Le destre vittoriose alle ultime tornate elettorali (HDZ in Croazia e SRS in Serbia) possono mettere in pericolo il percorso di normalizzazione avviato tra i due Paesi? Dalla Croazia, una analisi del voto recente e dei suoi possibili effetti.

07/01/2004 -  Drago Hedl Osijek

La vittoria della destra alle elezioni parlamentari del novembre 2003 in Croazia e il successo dei partiti di destra alle elezioni in Serbia del mese successivo pone un'ipoteca sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi. Negli ultimi anni, Serbia e Croazia avevano fatto dei passi in avanti nello ristabilire relazioni migliori e nell'avviare forme di cooperazione, completamente interrotte nel corso della sanguinosa guerra combattuta nel territorio della ex Yugoslavia tra il 1991 e il 1995.
Diversamente dalla Unione Democratica Croata (HDZ) che ha vinto le elezioni in Croazia e ha recentemente formato il nuovo governo di Zagabria, il Partito Radicale Serbo (SRS) ha già cominciato a inviare messaggi allarmanti. Nel corso della campagna elettorale in Croazia, l'HDZ aveva infatti offerto riassicurazioni alla minoranza serba in Croazia, e l'attuale primo ministro, Ivo Sanader, si era appellato a tutti i profughi serbi perché ritornassero in Croazia, promettendo la restituzione delle loro proprietà e dei loro diritti.

Dopo le elezioni, Sanader ha negoziato con i rappresentanti serbi eletti in Parlamento. Questi ultimi hanno offerto il proprio sostegno al governo in cambio della reiterata promessa che l'HDZ avrebbe incoraggiato il ritorno dei Serbi che avevano dovuto lasciare la Croazia durante la guerra. Sanader ha anche proposto ai Serbi una posizione ministeriale nel proprio governo, offerta rifiutata.
I Radicali serbi (SRS) e il leader di quel partito, Tomislav Nikolic, hanno invece costruito gran parte della propria campagna elettorale sulla retorica di guerra, strategia che gli ha guadagnato una netta affermazione alle urne. I Radicali di Nikolic hanno annunciato non solo una rottura delle relazioni diplomatiche con la Croazia, ma hanno anche minacciato Zagabria di voler ridefinire i confini della Serbia sulla linea di Virovitica, Karlovac, Karlobag. Questo era il confine della Grande Serbia previsto da Slobodan Milosevic, e apertamente sostenuto da Vojislav Seselj, leader dei Radicali prima di Nikolic e attualmente in attesa di processo per crimini di guerra presso il Tribunale Internazionale dell'Aja.

L'attuale dirigenza croata non ha accolto istericamente le dichiarazioni di Nikolic sulle pretese territoriali. Di fatto, in quei giorni il primo ministro Sanader era impegnato con questioni più importanti, quali cercare di assicurare al proprio governo un numero sufficiente di voti in Parlamento. Le reazioni di Zagabria sono state piuttosto moderate. Il primo ministro Sanader ha dichiarato che: "Indipendentemente dal governo scelto in Serbia, la Croazia vuole la normalizzazione delle relazioni." Sanader ha sottolineato di non voler interferire con gli affari interni del vicino, a prescindere dal fatto che "i risultati elettorali mostrano tendenze interessanti." Sanader ha concluso che prima di dare valutazioni politiche di qualsiasi tipo bisogna attendere la formazione del nuovo governo per vedere se comprenderà anche i Radicali o i partiti democratici della Serbia.
Il ministro per gli Affari Esteri della Croazia ha dichiarato che "il nuovo governo di Belgrado incontrerà la disponibilità della Croazia a risolvere tutte le questioni aperte, così che il processo di normalizzazione possa continuare." Il presidente croato, Stjepan Mesic, ha affermato di ritenere che il Partito Radicale Serbo di Tomislav Nikolic non sarà in grado di formare il governo. "Anche se questo dovesse accadere - ha dichiarato Mesic - la cooperazione in campo economico tra i due Paesi continuerà."

Negli ultimi anni questo tipo di cooperazione ha seguito un trend ascendente, sviluppandosi con rapidità. Dopo la Bosnia Erzegovina, la Serbia Montenegro rappresenta l'unico Paese con il quale la Croazia ha una bilancia commerciale in attivo. Dopo una interruzione di circa 10 anni, le relazioni economiche e commerciali erano state le prime a rompere il ghiaccio. I prodotti croati sono stati accolti bene in Serbia, e il ritorno di articoli vecchi e conosciuti ha fatto piacere agli acquirenti locali. Mentre l'export della Croazia verso la Serbia consiste principalmente di generi alimentari, detergenti, cosmetici e capi di abbigliamento, nei negozi e centri commerciali croati hanno fatto la loro comparsa mobili e autovetture prodotti dalla Serbia. La "Yugo", popolarissima autovettura costruita dalla "Crvena Zastava" di Kragujevac, che dominava nella Yugoslavia degli anni '90, è ora tornata in Croazia con un nuovo nome, la "Tempo".
Mentre in Croazia è ora possibile acquistare la stampa serba e le rock stars croate cantano a Belgrado, i film serbi riempiono i cinema di Zagabria, Rijeka, Split e di altre città croate. I due Paesi hanno ristabilito i collegamenti ferroviari e di autobus, e le due compagnie aeree nazionali, la "Croatia Airlines" e la "Jat Airways", hanno annunciato la ripresa di collegamenti regolari tra le capitali. Le compagnie offriranno anche voli tra Belgrado e le famose città turistiche della costa adriatica come Dubrovnik, Pula e Split. Le agenzie turistiche della Serbia, infine, hanno annunciato il ritorno dei turisti serbi nelle tradizionali mete estive della Croazia.

Predrag Vujovic, direttore della "Jat Airways", e il suo collega croato Ivan Misetic, direttore della "Croatia Airlines", hanno addirittura discusso recentemente a Belgrado la possibilità di una fusione tra le due compagnie per guidare una associazione di linee aeree regionali dei Balcani che potrebbe organizzare voli in tutto il sud est Europa. Lo scorso anno, i due Paesi hanno realizzato un enorme passo in avanti cancellando le rispettive politiche dei visti. Oggi si può viaggiare liberamente tra la Serbia Montenegro e la Croazia. Il traffico transfrontaliero ha registrato un grande aumento, il numero dei collegamenti di autobus è raddoppiato, e il numero delle persone che viaggiano tra i due Paesi è ora doppio rispetto a quando era necessario un visto per attraversare il confine.

L'anno scorso, i presidenti dei due Paesi, Svetozar Marovic e Stjepan Mesic, hanno posto simbolicamente la ciliegina sulla torta della normalizzazione delle relazioni. Nel corso della visita del presidente croato a Belgrado, il presidente di Serbia Montenegro Svetozar Marovic si è scusato con la Croazia per i danni di guerra causati ai Croati dai Serbi nel corso della guerra succeduta al collasso della Yugoslavia. Mesic ha risposto in maniera simile, scusandosi con i Serbi per il male inflitto loro dai cittadini croati nel corso dell'ultima guerra e delle altre guerre del passato.
I rapporti tra Serbia Montenegro e Croazia si sono recentemente sviluppati a tal punto da poter essere considerati quasi alla stregua dei normali rapporti esistenti tra buoni vicini in Europa. Sarebbe molto grave se queste relazioni si deteriorassero in conseguenza dei cambiamenti nei governi dei due Paesi. I Croati non sembrano credere in una tale eventualità, indipendentemente dalla vittoria delle destre e dalla retorica di guerra utilizzata nel corso della campagna elettorale dal Partito Radicale Serbo.

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