11 maggio 2010

di Božidar Jezernik

casa editrice: EDT

anno di pubblicazione: 2010

collana: La Biblioteca di Ulisse

pagine: 336

prezzo: 18,00 euro

Europa Selvaggia racconta la nascita del mito dei Balcani come frontiera esotica e remota. I Balcani rappresentano da secoli la regione più storicamente e politicamente travagliata d’Europa. La stessa definizione geografica è tutt’altro che chiara, e dipende in maniera determinante dalla fortuna o dalla disgrazia che il termine sta di volta in volta vivendo.
Vicina geograficamente e, appunto, pressoché esotica nella sua distanza “umana”, dal punto di vista storico e politico è la regione più instabile del continente, eppure non è stato sempre così, o per lo meno non lo è stato in maniera continuativa. Per lunghi periodi della storia le sue città hanno rappresentato un esempio, se non addirittura un modello, di integrazione multiculturale, multietnica e multiconfessionale.
Il racconto è completamente condotto attraverso le parole dei resoconti di viaggio, in un amplissimo arco che va dal sedicesimo al ventesimo secolo, attingendo a una vastità impressionante di fonti, documentate da un poderoso apparato bibliografico. Temi quali la demonizzazione di quanto non è culturalmente conforme, la diffidenza nei confronti di quasiasi forma di meticciato socio-culturale, la negazione della memoria storica come strumento di controllo politico sono vagliati con grande spirito critico e taglio prettamente antropologico.
Vivace, mai accademico, il libro approfondisce il rapporto tra l’esperienza del viaggio e le sue modalità di narrazione e rappresentazione e spiega moltissimi aspetti di una regione tuttora per molti versi difficilmente comprensibile nonostante la prossimità geografica.

Božidar Jezernik insegna Antropologia culturale all’università di Lubiana. Ha pubblicato diversi studi sui Balcani e sul rapporto tra la regione
e l’Occidente europeo.