Russia: i rischi della legge antiterrorismo

5 luglio 2016

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Il 24 giugno scorso la Duma russa ha approvato il disegno di legge antiterrorismo che prevede modifiche legislative che porteranno gravi limitazioni alla libertà di espressione, alla libertà di coscienza e al diritto alla privacy. 

La cosiddetta “legge Yarovaya”, prende il nome dalla parlamentare che l’ha redatta, Irina Yarovaya del partito Russia Unita. Per diventare legge dovrà ora essere approvata dal Consiglio della Federazione e firmata dal presidente russo Vladimir Putin, ma sembra che questo percorso sarà veloce e senza intoppi.

Già a partire dal 20 luglio i cittadini russi saranno quindi probabilmente tenuti a informare le autorità su tutto ciò che sanno a riguardo di preparativi di attacchi terroristici, ribellioni armate, e diversi altri tipi di reati. Chi non lo farà rischia fino a un anno di prigione.

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La normativa obbliga inoltre i fornitori di telefonia e internet ad aumentare i tempi di conservazione dei metadati per le comunicazioni scambiate online e a collaborare con le autorità nella decodifica dei servizi di messaggistica criptati come Whatsapp, Telegram o Viber.

Con la “legge Yarovaya“ sarà introdotto inoltre un reato - che prevede pene da 5 a un massimo di 10 anni di reclusione - per chi "organizza o incoraggia le persone a partecipare a disordini di massa". Una norma che limiterà ogni possibile manifestazione di dissenso da parte delle opposizioni.

Sarà vietato anche il proselitismo, la predicazione, la preghiera, o la diffusione di materiale religioso al di fuori dei "luoghi appositamente designati", cioè i luoghi di culto delle istituzioni religiose ufficialmente riconosciute.

Molto critiche nei confronti della legge sono le organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch che ne denuncia i rischi per le libertà individuali dei cittadini.

Edward Snowden, responsabile nel 2013 del Datagate sulla sorveglianza globale messa in atto dal governo americano e che attualmente risiede in Russia, ha definito su Twitter questa legge come un nuovo “Big Brother” per la Russia e “un'impraticabile e ingiustificabile violazione dei diritti dei cittadini” e ha proseguito poi nei tweet dichiarando che "la memorizzazione di sei mesi di contenuti [delle comunicazioni web] non è solo pericolosa, è impraticabile, la sorveglianza di massa non funziona".

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


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