SLAPP in Montenegro: tra tribunali esitanti e mancate riforme
Le cause strategiche contro la partecipazione pubblica restano una pratica ancora poco riconosciuta nel paese. Il procedimento attualmente pendente davanti al tribunale di Podgorica, avviato da Andrej Vučić, fratello del Presidente serbo Aleksandar Vučić, contro il quotidiano Vijesti potrebbe rappresentare un importante precedente per stabilire una prassi giudiziaria per la gestione delle SLAPP

Scritta “diffamazione” © Shutterstock
Scritta "diffamazione" © Shutterstock
(Originariamente pubblicato dal Montenegro Media Institute il 27 novembre 2025)
Alto funzionario dell’SNS, fratello del Presidente serbo e uomo d’affari, Andrej Vučić ha avviato un procedimento contro il quotidiano Vijesti presso il tribunale di Podgorica nel gennaio di quest’anno per un presunto danno all’onore e alla reputazione. Ciò ha suscitato preoccupazione in una parte dell’opinione pubblica montenegrina ed è stato inoltre evidenziato nel rapporto annuale della Commissione Europea.
La difesa del quotidiano ha descritto questo caso come una SLAPP, che per definizione rappresenta una forma di intimidazione verso media e organizzazioni della società civile, e un tentativo di mettere a tacere voci critiche. È estremamente raro che le SLAPP vengano menzionate nei tribunali montenegrini, a differenza della Serbia — da cui proviene Andrej Vučić — che è uno dei paesi europei con il maggior numero di pressioni di questo tipo contro i giornalisti.
Negli ultimi anni, le SLAPP sono diventate una minaccia sempre più significativa per la libertà dei media e di espressione in tutta Europa, spingendo istituzioni e società civile a intervenire con misure mirate per contrastarle. In questo contesto, il rapporto 2024 della Coalition Against SLAPPs in Europe (CASE), pur non essendo esaustivo, documenta le SLAPP verificatesi e in corso in Europa tra il 2010 e il 2013. Interessante notare che, secondo questo rapporto, il Montenegro è tra i pochi Paesi in cui non sono state registrate SLAPP.
Questo dato colpisce perché le SLAPP sono molto comuni nella regione, soprattutto nei Paesi vicini. Per esempio, in Serbia si contano 56 SLAPP contro giornalisti, whistleblower, ONG o altri soggetti; in Bosnia Erzegovina se ne registrano 54; in Kosovo e Albania rispettivamente 5 e 6 casi.
Il Montenegro è davvero una delle poche “isole felici” in Europa?
Considerando che, secondo il rapporto CASE, oltre l’80% dei querelanti nelle SLAPP sono politici o imprenditori, e che circa il 67% delle cause riguarda corruzione, ambiente o politica, l’assenza di SLAPP registrate in Montenegro appare sorprendente, soprattutto in una regione così interconnessa, dove spesso gli interessi politici, ambientali ed economici hanno natura transnazionale.
Una parte della risposta risiede forse nel fatto che il sistema legale montenegrino non riconosce le SLAPP e che i giudici esitano a identificarle nelle loro sentenze, anche perché, fino a poco tempo fa, mancavano criteri chiari per trattare tali casi come cause volte a intimidire giornalisti e attivisti.
Non esiste nemmeno una giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in materia. Le decisioni precedenti della Corte incoraggiavano i giudici nazionali a respingere richieste di risarcimento molto elevate nei processi contro i media — e casi simili, che prevedevano milioni di euro di compensazioni, sono stati numerosi. In questo modo veniva tutelato il diritto del pubblico a essere informato.
Benché non diffuse quanto in altri Paesi, alcune cause recenti hanno destato allarme nell’opinione pubblica, poiché le autorità hanno deciso di accettare — invece di respingere immediatamente — reclami che, secondo gli esperti, rientrano nelle SLAPP e mirano all’intimidazione. Tra questi, i procedimenti avviati contro lo storico Boban Batrićević, il columnist e scrittore Branо Mandić e la giornalista Vesna Rajković Nenadić.
