difesa dei fiumi sono state colpite da una serie di querele temerarie. Una vicenda che si inscrive in un più ampio contesto caratterizzato da costanti intimidazioni e minacce nei confronti degli attivisti ambientali. Il portale Buka ne ha parlato con Lejla Kusturica, direttrice della fondazione Atelier per i cambiamenti sociali di Sarajevo

Entriamo subito in medias res: a che punto è il procedimento contro le due attiviste, Sara e Sunčica, che difendono il fiume Kasindolska?

Nella prima metà di ottobre siamo venuti a conoscenza delle querele per diffamazione intentate dall’azienda belga Green Invest BUK s.r.l contro Sara Tuševljak e Sunčica Kovačević per via del loro impegno in difesa del fiume Kasindolska. Amnesty International ha definito le azioni legali in questione come un classico esempio di querele temerarie (SLAPP), il cui scopo è quello di intimidire e mettere a tacere gli attivisti. Sara e Sunčica hanno ricevuto il sostegno di più 145 organizzazioni della Bosnia Erzegovina e dell’intera regione, ma anche di altri paesi europei e degli Stati Uniti.

Alla fine di ottobre è iniziata l’udienza preliminare nel procedimento avviato sulla base delle due querele per diffamazione presentate dall’azienda belga contro Sara Tuševljak. L’udienza riprenderà il prossimo 27 dicembre e in quella data si terrà anche l’udienza preliminare nel procedimento contro Sunčica Kovačević. È difficile prevedere con precisione come evolveranno questi procedimenti. Ad ogni modo ne informeremo l’opinione pubblica attraverso le pagine Facebook dell’iniziativa Stop izgradnji MHE na Kasindolskoj rijeci [Stop alla costruzione di piccole idrocentrali sul fiume Kasindolska] e della fondazione Atelje za društvene promjene - ACT [Atelier per i cambiamenti sociali].

Ci puoi dire qualcosa di più sulle querele in questione? Perché le giovani attiviste sono state querelate?

Recentemente l’azienda BUK ha intentato tre querele per diffamazione – minacciando di presentarne altre – contro due giovani attiviste bosniaco-erzegovesi (entrambe venticinquenni, studentesse di giurisprudenza) che hanno denunciato pubblicamente gli impatti ambientali, potenziali ed effettivi, delle piccole idrocentrali. Queste azioni legali pretestuose hanno tutte le caratteristiche delle cosiddette SLAPP che vengono sempre più spesso utilizzate da politici e grandi aziende di tutta la regione dei Balcani per intimidire gli attivisti e zittire le voci critiche.

L'azienda Green Invest/BUK s.r.l gestisce la piccola idrocentrale Podivič sul fiume Kasindolska, nel comune di Istočno Sarajevo, e intende realizzarne altre due (Samar [già in via di costruzione] e Slapi) sullo stesso fiume. Sin dall’avvio dei lavori, gli attivisti locali hanno espresso preoccupazione per il potenziale impatto negativo del progetto sul fiume Kasindolska e sull’ambiente circostante, considerando anche il fatto che durante la realizzazione delle vie di accesso al cantiere è stato abbattuto un intero bosco di protezione, provocando l’erosione del suolo.

Ci puoi spiegare meglio cosa sono le SLAPP? Quanto spesso vengono utilizzate contro gli attivisti ambientali?

In parole povere, le cosiddette SLAPP (l’acronimo di Strategic Lawsuit Against Public Partecipation) non vengono intentate per chiedere giustizia, bensì solo ed esclusivamente per silenziare gli attivisti e le attiviste, costringendoli a spendere cospicue somme di denaro per difendersi da accuse infondate.

Il fenomeno delle SLAPP è sempre più diffuso in tutto il mondo. Anche in Bosnia Erzegovina gli ambientalisti sono spesso stati bersaglio di denunce, minacce e ricatti, ma – per quanto a nostra conoscenza – quello di Sunčica Kovačević e Sara Tuševljak è il primo, o tra primi casi di SLAPP nel nostro paese: un’azienda straniera ha intrapreso un’azione legale il cui scopo, a nostro avviso, è quello di perseguire legalmente le due attiviste a causa del loro impegno in difesa dell’ambiente.

Quindi, gli investitori tendono a ricorrere alle querele temerarie per raggiungere i loro scopi?

Si tratta di uno strumento molto efficace, considerando che i procedimenti penali, anche quelli avviati sulla base di querele del tutto assurde, possono protrarsi per anni, indebolendo gli attivisti sia fisicamente che psicologicamente, ma anche finanziariamente. Nello specifico, per quanto riguarda le querele intentate dall’azienda Green Invest/BUK contro Sara e Sunčica, il team legale del querelante ha chiesto tutta una serie di perizie che dovrebbero essere eseguite da vari esperti, e questo porterà ad un ulteriore aumento delle spese del procedimento penale, spese che alla fine dovranno essere sostenute da chi perderà. E la disparità economica tra le parti coinvolte è evidente: da un lato c’è una grande azienda internazionale e dall’altro due studentesse venticinquenni.

