Vienna - © melitas/Shutterstock

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L’Austria rimane uno dei paesi UE più sinceramente interessati all’allargamento ai Balcani occidentali, ma la sua politica verso la regione soffre di populismo e mancanza di visione. Ne abbiamo parlato con Adelheid Wölfl, storica corrispondente dalla regione del quotidiano Der Standard

23/11/2023 -  Francesco Martino Valona

Storicamente, l’Austria è uno dei paesi UE che ha i rapporti più stretti con l’Europa sudorientale. I Balcani sono ancora presenti nel dibattito politico austriaco? Quali sono gli argomenti che interessano maggiormente il pubblico austriaco?

Sì, scrivendo anche per giornali tedeschi posso dire che i Balcani sono maggiormente presenti in Austria che in Germania, ad esempio. Allo stesso tempo, devo dire che l’interesse verso la regione nella sfera pubblica austriaca è diminuito notevolmente nel corso del tempo. A mio avviso, oggi l’attenzione principale è rivolta agli interessi e ai legami economici. Ciò che manca è la competenza regionale degli attori politici in Austria in tema di Balcani occidentali, molto più visibile in Germania. I Balcani continuano ad essere interessanti perché a Vienna vivono anche molte persone della diaspora e, naturalmente, per la vicinanza fisica. Ecco perché, da corrispondente dai Balcani, riesco ancora a pubblicare molto materiale sui media austriaci, cosa che probabilmente non potrei fare in altri paesi UE.

Quindi è ancora vero il luogo comune secondo cui Vienna è “la capitale dei Balcani”...

Sì, ma direi solo a metà. Naturalmente c’è molta diaspora, ma le cose sono cambiate dagli anni ’90, con l'arrivo dei rifugiati dalla guerra in Bosnia. Quando si parla di migrazione, e questa è una delle principali questioni segnalate sui Balcani occidentali negli ultimi due anni, i migranti non provengono più dai Balcani occidentali. La cosiddetta rotta balcanica che attraversa i Balcani fino all'Austria è stata seguita da vicino dai media, ma a livello politico è stata soprattutto un'opportunità per i politici populisti come l'ex cancelliere Sebastian Kurz per guadagnare qualche punto.

L’Austria ha una politica estera autonoma nei confronti dei Balcani?

Ci sono alcune iniziative, ma nessuna che definirei eccezionale o molto efficace. L’Austria rimane uno dei paesi UE sinceramente interessati all’adesione dei paesi dei Balcani occidentali, principalmente per interessi economici, perché molte aziende austriache sono già presenti nella regione. Naturalmente, per chi fa affari è molto meglio operare in un ambiente basato su regole e senza confini. Ma quando si esamina più a fondo la questione, che cosa può fare un piccolo paese come l’Austria per sostenere realmente le riforme o il progresso? Non vedo un contributo sostanziale, ma non biasimo i nostri politici per questo: siamo troppo piccoli per spingere avanti il processo.

Vede una politica chiara e coerente da parte delle autorità austriache per quanto riguarda la gestione della migrazione che attraversa i Balcani occidentali?

Come ho già detto, dal 2015 si tratta principalmente di convenienza politica. Le persone che arrivano in Austria attraverso i Balcani occidentali passano principalmente da Serbia e Ungheria. È interessante notare che il nostro cancelliere, Karl Nehammer, ha instaurato un quadro di cooperazione sulla migrazione con i governi di Serbia e Ungheria, due populisti di estrema destra e regimi autocratici, ma pone il veto all’adesione a Schengen di Romania e Bulgaria, accusando questi paesi di essere responsabili dell’immigrazione verso l’Austria, il che non è vero. Credo che l’intera questione migratoria sia stata utilizzata in Austria per convenienza politica, per incolpare altri paesi, per creare paure e manipolare l’opinione pubblica, ma non vedo un dibattito trasparente e onesto.

Crede che ci siano anche ragioni più profonde per cui l'Austria è contraria all'adesione di Romania e Bulgaria? Quali sono le conseguenze di questa presa di posizione nei rapporti bilaterali fra l’Austria e questi due paesi?

Credo che si tratti di puro populismo: non ci sono radici più profonde e la posizione dei politici austriaci è molto superficiale. Se si chiede a questi politici: perché bloccate l’adesione di Bulgaria e Romania? Non hanno un vero argomento. È pura distrazione. Allo stesso tempo, non si preoccupano nemmeno di distruggere le relazioni bilaterali, soprattutto con la Romania, nonostante gli enormi interessi economici. È una mentalità provinciale.

Che cosa dovrebbe cambiare affinché la leadership austriaca riveda la sua posizione sull’accesso di Romania e Bulgaria allo spazio Schengen?

Il problema è che nessuno nell’Unione europea capisce l’attuale posizione austriaca. Recentemente ho parlato con i primi ministri di Romania e Bulgaria, ero a Sofia alcune settimane fa. Semplicemente non sanno che cosa vogliano gli austriaci. È una situazione davvero difficile, perché normalmente puoi offrire qualcosa o dire, come possiamo lavorare su questo? Ma all’Austria interessa solo limitare l’immigrazione.

C'è dialogo tra i governi austriaco, bulgaro e romeno?

Penso che ci sia un dialogo tra il governo bulgaro e quello austriaco, infatti la Bulgaria è stata meno critica nei confronti dell’Austria rispetto alla Romania. Il primo ministro bulgaro mi ha detto che stanno cercando di convincere i loro omologhi austriaci, e ovviamente su Vienna ci sono anche pressioni dall’esterno.

Bucarest, invece, è molto critica. E penso che le relazioni bilaterali siano sostanzialmente rovinate. L’Austria in qualche modo ha tradito la Romania, poiché Vienna ha sempre detto al governo romeno che non c’erano problemi sostanziali con Schengen. E poi all'improvviso hanno cambiato idea. Nessuno ha capito cosa fosse successo. Molto probabilmente è stato a causa di una campagna elettorale in Austria, e non ha nulla a che fare con l’immigrazione o con la Romania o altro.

Alla fine credo che, se i Paesi Bassi (l’altro membro UE tradizionalmente più contrario ai nuovi allargamenti di Schengen) accetteranno la Bulgaria e la Romania, l’Austria non potrà opporsi troppo a lungo.


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