Croazia, chi ha paura del lupo?

Fino a poco fa era tra le specie sotto stretta protezione, tuttavia dal 2024, anche per volere della Commissione europea, il lupo è stato declassato, diventando quindi potenzialmente cacciabile. Secondo gli esperti “quando la società va a destra, il lupo ne paga le conseguenze”

29/09/2025, Giovanni Vale

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Lupo - foto per gentile concessione di Josip Kusak

Una nebbia fitta copre la strada e gli alberi quando arriviamo al Centar Velike Zvijeri a Stara Sušica, tra Zagabria e Fiume. Questo centro informativo dedicato ai grandi carnivori europei – l’orso, il lupo e la lince – ha aperto nel 2021 con lo scopo di offrire ai visitatori del Gorski Kotar un’attività da fare proprio in giornate come questa, quando i bellissimi itinerari tra i boschi e lungo i fiumi sono preclusi per via del brutto tempo.

Organizzato su due piani, all’interno di quella che era una vecchia casa in rovina, il centro racconta, con supporti multimediali e interattivi, la vita e le abitudini dei tre carnivori che abitano queste zone e con cui l’uomo ha un rapporto altalenante, in cui si alternano periodi di buona convivenza e momenti di guerra (o sarebbe più corretto dire di caccia) più o meno aperta. Quando visitiamo il centro, interessati a saperne di più sul lupo, ci troviamo alla soglia di un nuovo periodo di ostilità

Al lupo, al lupo!

A fine 2024 il Comitato permanente della Convenzione di Berna (che dal 1979 regola la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa) ha adottato una proposta dell’Unione europea per modificare lo status di protezione del lupo da “specie di fauna strettamente protetta” a “specie di fauna protetta”. Il nuovo status è entrato in vigore nel marzo di quest’anno.

Già in passato il Comitato permanente della Convenzione di Berna, a cui aderiscono circa cinquanta paesi, aveva discusso del possibile declassamento del livello di protezione del lupo, ma la proposta era sempre stata respinta , grazie alla posizione contraria dell’Ue, che ha un peso rilevante all’interno del Comitato. Questa volta, però, è stato proprio l’esecutivo europeo a spingere per il cambiamento.

Secondo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, “abbiamo bisogno di un approccio equilibrato tra la conservazione della fauna selvatica e la protezione dei nostri mezzi di sussistenza” e il declassamento del livello di protezione del lupo è “una notizia importante per le nostre comunità rurali e per i contadini”.

La Commissaria europea per l’ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare e competitiva Jessika Roswall ha rincarato la dose dicendo che “la politica di conservazione dell’UE e gli sforzi compiuti a favore del lupo hanno dato buoni risultati negli ultimi decenni. Ma la realtà sul campo sta cambiando. Il continuo aumento della popolazione di lupi e i rischi che ciò comporta hanno giustificato l’adeguamento dello status giuridico di protezione del lupo”.

In poche parole, in passato il lupo stava scomparendo in Europa, ma, per fortuna, siamo riusciti a salvarlo. Ora, però, i lupi sono troppi e danno fastidio.

Il centro Velike Zvijeri di Stara Sušica in Croazia - Foto G. Vale

Il centro Velike Zvijeri di Stara Sušica in Croazia – Foto G. Vale

I conti non tornano

Simbolo delle politiche europee a favore (anche) del lupo, il Centar Velike Zvijeri di Stara Sušica è stato finanziato al 70% dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. Oltre a intervenire nell’economia locale, creando nuovi impieghi e un’offerta turistica in un’area poco visitata della Croazia (perlomeno rispetto alla costa), il progetto che ha portato alla creazione del Centro si proponeva anche di “sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di preservare la biodiversità ”.

Ivana Briški Đorđević, impiegata come esperta e guida al Centro, spiega che “persistono ancora oggi molti stereotipi negativi sul lupo, contrariamente all’orso, a cui ci insegnano a guardare con grande simpatia fin da bambini”.

“Nel Gorski Kotar, ci sono oggi sei branchi di lupi. Ciascuno conta tra i sei e gli otto esemplari e si muove su una superficie di circa 350 chilometri quadrati”, prosegue Briški Đorđević, secondo cui gli incontri con l’uomo da queste parti sono “rarissimi”.

Contrariamente alla lince (estinta e poi reintrodotta in Croazia), il lupo non è mai scomparso dal Gorski Kotar, nemmeno nel Secondo dopoguerra, quando era trattato come una specie nociva e la sua caccia veniva incoraggiata.

