Bosnia-Erzegovina, veto sul referendum di Dodik

24 luglio 2015

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Sembra sgonfiarsi l'iniziativa – voluta dal presidente della Republika Srpska Milorad Dodik ed approvata dal parlamento di Banja Luka lo scorso 16 luglio – di tenere un referendum sul sistema giudiziario e procura in Bosnia Erzegovina, accusati di lavorare “contro gli interessi della Srpska” e di occuparsi “soprattutto di indagare i serbi”.

L'iniziativa è stata fortemente criticata dai rappresentati di vari paesi occidentali, Stati Uniti in testa che, pur riconoscendo seri problemi nel sistema giudiziario bosniaco, hanno definito anti-costituzionale la decisione di indire un referendum, visto che la giustizia è di competenza dello stato centrale e non delle entità.

Parere contrario è stato espresso anche dal premier serbo Aleksandar Vučić, che ha chiesto a Dodik di fare un passo indietro. A seguito delle pressioni ricevute, il presidente della Republika Srpska si è dichiarato disposto a ritirare il referendum, ma soltanto se politici bosniaci e comunità internazionale saranno in grado di trovare un accordo sulla riforma del sistema giudiziario.

Intanto, come previsto, i delegati bosgnacchi al Consiglio dei Popoli della Srpska hanno utilizzato ieri il proprio diritto di veto sulla consultazione, evocando la clausola degli “interessi nazionali vitali” che sarebbero lesi dal referendum, ritenuto in violazione della costituzione bosniaca e degli accordi di pace di Dayton.

Il veto verrà esaminato dalla Corte costituzionale della Republika Srpska, ma nel caso di una decisione favorevole a Dodik (secondo Mujo Hadžiomerović, presidente della delegazione bosgnacca al Consiglio dei popoli, l'istituzione è "sotto l'influenza politica del governo") l'istanza verrà portata con tutta probabilità al grado più alto, e cioè alla Corte costituzionale della Bosnia-Erzegovina.


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