Pesticidi e libertà di parola: il processo riprende a fine novembre

16 settembre 2020

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Ci sarà tempo fino al 27 novembre per sapere se la querela ai danni di Karl Bär dell'Umweltinstitut di Monaco e del documentarista austriaco Alexander Schiebel sarà stata effettivamente ritirata: incriminati per diffamazione aggravata dalla Procura di Bolzano su denuncia dell'assessore altoatesino Arnold Schuler, gli imputati restano in attesa di buone notizie. Buone notizie che, il giorno del processo, erano rimaste a livello di annunci, promesse ed impegni, non cambiando però la realtà processuale.

L'autore austriaco Alexander Schiebel e l'ambientalista Karl Bär
dell'Umweltinstitut di Monaco di Baviera, citati per diffamazione

Il giorno prima del processo, infatti, la pubblicazione di un comunicato stampa sul sito della Provincia autonoma di Bolzano aveva creato un certo scompiglio: dopo tre anni di indagini, dopo tre anni in cui l'assessore e 1300 agricoltori altoatesini non avevano fatto alcuna marcia indietro rispetto alla querela per diffamazione, la Provincia annunciava - forzando decisamente la realtà delle cose - che si era arrivati “al ritiro della denuncia da parte altoatesina”. Qualche riga più sotto l'assessore parlava però al futuro, limitandosi ad annunci e intenzioni (“Ho anche annunciato l'intenzione di ritirare la denuncia per avviare un dialogo costruttivo. Manterremo la parola data e ritireremo la denuncia”). Le parole più esplicite della prima parte del comunicato e del titolo ("Frutticoltura: la Provincia accantona la denuncia e cerca il dialogo") hanno probabilmente risposto a una strategia comunicativa che ha ottenuto i suoi effetti.

In mattinata, ancora prima che il processo iniziasse, la confusione mediatica era diventata una nebulosa di interpretazioni e ipotesi in cui ci si poteva legittimamente chiedere cosa vi facessero i manifestanti riuniti davanti al tribunale, per un processo che, dalle notizie in circolazione, non sembrava neppure esistere.

“E invece il processo si è tenuto – fanno sapere dall'Umweltinstitut di Monaco – perché nonostante l'annuncio di Arnold Shuler, la querela era ancora in piedi, e questo perché non ci sarebbero state le procure per ritirare tutte le altre 1300 querele che accompagnano quella dell'assessore”.

Davanti al giudice è stata comunque confermata l'intenzione di far cadere la querela, ma "è sorprendente – ha dichiarato l'avvocato Nicola Canestrini – che oggi l’assessore Schuler si sia presentato come parte civile chiedendo il risarcimento di un euro insieme ad alcuni esponenti dell’industria frutticola altoatesina costituitisi anch’essi parte civile. Appare evidente che il vero scopo delle accuse penali mosse nel 2017 non fosse quello di risarcire un danno, oggi quantificato in un euro. Con quella denuncia Schuler ha voluto silenziare il dibattito sul massiccio uso di pesticidi in Alto Adige/Südtirol".

La questione quindi riguarda la libertà di espressione e il diritto di critica senza subire intimidazioni. La spada di Damocle di una querela per diffamazione infatti, cui è solitamente legata la prospettiva di un risarcimento oltre che dei costi processuali, è un fattore che esercita una sua funzione-bavaglio. Si tratta di SLAPP, di querele bavaglio, di cause temerarie. Per questo il giorno del processo era uscita con grande rilievo la dichiarazione di solidarietà sottoscritta da OBCT e da un centinaio di organizzazioni in tutta Europa (da Greenpeace a Slowfood, Legambiente e WWF Italia). Ed erano state 200mila le firme raccolte da due campagne online.

Ora gli attivisti sono decisi a non farsi intimorire. L'avvocato Canestrini è ottimista, ma bisognerà aspettare fine novembre per la prossima udienza a Bolzano. E poi forse, a chiusura del processo, si potrà aprire una discussione libera sull'uso di pesticidi in agricoltura.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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