Durante la missione MFRR in Bosnia Erzegovina

Durante la missione MFRR in Bosnia Erzegovina (IPI )

Poca trasparenza, leggi che limitano o incidono in maniera rilevante sul lavoro dei giornalisti, scarso coinvolgimento dell'opinione pubblica e delle associazione di settore. La situazione dei media in Bosnia Erzegovina preoccupa. A rilevarlo la missione del consorzio MFRR

31/10/2023 -  Anida Sokol

(Originariamente pubblicato da Mediacentar Sarajevo , il 26 ottobre 2023)

 

La situazione della libertà dei media in Bosnia Erzegovina è allarmante. Le leggi che incidono in maniera rilevante sul lavoro dei giornalisti vengono approvate in modo tutt’altro che trasparente, senza coinvolgere l’opinione pubblica, i media e gli esperti. Ad oggi è stata avviata una dozzina di azioni penali sulla base della recente modifica del Codice penale della Republika Srpska con cui è stato reintrodotto il reato di diffamazione. L’iter di approvazione della nuova legge sui media in RS – una legge che potrebbe rivelarsi del tutto superflua – procede lontano dagli occhi dell’opinione pubblica, in totale segretezza.

Questi sono solo alcuni dei punti sottolineati nel corso della conferenza stampa tenuta lo scorso 25 ottobre a Sarajevo da una delegazione delle organizzazioni internazionali impegnate nella difesa della libertà dei media. La delegazione si è recata in visita in BiH dal 22 al 25 ottobre per valutare l’attuale situazione della libertà dei media nel paese e avviare un dialogo con le autorità.

Nel corso della loro visita a Sarajevo e Banja Luka, i rappresentanti dei partner del Media Freedom Rapid Response – International Press Institute (IPI), Article 19 Europe, Federazione europea dei giornalisti (EFJ), Free Press Unlimited (FPU), Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT), Centro europeo per la libertà di stampa e dei media (ECPMF) – accompagnati dai membri dell’associazione dei giornalisti della Bosnia Erzegovina (BH novinari), hanno incontrato esponenti del potere, professionisti dei media, rappresentanti del settore non governativo, dell’UE e della missione OSCE.

La delegazione ha avuto diversi colloqui con i rappresentanti del potere, tra cui il ministro delle Comunicazioni e dei Trasporti della BiH Edin Forto, il presidente dell’Assemblea popolare della Republika Srpska Nenad Stevandić e la vice ministra per i Diritti umani e i Rifugiati Duška Jurišić.

Nel corso dei colloqui si è discusso principalmente di alcune iniziative legislative da molti ritenute preoccupanti, tra cui la reintroduzione del reato di diffamazione in RS, un disegno di legge – recentemente approvato – sulla creazione di un registro speciale e la trasparenza dell’operato delle organizzazioni no profit, e l’annunciata legge sui media della RS.

Azioni penali per diffamazione

Durante la conferenza stampa dello scorso 25 ottobre, Frane Maroević, direttore dell’International Press Institute, ha spiegato che la sicurezza dei giornalisti in BiH è minacciata dal ripristino del reato di diffamazione, considerato una misura retrograda e in contrasto con le raccomandazioni internazionali. Maroević ha anche messo in guardia sul fatto che l’iter di adozione della nuova legge sui media della Republika Srpska non è trasparente né inclusivo.

“Queste iniziative legislative vanno osservate come parte integrante di un pacchetto che, considerato nella sua interezza, inciderà in modo negativo sul lavoro dei giornalisti indipendenti”, ha sottolineato il direttore di IPI.

I rappresentanti della delegazione hanno espresso preoccupazione anche per un progetto di legge sull’ordine e la quiete pubblica nel cantone di Sarajevo in cui tra l’altro viene affrontata la questione delle “fake news”. Questo progetto di legge – come ha spiegato Maroević – attualmente è in stand by, ma resta ancora da vedere se verrà ritirato o meno. La delegazione si è detta perplessa anche sulla nuova legge sull’accesso alle informazioni della BiH che prevede numerose deroghe al diritto di accedere liberamente alle informazioni di pubblico interesse.

“Siamo venuti a conoscenza di una legge – attualmente in fase di elaborazione – sulle organizzazioni non governative nella Federazione BiH. Qui torniamo alla stessa domanda di prima: questa legge faciliterà o limiterà il lavoro delle ong? Si sta lavorando anche ad una nuova legge statale sul servizio pubblico. Mi preme sottolineare che ciò che manca in tutti questi casi è un dibattito ampio e trasparente con i giornalisti e con la società civile. Si tende ad escludere chi è direttamente toccato dalle leggi in questione”, ha spiegato Maroević.

Maksym Popovych, giurista e rappresentante di Article 19, ritiene che la criminalizzazione della diffamazione in Republika Srpska sia un passo indietro per la libertà di stampa e di espressione. Per Popovych, la tutela della reputazione, per quanto legittima, dovrebbe essere perseguita con altri mezzi, previsti dal diritto civile, ma anche con la replica, la rettifica e le scuse.