Dopo una forte pressione pubblica, le autorità hanno interrotto tutti e tre i procedimenti. La situazione è aggravata dal fatto che non esistono meccanismi statali di sostegno per coprire rischi legali, finanziari o altri: l’assistenza rimane volontaria.
Natura delle SLAPP
Sebbene, per definizione, le SLAPP siano avviate da soggetti privati e non dallo Stato, il fatto che spesso politici — agendo come privati cittadini — minaccino o avviino SLAPP rende labile il confine tra attori pubblici e privati. Ciò è particolarmente evidente nei casi in cui, come accaduto in Montenegro, i procuratori pubblici intervengono a seguito di denunce private di politici di primo piano o persone a loro molto vicine.
Anche il concetto di partecipazione pubblica può risultare poco chiaro a molti: se giornalismo e attivismo ambientale sono esempi evidenti, forme come attivismo civico, boicottaggi o whistleblowing possono essere meno riconosciute.
Non sempre le finalità dei querelanti sono evidenti a chi subisce una SLAPP: così, molti possono considerare la causa come legittima. Tra gli elementi che aiutano a identificare una SLAPP vi sono: richieste di risarcimento sproporzionate, tattiche dilatorie, accuse infondate.
Inoltre, un approccio eccessivamente formale può essere fuorviante: non è necessario che la causa sia stata formalmente avviata. Anche una semplice minaccia di causa, ad esempio tramite lettera dell’avvocato del querelante che richiede modifiche o rimozioni di contenuti, può configurare una SLAPP. Tutti questi aspetti contribuiscono a definirne la natura.
Rimedi
Gli sforzi della società civile montenegrina per evidenziare i pericoli delle SLAPP sono incoraggianti, sebbene ancora timidi e insufficienti. Sono state condotte analisi regionali sui quadri politici e giuridici esistenti relativi alle SLAPP. Rapporti pubblicati dalla Civil Society Development Network, From Silence to Strength, e Challenges for the Rule of Law and Media Freedom in Montenegro (a cura del Montenegro Media Institute e dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa) hanno individuato ulteriori casi di SLAPP e altre minacce legali.
In Europa, le organizzazioni della società civile hanno creato strumenti pratici per contrastare le SLAPP, come il recente manuale CASE.
Nella regione, ONG e media hanno sviluppato tattiche per difendersi e proteggersi. Tuttavia, spetta ai governi adottare misure concrete per tutelare la libertà dei media e la libertà di espressione: gli strumenti europei disponibili devono infatti essere trasposti nella legislazione nazionale.
Sia l’Unione Europea che il Consiglio d’Europa hanno recentemente adottato testi normativi importanti per aiutare i governi a gestire le SLAPP. Se da un lato la direttiva UE è limitata alle SLAPP transfrontaliere (pur definendole in senso ampio), dall’altro, la raccomandazione del Consiglio d’Europa propone numerose misure per aiutare le vittime e per rafforzare la protezione della libertà di espressione e dei media.
Tra le misure proposte figurano il rigetto immediato delle denunce abusive, la sospensione dei procedimenti, la limitazione degli importi risarcitori e il sostegno legale, finanziario e psicologico alle vittime di SLAPP.
Queste misure europee dovrebbero ora essere recepite nella legislazione nazionale. Tuttavia, le autorità montenegrine — nonostante il Paese sia tra i principali candidati all’ingresso nell’UE — non hanno adottato passi significativi per prevenire questa minaccia alla libertà dei media. Sebbene l’ultimo rapporto sui progressi del Montenegro elogi i miglioramenti sul percorso europeo, non contiene alcun riferimento specifico a misure anti-SLAPP.
Lo confermano anche iniziative specializzate nel monitoraggio dell’attuazione delle legislazioni anti-SLAPP: nel caso del Montenegro, non si registrano passi ufficiali da parte delle autorità.
Questa pubblicazione è il risultato delle attività svolte nell’ambito del Media Freedom Rapid Response cofinanziato dall'UE e nell’ambito di ATLIB – Transnational Advocacy for Freedom of Information in the Western Balkans, un progetto cofinanziato dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tutte le opinioni espresse rappresentano le opinioni dell’autore e non quelle delle istituzioni cofinanziatrici.
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