Bulgaria e Ungheria rilanciano la linea dura sui migranti

15 settembre 2016

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“Il destino dell'Unione europea non si decide a Bruxelles, ma sulla frontiera bulgaro-turca”. Questo il messaggio lanciato dai premier di Bulgaria e Ungheria, Boyko Borisov e Viktor Orbán, che ieri hanno visitato congiuntamente il confine bulgaro-turco, ispezionando la barriera anti-migranti attualmente in fase di completamento.

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La visita di Orbán, la seconda in Bulgaria nel giro di pochi mesi, è stata preceduta da un vertice trilaterale a cui aveva partecipato anche il premier serbo Aleksandar Vučić, dedicato al tema della gestione dei flussi migratori.

La visita di Orbán, portavoce in Europa della linea dura sulla chiusura delle frontiere, rilancia la richiesta di un ulteriore rafforzamento della politica di contenimento dei flussi migratori, che verrà portata entro la settimana al prossimo incontro europeo di Bratislava.

La Bulgaria ha già esternato la richiesta di nuovi aiuti per il controllo della “frontiera comune europea” con la Turchia, quantificato da Borisov in 160 milioni di euro. Orbán ha confermato che i paesi del Gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria) appoggeranno con forza le richieste di Sofia.

Nuove risorse per il pattugliamento della frontiera, intanto, sono state annunciate anche dal presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, che ha annunciato lo spiegamento di altri duecento poliziotti di Frontex, in aggiunta ai circa cento già presenti sul territorio bulgaro.

Si rafforza così lo schieramento nell'UE, soprattutto sul versante orientale, dei governi che chiedono misure forti per fermare il flusso migratorio che, negli anni scorsi, ha puntato all'Europa attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”.

Borisov ha al tempo stesso chiesto flessibilità e cooperazione nei confronti della Turchia. “Nel bene o nel male, l'accordo con Ankara [sulla gestione delle migrazioni] funziona”, ha detto Borisov, invitando le istituzioni europee a continuare sulla linea degli aiuti economici alla Turchia e alla promessa apertura sui visti d'ingresso in UE per i cittadini turchi.

Nel frattempo, sebbene ufficialmente chiusa, la “rotta balcanica” continua ad essere percorsa e a fare vittime. Giovedì 8 settembre la barca con cui alcuni migranti tentavano di attraversare il Danubio, tra Bulgaria e Romania, si è rovesciata.

Due cadaveri, quello di un uomo e di un bambino, sono stati recuperati alcuni giorni dopo, ma almeno altre quattro persone, tra cui probabilmente altri bambini, risultano ancora disperse.


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