Decimo giorno del rapimento degli operatori di "Un ponte per". Agostino Zanotti, presidente della Associazione "ADL a Zavidovici", ricorda il tragico sequestro di cui era stato protagonista nel 1993 in Bosnia e il percorso che ne è seguito. Una proposta

17/09/2004 -  Anonymous User

Una veduta sulle Alpi albanesi

 Scrive Agostino Zanotti

Il rapimento di Simona e Simona mi ha riportato a quel 29 maggio del 1993 ( eccidio di Gornj Vakuf ) sulle strade della Bosnia nel mezzo della guerra. Un ritorno ad un passato che risveglia ricordi dolorosi e mai definitivamente dimenticati. In qualche modo sento di condividere le loro paure e speranze.

Questa volta , fortunatamente, sono da questa parte, dalla parte del movimento pacifista che esprime solidarietà e cerca di mettere in campo ogni azione utile alla loro liberazione; non sono, come lo ero allora, nelle mani dei rapitori.

Permettetemi allora di dire che non basta scendere in piazza, non basta riconfermare la nostra presenza in Iraq, dobbiamo costruire intorno alla " casa di Baghdad " una rete di associazioni, Enti Locali e di cittadini disposti a sostenere il lavoro di diplomazia dal basso che Simona e Simona stavano facendo e che continueranno a fare, se lo vorranno , al loro ritorno.

A Simona e Simona spetta l'ingrato compito di resistere a tutti noi quello di " abitare il conflitto" insieme alle donne e agli uomini vittime di questa terribile guerra. Per farlo dobbiamo mettere in campo relazioni stabili tra territori. E' questo che sto facendo insieme a tanti amici dopo quel tremendo 29 maggio ed è questo che mi aiuta a superare gli incubi della notte e a credere che un " mondo migliore è possibile".

Alle famiglie di Simona Torretta e Simona Pari e dei due operatori iracheni Ra'ad Alì Abdul-Aziz e Manhaz Bassam va la mia più profonda solidarietà anche a nome dell'associazione che rappresento.

Vedi anche:
Solidarietà con i rapiti in Iraq dalle Donne di Srebrenica 
Simona e Simona


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