Giornata internazionale dei migranti segnata da gravi violazioni in Serbia e Croazia

19 dicembre 2016

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Due episodi drammatici hanno segnato la Giornata mondiale dei migranti - 18 dicembre - in Serbia e Croazia. Vicende che destano forte preoccupazione per la situazione dei migranti nella regione.

Il primo caso è stato registrato in Serbia e fa riferimento al tentativo di deportare illegalmente dal paese una famiglia di 7 migranti, curdi provenienti dall’Iraq. La famiglia, in possesso dei documenti che ne attestavano l’espressione di interesse a richiedere asilo in Serbia, doveva essere trasferita al campo profughi di Bosilegrad, nel sud del paese. A questo scopo è stata fatta salire su un autobus che avrebbe dovuto condurla fino alla destinazione designata. Una pratica comune negli ultimi mesi in Serbia, che vede il trasferimento da parte delle autorità dei molti migranti accampati a Belgrado (almeno mille nelle ultime settimane) verso i campi profughi allestiti nel sud del paese.

Secondo quanto riportato alla stampa da Gordan Paunović - animatore di Info park, uno dei centri gestiti da volontari che offrono supporto ai migranti a Belgrado - nel corso del tragitto in autobus da Belgrado a Bosilegrad la famiglia è stata fatta scendere da un’unità ancora non identificata della polizia. Scesi dal mezzo, le forze dell’ordine hanno confiscato loro i documenti che ne attestavano l’avvenuta registrazione nel paese, e che garantiscono tutele legali fra cui il diritto a non essere espulsi dal paese.

Le sette persone si sono così ritrovate al buio, senza documenti né punti di riferimento, al confine fra Serbia e Bulgaria. Subito dopo il gruppo di migranti si è messo in contatto con il personale dell’Info park, chiedendo aiuto e riuscendo ad essere localizzati grazie al GPS di uno dei telefoni cellulari che avevano con sé. La ricerca è durata 6 ore, e si è conclusa positivamente grazie all’intervento della polizia locale della località di Surdulica. I 7 ora si trovano senza documenti, e ci si augura che le autorità competenti rilascino senza esitazione un duplicato di quelli di cui erano già in possesso prima che venissero loro sottratti e distrutti da parte delle forze dell’ordine. Altrettanto urgente è che le autorità prendano una posizione sull’accaduto (il Ministro dell'Interno per ora non si è ancora pronunciato in merito) e che si faccia luce sulle responsabilità.

L'episodio desta particolare preoccupazione perché è la prima conferma di un modus operandi che si sospetta - secondo quanto denunciato più volte dalle organizzazioni che operano sul campo - sia stata più volte utilizzata negli ultimi mesi: i migranti sarebbero stati fatti salire su autobus che dalla capitale avrebbero dovuto trasferirli in centri attrezzati per offrire loro condizioni di permanenza più dignitose, ma poi sarebbero stati lasciati oltre confine o in Macedonia o in Bulgaria. Se i sospetti trovassero conferma, testimoniando la pratica ricorrente dei respingimenti, sarebbe messa in discussione la possibilità di definire la Serbia un paese terzo sicuro, riconoscimento che è la base stessa della cooperazione in atto fra UE e Belgrado in tema di rifugiati.

Il secondo episodio è avvenuto in Croazia. Nella notte di sabato, la polizia ha trovato 67 migranti rinchiusi in un furgone nei pressi di Novska. Intossicati dal monossido di carbonio e senza cibo né acqua da cinque giorni, sono stati trasportati all’ospedale locale per le prime cure. La maggior parte dei migranti rinvenuti nel mezzo è di età compresa fra i 15 e i 20 anni, fra loro anche alcuni bambini. Non è ancora stata chiarita l’esatta provenienza delle persone che si trovavano a bordo del veicolo, alla cui guida si sarebbe trovato un trafficante datosi alla fuga dopo aver abbandonato il veicolo in seguito ad un incidente.


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