Arrivano in Macedonia i tanto attesi fondi europei per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, ma agricoltori e istituzioni potrebbero non essere pronti. Un'analisi

26/01/2010 -  Risto Karajkov Skopje

Il 23 dicembre 2009 è stato pubblicato in Macedonia il primo bando per progetti finanziati nell'ambito del programma IPARD, il pacchetto di finanziamenti UE destinati all'agricoltura e allo sviluppo rurale.

L'attesissima implementazione del programma metterà a disposizione degli agricoltori e allevatori macedoni 24 milioni di euro. E questo non è che il primo bando, aperto sino a fine febbraio. Un secondo bando verrà pubblicato nella seconda parte dell'anno, per un ammontare totale di fondi IPARD pari a 60 milioni di euro, da distribuirsi nel periodo 2010-2011. I tre quarti dei finanziamenti provengono dalle casse dell'Unione, mentre il restante quarto verrà erogato dal governo macedone.

Le risorse messe a disposizione sono piuttosto consistenti rispetto alla scala ridotta dell'economia macedone: ci si aspetta che i fondi restituiscano nuovo vigore all'esangue agricoltura locale. L'altro elemento significativo è che, per la prima volta, la Macedonia ha l'opportunità di gestire autonomamente i finanziamenti. Il paese si è sottoposto ad un lungo e complesso iter di certificazione da parte di Bruxelles, che si è concluso felicemente lo scorso autunno. Il governo macedone ha creato un'Agenzia per il Supporto Finanziario all'Agricoltura e allo Sviluppo Rurale (AFSARD), che si occuperà di gestire i fondi IPARD. Lo staff dell'AFSARD è composto da giovani professionisti laureati, che si sono sottoposti a un periodo di formazione intensiva.

I fondi IPARD saranno distribuiti su tre fronti: sostegno a singoli agricoltori e allevatori e a singole imprese agricole, sostegno all'industria di trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli e, infine, diversificazione e promozione di attività finalizzate allo sviluppo rurale. Ciò significa che a beneficiare dei fondi IPARD sarà una gamma molto variegata di potenziali fruitori (produttori di vino, carne, latticini, prodotti ortofrutticoli, agriturismi etc.), siano essi singoli imprenditori o vere e proprie aziende agricole.

Il programma, lungamente atteso, ha suscitato forte interesse in Macedonia. I fondi IPARD vengono considerati a ragione un'opportunità imperdibile per il settore agricolo macedone. Tuttavia, le speranze e le attese sono accompagnate da un sentimento di incertezza e da un certo grado di preoccupazione. La domanda che ci si pone è: gli agricoltori macedoni saranno in grado di accedere effettivamente ai fondi?

L'accesso al programma IPARD è infatti vincolato al rispetto di una serie di requisiti molto severi, che sollevano non poche perplessità circa le reali possibilità degli agricoltori macedoni di aggiudicarsi effettivamente le risorse a loro destinate.

Ad esempio, un requisito fondamentale per accedere ai fondi è l'essere registrato come agricoltore; occorre cioè che il proprio nome compaia in un apposito albo tenuto dal ministero dell'Agricoltura. L'iscrizione all'albo implica, di fatto, il versamento di regolari dazi al governo. Tuttavia, la maggior parte degli imprenditori agricoli individuali in Macedonia non sono iscritti all'albo e, di conseguenza, non possono presentare domanda per l'erogazione dei fondi. In base a stime non ufficiali, soltanto poche migliaia di imprenditori individuali risultano essere iscritti all'albo, mentre sono circa 200.000 le famiglie macedoni per cui l'agricoltura rappresenta la principale fonte di sostentamento. Ciò significa che gli imprenditori agricoli individuali potrebbero restare esclusi dall'opportunità di accedere ai fondi.

