Caucaso, sognando un Gay Pride

11 giugno 2012

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Al Gay Pride nazionale tenutosi sabato scorso a Bologna, nonostante i terremoti che hanno colpito ripetutamente l’Emilia, c’erano decine di migliaia di partecipanti e aria di festa. Purtroppo, manifestazioni a favore dei diritti della comunità LGBT nello spazio post-sovietico avvengono in tutt’altro ambiente.

Lo scorso 17 maggio, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, a Tbilisi (Georgia) si è tenuta una piccola manifestazione per la via principale della città. Nonostante la manifestazione fosse stata permessa dalle autorità, i partecipanti (secondo una testimonianza, non più di 20-30 persone) sono stati fermati da un gruppo di attivisti cristiani ortodossi. Dopo insulti e scontri verbali, in un momento in cui provvidenzialmente le forze dell’ordine si erano assentate, si è passati alle mani.

Le cose sono andate in modo simile anche qualche settimana più tardi in Armenia, quando una manifestazione a favore della tolleranza e della diversità, organizzata in seguito all’incendio doloso di un locale “gay-friendly” di Yerevan, è stata interrotta violentemente da una contro-manifestazione.

Lo scorso 18 maggio, Amnesty International ha rilasciato un comunicato denunciando la situazione di grave rischio in cui vivono gli attivisti per i diritti della comunità LGBT nelle tre repubbliche del Caucaso meridionale.

 

LINK: http://storify.com/CivilGe/march-of-gay-activists-ends-in-scuffle-in-downtown
http://www.amnesty.org/en/news/virulent-homophobic-attacks-put-south-caucasus-activists-risk-2012-05-18


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