Bulgaria, Convenzione di Istanbul al palo

3 agosto 2018

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Con una controversa sentenza, lo scorso 27 luglio la Corte costituzionale bulgara ha deciso che la Convenzione di Istanbul, approvata nel 2011 dal Consiglio d'Europa con l'intento di prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, va contro i principi della Costituzione.

La sentenza, votata da otto giudici su dodici, sostiene che la Convenzione rende meno chiara la definizione di “uomo” e “donna”, rendendo così a parere dei giudici più difficile la lotta alla violenza di genere.

“La società umana si basa su una concezione binaria dell'identità sessuale [...]”, sostengono i giudici. “Ognuno dei due sessi è deputato a specifici ruoli biologici e sociali. Il sesso biologico è determinato dalla nascita ed è alla base di quello civile”.

Alla base delle polemiche che fino ad oggi hanno fatto sì che la Bulgaria non approvasse la Convenzione (già sottoscritta da 18 paesi UE) è la distinzione dei concetti di “sesso” e “genere”, quest'ultimo inteso come “insieme di ruoli, comportamenti, attività e caratteristiche che una particolare società considera appropriati per donne e uomini”.

Una definizione contestata in Bulgaria sia dall'opposizione socialista che dai Patrioti Uniti, coalizione di formazioni nazionaliste parte dell'attuale governo guidato dal premier Boyko Borisov, perché aprirebbe la strada alla creazione di un “terzo sesso” e alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali.

Il dibattito sulla Convenzione si era quindi rivelato subito estremamente spinoso per Borisov, che pure aveva sostenuto la necessità di ratificare il documento. Per non correre il rischio di un muro contro muro con gli alleati nazionalisti nel delicato periodo del semestre di presidenza europeo, e col susseguirsi di manifestazioni di piazza a favore e contro il documento, il premier aveva congelato la discussione sottoponendo il testo alla Corte costituzionale.

Forti le critiche alla sentenza di alcuni dei giudici rimasti in minoranza. Per l'ex ombudsman Konstantin Penchev, “la Convenzione non crea alcun concetto di sesso diverso da quello biologico”, mentre l'ex premier Filip Dimitrov ha definito “inconsistente” la tesi secondo cui “per la Costituzione bulgara il sesso/genere è definito solo su base biologica”. “Per me resta un mistero capire in quali parti del testo le differenze tra uomo e donna verrebbero confuse”, ha concluso Dimitrov.


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