Un'altra grande sfida, specialmente per i piccoli agricoltori e produttori, sarà trovare autonomamente risorse da destinare agli investimenti. I fondi IPARD sono essenzialmente un rimborso delle spese d'investimento: il programma prevede, infatti, un rimborso per un ammontare pari a fino il 50% di investimenti già effettuati. Ciò significa che i potenziali beneficiari dei fondi IPARD devono trovare autonomamente il capitale iniziale, investirlo, e soltanto in seguito riceveranno il rimborso. Questa è senz'altro una procedura corretta, che permette di prevenire le frodi ed evitare la gestione scorretta dei fondi; tuttavia, trovare il capitale necessario per dare il via agli investimenti potrebbe, specialmente per i piccoli agricoltori, costituire una sfida al di sopra delle proprie possibilità. I piccoli agricoltori, infatti, dispongono a stento del contante necessario alla vita quotidiana e sarebbero quindi costretti a ricorrere alle banche; ma le banche hanno bisogno di garanzie e faticano ad accettare in ipoteca beni immobiliari ubicati in piccole comunità rurali, a causa dello scarso valore che essi hanno sul mercato e della difficoltà nel rivenderle. Al fine di affrontare questa sfida, il governo sta pensando di creare una speciale linea di credito, destinata proprio ai piccoli imprenditori agricoli.

Un ulteriore problema è costituito dalla scarsa regolamentazione dei diritti di proprietà, particolarmente evidente nelle piccole comunità rurali. I regolamenti del programma IPARD prevedono, infatti, la presentazione di un'ingente mole di documenti che comprovino la legittimità delle operazioni per cui si richiede il finanziamento (come la costruzione di nuove strutture) e dei diritti di proprietà. Ad esempio, gli allevatori che vogliano ammodernare la propria stalla dovrebbero presentare documenti (permessi di costruzione etc.) che la maggior parte di essi non possiede. Eftim Saklev, presidente dell'Unione degli Agricoltori Macedoni, ritiene che "il 95% degli agricoltori non è in possesso di permessi di costruzione per le proprie fattorie, il che li esclude automaticamente dai fondi IPARD." Saklev afferma inoltre che, proprio per risolvere questo problema, gli imprenditori agricoli hanno chiesto al ministero dell'Agricoltura di elaborare un piano d'emergenza per la messa in regola di proprietà immobiliari ubicate in aree rurali.

Ad ogni modo, non è soltanto colpa dei piccoli agricoltori se questi documenti non sono a loro disposizione. Il problema consiste in una sostanziale incapacità delle istituzioni. In molti comuni rurali i piccoli agricoltori non potrebbero entrare in possesso della documentazione necessaria neppure facendone domanda: semplicemente le autorità locali non sono in grado di produrre tale documentazione. Inoltre, molte comunità rurali non sono state ancora "urbanizzate", vale a dire che la proprietà terriera e la costruzione di edifici non sono sufficientemente regolamentate. In base a quanto affermato da un esperto IPARD, "i comuni dovrebbero mettere in atto le procedure necessarie a produrre tale documentazione, altrimenti i fondi IPARD resteranno inutilizzati".

La capacità di assorbire le risorse messe a disposizione costituisce dunque un grosso punto interrogativo. Mentre alcuni degli attori coinvolti affermano che sono i finanziamenti a non essere sufficienti, la maggioranza degli interpellati sostiene invece che il rischio maggiore sia che l'Agenzia non riceva abbastanza proposte progettuali valide e, di conseguenza, non riesca a distribuire tutte le risorse messe a disposizione. Visti i severi requisiti necessari per la partecipazione al programma, questo scenario è tutt'altro che improbabile. Qualora i fondi non venissero distribuiti nella loro totalità, ciò costituirebbe, oltre ad un'occasione persa, un serio indice della ridotta "capacità di assorbimento" dei fondi della Macedonia.

D'altra parte, l'avvento dei fondi IPARD potrebbe dare una sferzata d'energia ad alcuni settori piuttosto fiacchi dell'economia e delle istituzioni macedoni. Il desiderio di accedere ai finanziamenti, infatti, potrebbe spingere i cittadini a rivolgersi alle istituzioni, che a loro volta sarebbero costrette a rimboccarsi le maniche. Ciò potrebbe essere considerato un benefico effetto collaterale del sostegno offerto dalla UE allo sviluppo agricolo e rurale: rendere più efficace il funzionamento delle istituzioni macedoni.


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