Il ponte sulla Drina a Višegrad, BiH (foto G. Vale)

Il ponte sulla Drina a Višegrad, BiH (foto G. Vale)

Famosa per la sua presenza in celebri romanzi, come quello del Nobel Ivo Andrić, e ricordata per i crimini di guerra perpetrati sulle sue sponde: la Drina è sicuramente uno dei fiumi più noti e descritti della Bosnia Erzegovina. Ve lo raccontiamo in questo reportage a puntate

24/01/2025 -  Giovanni Vale

Per la maggior parte del suo corso la Drina s'apre la strada attraverso anguste gole tra scoscese montagne o attraverso profondi canyon dai fianchi a picco. Soltanto in alcuni tratti le sponde si allargano in aperte pianure per formare, su una o su entrambe le rive, distese solatie, in parte piane, in parte ondulate, atte a essere lavorate e abitate”.

Per molte persone, la prima associazione che viene alla mente, quando si pensa al fiume Drina, è quella con il romanzo più celebre di Ivo Andrić, il cui incipit è riportato qui sopra. Il ponte sulla Drina, pubblicato nel 1945, si svolge in un punto preciso del corso d’acqua, la città di Višegrad, dove “la Drina sembra sgorgare con tutto il peso della sua massa d’acqua, verde e schiumosa, da una catena ininterrotta di nere e ride alture” e in cui “si scorge un grande ponte di pietra, d’armonica fattura, con undici arcate ad ampio raggio”…

Quando ho cominciato le mie ricerche per questa terza puntata della serie di reportage “Raccontare i Balcani a partire dai fiumi” (dopo la Neretva e la Kupa), ho chiesto a molti dei miei interlocutori quale fosse la loro prima associazione con il fiume Drina.

Il nome di Ivo Andrić, premio Nobel per la letteratura nel 1961, ha fatto spesso capolino nelle conversazioni, accompagnato però a volte da un tema completamente diverso e ben più cupo: i crimini di guerra negli anni Novanta.

Bijeljina, Zvornik, Bratunac, Višegrad, Foča… sono solo alcune delle località situate lungo la Drina che sono state teatro di terribili massacri all’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina. E non sono nemmeno le più famose. Goražde, sempre lungo il fiume, subì una sorte simile a quella di Sarajevo, venendo assediata dalle truppe serbe dal 1992 al 1995, mentre Srebrenica, per sempre associata al genocidio dell’estate del 1995, dista dalla Drina appena 10 chilometri.

“Faccio parte di quella generazione nata poco prima della guerra. Avevo dieci anni quando il conflitto è finito. Ho frequentato le scuole nel dopoguerra, seguendo il lavoro dei tribunali, leggendo la documentazione… Purtroppo per me la Drina è ancora sinonimo di crimini di guerra”, mi ha detto un giorno l’analista politico Adi Ćerimagić dell’European Stability Initiative (ESI).

“La Drina è anche un simbolo nella regione. Per il nazionalismo serbo è quel confine che separa due parti che vogliono unirsi”, spiega Ćerimagić, che si chiede: “Riusciremo mai a realizzare la visione dell’Allargamento e a trasformare la Drina da confine e luogo-simbolo legato ai crimini di guerra a semplice fiume tra due Stati membri dell’Unione europea?”.

I tanti volti della Drina

Dal luogo in cui nasce al confine tra Bosnia Erzegovina e Montenegro, dove si uniscono i suoi genitori, i fiumi Tara e Piva, la Drina scorre per quasi 350 chilometri, segnando gran parte del confine tra la Serbia e la Bosnia Erzegovina (e più precisamente la Republika Srpska, fatta eccezione per il breve tratto Ustikolina-Goražde che si trova nella Federazione), prima di gettarsi nella Sava una volta raggiunte le pianure della Voivodina.

