Serbia, elezioni senza fine
Le recenti elezioni amministrative in Serbia, nei comuni di Kosjerić e Zaječar, sono risultate come una sorta di banco di prova per il destino dell’intero paese. Evidenti irregolarità hanno spinto opposizione e studenti a chiederne la ripetizione, accolta per ora solo in un seggio a Kosjerić

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© rawf8/Shutterstock
La Corte suprema di Užice ha deciso che le elezioni amministrative verranno ripetute in un seggio elettorale nel comune di Kosjerić. La ripetizione del voto si svolgerà il prossimo primo luglio. L’opposizione si aspetta di vincere, mentre il Partito progressista serbo (SNS) investirà tutte le risorse a sua disposizione per evitare tale scenario.
Gli studenti sono soddisfatti, avendo superato un’altra sfida contro un avversario molto più potente. Prosegue anche la battaglia per Zaječar, dove però le probabilità di una vittoria dell’opposizione sono di gran lunga inferiori.
Le elezioni amministrative in due città serbe, Kosjerić e Zaječar, tenutesi lo scorso 8 giugno, non si sono ancora concluse. Pur trattandosi di piccole città – Kosjerić con circa diecimila abitanti e Zaječar con meno di cinquantamila – la tornata elettorale si è rivelata drammatica, tanto che si è cercato di convincere l’opinione pubblica che il voto in questi due comuni era determinante per il destino dell’intero paese.
L’SNS, il principale partito di governo, ha vinto in entrambi i comuni. O meglio, vincerà se i risultati diffusi dalle commissioni elettorali saranno confermati. A Kosjerić, lo scarto è stato di soli 51 voti (solo un consigliere in più per l’SNS), mentre a Zaječar “il trionfo” della coalizione di governo è stato un po’ più convincente.
L’attuale leadership ha ottenuto il 48,4% dei voti, la prima lista delle forze di opposizione “Il cambiamento in cui crediamo” il 33,19% e la seconda lista di opposizione il 7,40%. Tutte le altre liste, compresa quella del Partito socialista serbo (SPS), non sono riuscite a superare la soglia di sbarramento.
Volendo trasformare i voti espressi dagli elettori in seggi, a Zaječar il partito di Vučić avrebbe 27 seggi in consiglio comunale, mentre le due liste di opposizione ne avrebbero complessivamente 23.
Ogni resoconto dei risultati delle elezioni amministrative si concluderebbe qui se parlassimo di una tornata organizzata in condizioni normali e in una democrazia più o meno stabile. Questo però non è il caso della Serbia. Alcuni esempi paradigmatici illustrano al meglio lo stato della democrazia serba, soprattutto per quanto riguarda le elezioni.
“Tutto o niente” potrebbe essere lo slogan dei cittadini serbi che da mesi protestano contro Aleksandar Vučić e il suo regime. Ecco perché Kosjerić e Zaječar, città ormai abbandonate e poco sviluppate, si sono ritrovate improvvisamente sotto i riflettori. I partiti politici, come anche gli studenti, hanno mobilitato tutte le loro risorse durante la campagna elettorale.
Una battaglia impari: da una parte l’opposizione, gli studenti e i cittadini che si oppongono all’attuale regime, dall’altra il partito di governo, con i suoi piccoli partiti satellite e tutte le risorse statali messe a disposizione dal potere.
La corsa elettorale si è svolta in condizioni inique, come del resto tutte le tornate dal 2012 ad oggi. Il governo ha mobilitato tutte le risorse pur di vincere. A Kosjerić e Zaječar, svariati milioni di soldi pubblici (leggi: soldi dei contribuenti) sono stati utilizzati per asfaltare le strade, realizzare opere infrastrutturali e completare diversi progetti avviati da tempo.
Secondo un metodo ben collaudato, il regime ha distribuito pacchi, questa volta piuttosto abbondanti, pieni di cibo e prodotti per la casa. Stando alle testimonianze giunte da Kosjerić e Zaječar, l’SNS ha regalato lavatrici, fornelli e altri elettrodomestici in cambio di voti.