“Siamo a conoscenza di almeno dieci, forse anche undici casi di azioni penali avviate sulla base della recente modifica [del Codice penale della RS con cui è stato reintrodotto il reato di diffamazione]. Uno di questi casi riguarda un blogger. Quindi, anche se sono previste alcune eccezioni per il lavoro giornalistico, vi è un’interpretazione molto ristretta del mestiere del giornalista. Tutti quelli che non vengono ‘ufficialmente’ riconosciuti come giornalisti sono soggetti a questi obblighi [derivanti dalla nuova normativa]”, ha precisato Popovych.

Secondo Popovych, un’eventuale adozione della legge sulla trasparenza dell’operato delle organizzazioni non governative – approvata in prima lettura dal parlamento della RS alla fine di settembre – limiterebbe in maniera rilevante non solo il lavoro delle ong, ma anche dei media, poiché molte testate sono registrate come ong.

I rappresentanti del consorzio MFRR hanno invitato le autorità bosniaco-erzegovesi a ritirare immediatamente le due proposte legislative di cui sopra.

Maksym Popovych si è soffermato anche sul processo di elaborazione della nuova legge sui media in Republika Srpska, un processo poco trasparente, caratterizzato dalla riluttanza a coinvolgere i professionisti dei media, ossia i soggetti direttamente toccati dalla normativa in questione.

“Infine viene da chiedersi se questa proposta legislativa non sia del tutto superflua”, ha affermato il giurista.

Iter legislativi non inclusivi e poco trasparenti

La delegazione del MFRR ha inoltre messo in guardia sulla possibilità che le iniziative legislative di cui sopra, al momento circoscritte alla Republika Srpska, vengano replicate anche nella Federazione BiH dove – come ha spiegato Maksym Popovych – la situazione è ben lungi dall’essere rosea.

“Ci sono già diverse iniziative che vanno nella stessa direzione, compresa la proposta di alcune modifiche alla legge sull’ordine pubblico del cantone di Sarajevo che, se dovessero essere approvate, praticamente autorizzerebbero le forze dell’ordine a stabilire cosa sia una notizia falsa. Quindi, sarebbe la polizia a decidere dove sta il confine tra vero e falso. Questo è un grave attacco alla professione giornalistica”, ha sottolineato Popovych.

Stando alle sue parole, le modifiche in questione rischiano di portare alla censura e all’autocensura dei giornalisti. “Ci battiamo perché le proposte di questo tipo vengano ritirate a tutti i livelli. Inoltre, siamo a conoscenza di una proposta di legge sulle ong nella Federazione BiH. Il processo di elaborazione di questa legge è poco trasparente e sostanzialmente chiuso. Invitiamo [le autorità] a rendere il processo trasparente e inclusivo e a sostenere le iniziative promosse dagli stessi giornalisti”.

Alla conferenza stampa è intervenuta anche Maja Sever, presidente della Federazione europea dei giornalisti, spiegando che i primi effetti della reintroduzione del reato di diffamazione in RS si fanno già sentire. Sever ha inoltre sottolineato che molti giornalisti bosniaco-erzegovesi non sanno nemmeno che le autorità stanno già lavorando ad alcune nuove leggi. Ad esempio, in Republika Srpska è stato creato un gruppo di lavoro per l’elaborazione di una nuova legge sui media, ma molti giornalisti ne sono completamente all’oscuro.

Sever ha spiegato che i giornalisti in Republika Srpska temono di essere costretti a chiudere i loro uffici e cercare un altro lavoro. “I giornalisti si trovano in una situazione in cui i loro interlocutori hanno paura di rilasciare dichiarazioni. Stanno perdendo il diritto ai contenuti, stanno perdendo gli interlocutori, ossia ciò che è fondamentale per il loro lavoro, a causa delle pressioni e delle minacce a cui sono sottoposti non solo i giornalisti, ma chiunque collabori con loro”.

Durante la visita della delegazione del MFRR sono stati affrontati anche altri temi, tra cui la sicurezza dei giornalisti, le costanti aggressioni a cui sono esposti e su cui le autorità di solito non indagano, gli attacchi verbali da parte dei politici, la questione dell’indipendenza dell’Agenzia di regolamentazione delle comunicazioni della BiH e la precaria situazione finanziaria del servizio pubblico.

La missione sulla libertà dei media in BiH è stata organizzata a distanza di meno di un anno dalla decisione dell’UE di concedere lo status di candidato alla Bosnia Erzegovina. Grazie a questa decisione, risalente al 15 dicembre 2022, il consorzio MFRR ha potuto includere la Bosnia Erzegovina tra i paesi seguiti attraverso le attività di monitoraggio, supporto ai progetti e advocacy nell’ambito della difesa della libertà di stampa e della protezione dei giornalisti.

Nel corso della conferenza stampa la delegazione del MFRR ha annunciato che a breve pubblicherà un rapporto, con i risultati della missione e le raccomandazioni, che verrà inviato a tutte le rilevanti istituzioni internazionali e bosniaco-erzegovesi.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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