Come scrive Andrić, per buona parte del suo corso la Drina è quasi inaccessibile. Spunta improvvisamente dietro ad una curva, stretta in basso tra due ripide colline coperte di boschi, poi scompare di nuovo fino al prossimo vidikovac, o belvedere. Nelle aree più fitte di conifere, come ad esempio nei pressi della montagna e parco nazionale di Tara (Serbia), la Drina non dà udienza prima delle dieci del mattino, coperta anche d’estate da una pesante coltre di nebbia.

Ma la Drina è anche una “massa d’acqua, verde e schiumosa” lungo la quale, in particolare nel tratto più a monte, sono spuntati negli ultimi anni tanti centri di rafting. Questo turismo carico di adrenalina è per un numero sempre maggiore di viaggiatori la porta d’ingresso nei Balcani e il punto di partenza per scoprire la regione, oltre ad essere una fonte di reddito non indifferente per un’area altrimenti economicamente depressa della Republika Srpska.

Scendendo più a valle, la Drina si allarga e sulle sue sponde, che ormai si trovano in due stati diversi, spuntano villette spesso provviste di un piccolo molo. È in questa zona che il fiume diventa una risorsa per i costruttori che qui vengono a cercare sabbia, anche illegalmente. Gli ecologisti si battono allora contro questa pratica, ma anche contro i progetti ben più importanti e presenti su entrambe le sponde, di sfruttamento del litio. Gornje Nedeljice il paesino serbo dove dovrebbe sorgere la grande miniera di Rio Tinto si trova a 12 chilometri dal fiume.

Infine, la Drina non è solo un corso d’acqua. Fino a qualche anno fa, era anche una storica marca di sigarette, prodotte dalla Sarajevo Tobacco Factory. Ma nella primavera del 2022, la fabbrica – una delle prime ad essere inaugurate a fine Ottocento dall’amministrazione asburgica della Bosnia – ha chiuso i battenti.

La Drina è (quasi) un confine linguistico tra la ijekavica e ekavica, le due pronunce principali del serbo-croato. “La differenza tra i due dialetti emerge a partire dal XV secolo”, spiega il linguista Boban Arsenijević dell’Università di Graz, “oggi il confine tra la ijekavica e la ekavica non corrisponde esattamente alla Drina, ma quasi. La linea però si sposta e in futuro si prevede che la ekavica attraverserà il corso d’acqua”.

La Drina a Višegrad, BiH (foto G. Vale)

La Drina a Višegrad, BiH (foto G. Vale)

Raddrizzare la Drina

“Quando è uscito Il ponte sulla Drina nel 1945, Ivo Andrić ne ha inviata una copia all’amico e scrittore Marko Marković [autore de La Drina storta, nda.], con la seguente dedica: Tutte le Drine di questo mondo sono storte, e mai tutte e del tutto potranno essere raddrizzate. Noi, però, non possiamo rinunciare al tentativo di raddrizzarle”, spiega Enes Škrgo, il direttore della casa-museo di Ivo Andrić a Travnik.

La frase è stata interpretata in molti modi, come spesso è successo con tutto quello che è legato al grande scrittore bosniaco, ma per Enes Škrgo, che da anni studia la vita e le opere di Andrić, il suo significato è uno solo. “Ci sono tante ingiustizie, difficoltà o assurdità nel mondo, ma questo non deve farci desistere dalla nostra missione, dal nostro percorso personale per contribuire ad una vita migliore”, afferma Škrgo.

Quasi nascosta com’è nel cuore dei Balcani, la Drina è al centro di molte storie. Ne percorreremo tante nel percorso che ci porterà dal punto in cui nasce alla frontiera bosniaco-montenegrina fino alla sua confluenza nella Sava. Parleremo di guerre e linguistica, sport e litio, letteratura e imperi. A fianco delle vicende più cupe e sinistre, non mancheranno le storie di umanità e di incontro e le traiettorie personali di chi, malgrado tutto, non rinuncia ancora oggi al tentativo di raddrizzare le Drine del mondo.

Prossimo appuntamento alla confluenza dei fiumi Tara e Piva.


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