La guerra a canestro

7 agosto 2012

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Sono molti i lavoratori stranieri che hanno abbandonato la Libia nel 2011 e poi la Siria nel 2012. Tra loro molti giocatori di basket serbi.

Nonostante l'implosione della Jugoslavia la Serbia ha mantenuto solidi rapporti con il mondo arabo. Anche sotto canestro. E molti giocatori e allenatori serbi in questi anni hanno militato in squadre di paesi arabi. Ma le cosiddette primavere arabe non li hanno certo aiutati e sono stati costretti a repentine fughe.

Ora, perlomeno in Libia, alcuni sono pronti a ritornare. “Conosco bene il mondo arabo dato che ho giocato in Libia, Marocco, Algeria, Tunisia e Siria. Ho dei buoni ricordi di tutti questi paesi. Gli sportivi sono ben stimati ovunque. Se ti occupi degli affari tuoi non avrai mai problemi”, ha dichiarato al quotidiano di Belgrado Danas Bogoljub Devrnja, rinomato giocatore di basket.

“Durante il conflitto sono stato in contatto con i miei amici libici... Ho vissuto a Tripoli, la città ha subito grande distruzione e mi spiace. E' stata costruita dagli operai serbi... Sono felice che la situazione si sia stabilizzata, ho sentito dire che i libici ora intendono aumentare gli ingaggi per attirare giocatori e allenatori stranieri. Mi piacerebbe poter rientrare per la prossima stagione”, conclude Devrnja.

Sulla questione Danas ha intervistato anche un manager, Ivan Ašanin, che ha sottolineato come la situazione in Libia, Siria e Egitto rimane molto precaria e che vi sono numerosi allenatori serbi che attendono con impazienza notizie migliori perché la loro carriera dipende da ingaggi in quella regione. “E' un mercato che ha sempre bisogno di 5-10 allenatori di casa nostra”.

Ivan Ašanin non è però del tutto pessimista. “In Libia quest'anno non c'è stato il campionato di basket ma i club hanno preso parte ad alcune gare ufficiali che le hanno qualificate per la Lega africana dei campioni. Ma in Siria invece la situazione continua a peggiorare. Si combatte casa per casa e non è proprio il caso di parlare di basket”.

FONTE: Danas; Le Courrier des Balkans


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