“Il lupo è sopravvissuto in Europa meridionale e orientale, mentre in Francia, in Germania, e persino in Svizzera e in Austria è ricomparso solo di recente”, spiega il biologo Josip Kusak dell’Università di Zagabria.

Per lo studioso, che lavora anche come professore ospite alla Koc University di Istanbul e come associato all’Università dello Utah a Salt Lake City, “la decisione della Commissione europea è semplicemente ipocrita”.

“Quando nel 1992 è stata introdotta la direttiva Habitat[che inquadra, tra le altre cose, lo status del lupo, nda.], i paesi dell’Europa occidentale non hanno avuto difficoltà a richiedere il massimo livello di protezione del lupo, perché non avevano lupi sul proprio territorio. Ora che il lupo è tornato dalle loro parti, chiedono che di abbassarne il livello di protezione”, lamenta Josip Kusak.

Ma non è tutto. Secondo il biologo, la decisione della Commissione europea è anche “priva di fondamento scientifico”. “La direttiva Habitat prevede che ogni sei anni venga fatto il conto a livello europeo di tutte le specie protette. Per questa decisione, invece, la Commissione non ha aspettato il termine del ciclo di sei anni, ma si è basata su uno studio che prende in considerazione solo un triennio e peraltro con dati errati”, prosegue Josip Kusak.

Lo studio in questione (Blanco & Sundseth, 2023) – definito “un’analisi approfondita” dalla Commissione europea – è secondo il biologo croato “un rapporto vecchio e che, nel caso della Croazia, cita dati falsi”.

“Il testo sostiene che nel 2023 sia stata registrata in Croazia la presenza di 243 lupi e come fonte cita uno studio curato da me. Ma per arrivare a quel numero, gli autori hanno sommato i dati raccolti in 4 anni e mezzo. Insomma lo stesso lupo è stato contato quattro volte”, accusa Josip Kusak, che aggiunge “ho chiamato gli autori per avere delle spiegazioni, ma non ho ottenuto risposta. A questo punto, non so come siano stati ottenuti i dati per gli altri Stati membri”.

Salvare il compagno lupo

Al centro di Stara Sušica, la mostra permanente racconta la vita del grande predatore attraverso le stagioni. La primavera è il periodo in cui vengono alla luce i piccoli. Sordi e ciechi per le prime 2-3 settimane, i cuccioli sono allattati e accuditi dalla madre e più tardi anche da altri membri del branco.

“Contrariamente alla lince, che vive da sola ed è costretta a lasciare i piccoli incustoditi per andare a caccia, i lupetti non sono mai soli”, spiega Ivana Briški Đorđević del Centar Velike Zvijeri.

D’estate i giovani lupi escono dalla tana e rimangono in uno spazio aperto ma isolato, dove il branco porta loro il cibo. Verso la fine dell’estate imparano ad ululare ed è il momento in cui possiamo sentire più spesso il verso del lupo. Con l’arrivo dell’autunno, tutto il branco è in grado di mettersi in movimento: i piccoli non sono più tali e il loro peso si avvicina ai 20 chili. Con il pelo che si è fatto più folto e ispido, il lupo si muove con agilità in inverno e la neve e il freddo non gli fanno paura. Per il branco, paradossalmente, è il momento migliore per la caccia. Un tempo da lupi, appunto.

“Il lupo è sopravvissuto a tempi peggiori in Europa e sopravviverà anche a questa decisione”, riprende il biologo Josip Kusak. “L’abbassamento del livello di protezione significa che la caccia al lupo sarà di nuovo possibile, ma non penso che questo avrà un grande impatto sulla loro popolazione in Europa”, prosegue Kusak, “storicamente si è visto che solo con l’uso di veleni si più eradicare la specie, ma questo fortunatamente non si fa più”.

Perché allora ridurre il livello di protezione del lupo? “È una decisione politica, una cortina di fumo”, risponde Josip Kusak, “è dimostrato che quando la società va a destra, il lupo ne paga le conseguenze, perché chi è al potere cerca il sostegno di gruppi tradizionalmente conservatori come gli abitanti delle aree rurali, gli allevatori e i cacciatori, gruppi generalmente ostili al lupo”.

Il grande carnivoro, che funge da prezioso regolatore dell’ecosistema, rischia insomma di essere un’altra vittima del risveglio dei nazionalismi in Europa. Ma almeno nei fitti boschi del Gorski Kotar, dov’è di casa da sempre, il lupo può stare tranquillo.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto Cohesion4Climate, cofinanziato dall’Unione Europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.