13 settembre 2010

di Abdulah Sidran
casa editrice: Edizioni Casagrande
anno di pubblicazione: 2010
collana: Scrittori
pagine: 112
prezzo: 15,50 euro

Una scelta dell'intera produzione poetica di Abdulah Sidran, il grande poeta balcanico che ha dato voce a Sarajevo, la sua città, dov'è rimasto durante il terribile assedio degli anni Novanta e dove continua a vivere, scrivere e ricordare.
Si snoda in queste pagine il racconto in versi di Sarajevo, la città del poeta: spazio urbano dei miracoli, dei paradossi e delle profezie, asilo di piccole esistenze senza storia e, insieme, ago sismico della Storia, sul confine degli imperi. Sarajevo città crocevia, spazio del libero scambio di culture e religioni, umiliata e distrutta dall'assedio dei "quattro inverni" (aprile 1992–dicembre 1995). Sarajevo nuova Alessandria che, come Alessandria, vede bruciare le sue biblioteche e la multiculturalità piegarsi sotto i colpi dei nazionalismi. Abdulah Sidran è il poeta di una città un tempo felice e della sua agonia, di un Paese che ha avuto la sua "età dell'oro" e che è affondato nel sangue di una Storia sfigurata. Ma insieme al racconto della crisi e della dissoluzione del Paese composito degli "Slavi del Sud", i lettori troveranno in queste pagine anche l'eco di preghiere e testi sacri ebraici e musulmani, come il Kaddish per gli scomparsi e la prima Sura del Corano, al Fatiha, dove si celebra la sacralità della vita quotidiana. Attraverso lo spirito del luogo, Sidran parla così al mondo e la sua voce diventa quella di una critica radicale, la sua scrittura il luogo di una ferma invettiva verso i tempi regressivi che viviamo. Questa poesia è il balsamo amaro per una popolazione ferita, non solo in Bosnia-Erzegovina: il grasso di lepre che porta in superficie le schegge più profonde.