Un operaio al lavoro negli stabilimenti Fiat a Kragujevac, aprile 2012 (© bibiphoto/Shutterstock)

Stabilimenti Fiat a Kragujevac, aprile 2012 (© bibiphoto/Shutterstock)

A Kragujevac in futuro si produrranno auto elettriche. Ma per ora lo stabilimento Fiat, chiude. I dipendenti? O si trasferiscono all’estero in altri stabilimenti Stellantis o rischiano il lavoro

16/06/2022 -  Nenad Glišić

(Pubblicato originariamente da Bilten , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)

Alla fine di aprile, Aleksandar Vučić ha pomposamente annunciato la produzione di auto elettriche a Kragujevac. La dichiarazione, ripresa da tutti i media del regime, ha fatto seguito a un incontro con Carlos Tavares, direttore esecutivo del gruppo Stellantis, la multinazionale, quarto produttore di auto al mondo, che dal 2021 riunisce Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA (Peugeot, Citroën e Vauxhall).

Il presidente serbo e il direttore di Stellantis hanno annunciato l'inizio della produzione di questi modelli nel 2024. "Stiamo cambiando completamente la visione dell'economia e dell'ecologia", hanno dichiarato all'unisono i due.

Tuttavia, è stato annunciato un "periodo di transizione" e due settimane dopo i lavoratori sono stati informati che la fabbrica avrebbe cessato di operare nella sua forma attuale. L'"offerta" inviata ai lavoratori è stata quella di lavorare in una delle fabbriche dell'azienda in Slovacchia, Polonia, Italia o Germania fino alla ripresa della produzione a Kragujevac. Questa "offerta" garantisce un salario minimo e una promessa di bonus, di solito inversamente proporzionale: se il salario minimo è più alto, i bonus sono più bassi e viceversa. Coloro che rifiutano questa "offerta" verrebbero licenziati.

Secondo i leader sindacali, i dipendenti di Fiat Chrysler Automobiles (FCA), la parte del gruppo Stellantis che opera con questo nome a Kragujevac, non hanno ancora ricevuto alcuna offerta di contratto. Allo stesso tempo, i funzionari governativi, apparentemente anche loro sconcertati dalla situazione, assicurano con fermezza che non ci saranno tagli ai posti di lavoro. Le proteste dei lavoratori sono state sostenute da quasi tutta la classe politica serba. Le trattative tra governo e rappresentanti dell'azienda sono in corso, con poca trasparenza, proprio come il progetto stesso.

Un solido orientamento antisindacale

I dirigenti di Stellantis sono conosciuti per il loro atteggiamento intransigente nelle trattative con i sindacati. Lo hanno già dimostrato a Kragujevac, dove le proteste dei lavoratori della Fiat-Plastika durano da oltre un anno. Nella città serba il principale impianto di assemblaggio di automobili dispone ancora di un'organizzazione sindacale ereditata dai tempi dell'azienda jugoslava Zastava, mentre nelle fabbriche collaterali di componenti l'attività sindacale è stata ostacolata fin dall'inizio e solo una di esse dispone di un sindacato.

Vi possono essere dei dubbi sul fatto che il governo serbo non fosse informato delle scelte aziendali di Stellantis, non vi è dubbio però che i delegati sindacali siano stati colti di sorpresa. Dopo che è emersa la notizia della chiusura è stata organizzata una manifestazione, alcune vie della città sono state bloccate ma, come specificato in una loro dichiarazione del 16 maggio, i sindacati non parteciperanno ai colloqui tra il governo e i rappresentanti dell'azienda perché la direzione si rifiuta di ascoltare le loro richieste.

Alla fine, è chiaro che la decisione sarà presa tra la direzione dell'azienda e il governo e che il sindacato non cercherà nemmeno di essere coinvolto nel processo decisionale. Per ora i sindacati si sono comunque dichiarati soddisfatti delle promesse fatte dal governo ed hanno deciso di sospendere le manifestazioni. "Il governo ci ha garantito che nessun lavoratore sarà licenziato, che a tutti sarà offerto un programma sociale o che continueranno a lavorare con altre modalità”, affermano.

Fiat, “beneficiaria diligente” degli aiuti pubblici

Durante la sua attività a Kragujevac, l'azienda d’origine italiana ha indubbiamente avuto un impatto significativo sugli indicatori economici e commerciali del paese. Sebbene la 500 L, prodotta a Kragujevac, non sia stata uno dei modelli di maggior successo del costruttore, la Fiat ha comunque contribuito ad aumentare il valore delle esportazioni serbe, al punto dall’essere, per diversi anni, il primo esportatore nazionale, oggi superato solo dall'acciaieria di Smderevo.

Il calo delle vendite dei modelli Fiat prodotti in Serbia ha portato Stellantis a mettere in dubbio la redditività futura della sua attività nel paese. Un comportamento che suona come una sorta di ricatto anche se nel tempo l'azienda ha beneficiato di numerose agevolazioni fiscali, incentivi e sussidi da parte dello stato serbo. Sussidi e incentivi finanziati dai contribuenti serbi mentre si ripeteva il mantra che i paesi e le aziende dell'UE erano "i principali investitori in Serbia".

Nel caso di Fiat e Stellantis, è vero il contrario: i cittadini serbi sono i principali investitori delle società straniere che operano in Serbia. Ciononostante, sono stati esclusi dal processo decisionale, al punto che l'attuale dirigenza non vuole nemmeno ascoltare le loro opinioni. Per questo gli occhi di 2500 lavoratori sono puntati sulla prossima offerta, denominata "programma sociale". Al momento è difficile prevedere quanti di loro accetteranno di andare all'estero.


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