Come le querele bavaglio, soprattutto quelle che colpiscono gli attivisti, incidono sulle attività portate avanti dal querelato?

Chi ricorre a questo tipo di azioni legali può raggiungere i propri scopi fino ad un certo punto, ma la principale forza del movimento bosniaco-erzegovese e internazionale in difesa dei fiumi sta nella solidarietà che emerge con particolare evidenza nei momenti difficili. Difendiamo i nostri fiumi con i nostri corpi, li difendiamo anche sui media e nei tribunali, e tutto diventa molto più facile se agiamo uniti e con determinazione.

Sara e Sunčica sanno di non essere sole in questa lotta. Per noi loro due hanno già vinto, perché sono coraggiose e difendono il proprio diritto di esprimersi liberamente e di denunciare determinati fatti. Per loro è molto più facile affrontare questa situazione sapendo di non essere sole.

Come gli attivisti possono proteggersi dalle querele temerarie?

Rispondo citando una recente affermazione di Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. Parlando del fenomeno delle SLAPP come di un esempio da manuale di abuso del diritto da parte di individui e aziende potenti per zittire i giornalisti, i difensori dei diritti umani, gli attivisti e tutte le voci critiche, Mijatović ha sottolineato che non siamo di fronte ad un fenomeno nuovo, ricordando che negli Stati Uniti già negli anni Ottanta del secolo scorso fu approvata una legge anti SLAPP. Mijatović ha invitato i paesi europei a garantire a tutti i cittadini la possibilità di esprimere liberamente la propria opinione senza timore di ritorsioni. Secondo noi, una normativa anti SLAPP è lo strumento più efficace per proteggere gli attivisti che sono colpiti, o potrebbero essere colpiti dalle querele temerarie. In attesa che anche in Bosnia Erzegovina venga adottata una simile legge, continueremo ad essere solidali e a proteggerci a vicenda. Unire risorse e conoscenze è sempre la strada giusta da perseguire nella lotta per la verità!

Quanto conta per gli attivisti vittime di querele bavaglio il sostegno di altri attivisti e organizzazioni impegnate in difesa dei fiumi?

Come ho già detto, tutti i problemi con cui dobbiamo fare i conti diventano più facili da affrontare sapendo di poter contare sull’appoggio di una trentina di associazioni e gruppi informali di cittadini riuniti nella Coalizione per la difesa dei fiumi della Bosnia Erzegovina, ma anche grazie al sostegno della rete EKO-BiH e di molti amici dell’intera regione e di tutto il mondo. Quando i cittadini impegnati in difesa dei canali della Buna organizzano un evento, c’è sempre una massiccia partecipazione di attivisti e attiviste provenienti da Kruščica nei pressi di Vitez, da Travnik, Sarajevo, Fojnica, Kakanj, Jablanica, dalle valle del fiume Neretvica e da altre parti della BiH, che con la loro presenza esprimono sostegno agli attivisti locali. Quando Sara e Sunčica sono venute a conoscenza del fatto che l’azienda belga ha intentato una serie di querele contro di loro, hanno ricevuto tantissimi messaggi di sostegno e molte persone hanno chiesto come poter aiutare.

Essendo consapevoli di stare dalla parte giusta, difendendo un fiume su cui sono cresciute, forti del sostegno di tantissimi attivisti e attiviste ambientali, Sara e Sunčica stanno affrontando egregiamente tutte le sfide e continueranno a lottare con ancora maggiore tenacia per la salvaguardia del fiume Kasindolska.

Pensi che il fatto che molte organizzazioni locali e internazionali si siano mobilitate in difesa di Sara e Sunčica possa avere qualche effetto sull’andamento del procedimento penale contro le giovani attiviste?

Più di 145 organizzazioni e iniziative civiche locali e internazionali – che contano decine di migliaia di membri e centinaia di migliaia di sostenitori – hanno firmato una lettera aperta inviata a tutte le istituzioni competenti a livello nazionale e internazionale, esprimendo così il loro pieno sostegno a Sara e Sunčica.

Nel frattempo, il ministero per i Diritti umani e i Rifugiati della BiH ha inviato una nota all’azienda Green Invest/BUK, invitandola a rinunciare al progetto di costruzione di piccole idrocentrali sul fiume Kasindolska, chiedendo inoltre che venga garantita l’incolumità delle giovani attiviste. È la prima volta che assistiamo ad un’azione di questo tipo da parte di un’istituzione statale ed è un segnale – lo auspichiamo – che le istituzioni bosniaco-erzegovesi si stanno finalmente svegliando.

Ci aspettiamo che il tribunale proceda sulla base delle prove addotte e dei fatti comprovati e che protegga la libertà di opinione e di espressione. Crediamo che vincerà la giustizia. Nel frattempo continueremo a lottare come abbiamo sempre fatto!


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