Il “prezzo” più basso di un voto, secondo le affermazioni degli abitanti delle due città, ammontava a diverse migliaia di dinari (fino a 50 euro), e i sostenitori più “preziosi”, ossia le famiglie capaci di garantire più voti hanno ricevuto la promessa di un lavoro sicuro per i loro membri.
Le autorità hanno utilizzato anche la loro consueta tattica intimidatoria. Questa volta però le minacce si sono dimostrate meno efficaci, anche perché – grazie agli studenti e alle proteste che proseguono da mesi – i cittadini si sono liberati dalla paura.
Le amministrative a Kosjerić e Zaječar sono state caratterizzate da una campagna elettorale incentrata sulla promozione personale dei funzionari di governo. Diversi ministri si sono susseguiti in visita alle due città come su un nastro trasportatore, venendo però accolti da cittadini insoddisfatti.
L’SNS ha mobilitato tutti i suoi “agenti” per mettere in moto il sistema che il regime sta costruendo con attenzione ormai da anni. Un sistema che comprende liste elettorali parallele, call center allestiti all’interno dei palazzi privati (e spesso anche in quelli istituzionali) e la registrazione degli aventi diritto di altre città per votare anche se non vivono effettivamente a Kosjerić e Zaječar.
Quest’ultima strategia è diventata un marchio di fabbrica del regime. Sono ormai anni che la leadership al potere, anziché convocare le elezioni amministrative contemporaneamente su tutto il territorio della Serbia, frammenta le consultazioni in modo da poter sempre spostare i suoi sostenitori più fedeli da una città all’altra.
La legge serba prevede che un cittadino possa votare alle elezioni locali solo nel luogo in cui risiede. Se le amministrative si tengono, ad esempio, solo a Belgrado, l’SNS spinge i suoi sostenitori di altre città a cancellare la propria residenza e a registrarsi a Belgrado in modo da poter votare. Poi, dopo la pubblicazione dei risultati definitivi del voto, queste persone si registrano nuovamente nel luogo di dimora abituale. Così le elezioni, soprattutto quelle locali, sono state svuotate di qualsiasi significato.
Infine, la questione fondamentale nella storia delle condizioni inique in cui si svolgono le elezioni in Serbia: il famoso elenco degli aventi diritto. Da decenni ormai un vero cancro del sistema elettorale serbo, l’elenco degli aventi diritto non è mai stato “ripulito”, quindi contiene ancora i nomi di persone defunte e di quelle che non vivono in Serbia da anni. Vengono poi aggiunti anche i nomi di persone la cui esistenza è difficile da dimostrare.
In occasione delle elezioni comunali a Belgrado, nel palazzo di dieci appartamenti dove abito e dove ci conosciamo tutti, oltre a quelle destinate a chi ci vive effettivamente, sono arrivate altre dieci schede con cognomi sconosciuti. Sulle schede non c’era alcun numero di appartamento, solo l’indirizzo.
Tutti i nostri tentativi di scoprire chi fossero queste persone e di contestare il loro diritto di voto si sono rivelati vani. Questo nonostante tutti i proprietari degli appartamenti abbiano confermato che le persone le cui schede abbiamo trovato sulla bacheca del condominio non abitano nel palazzo.
L’opposizione, gli studenti e le organizzazioni indipendenti hanno presentato prove di malversazioni analoghe anche in occasione delle ultime amministrative a Kosjerić e Zaječar. L’élite al potere non sembra però disposta a cambiare il suo modus operandi.
Gli aventi diritto sono stati registrati in massa agli indirizzi che contengono solo il nome della via, senza un numero civico, quindi è impossibile stabilire se si tratti di residenti effettivi o fittizi. Capita anche che decine di cittadini siano registrati ad un indirizzo in cui si trova una sottostazione o un garage.
Queste sono le condizioni in cui si sono svolte le elezioni a Kosjerić e Zaječar. La differenza tra queste due località sta nel fatto che a Zaječar i partiti di opposizione si sono presentati in due schieramenti, mentre a Kosjerić, gli studenti hanno “spinto” tutte le forze di opposizione a presentarsi con un’unica lista.
Nelle settimane precedenti alle elezioni, gli studenti, le organizzazioni non governative, i cittadini e i partiti di opposizione hanno unito le forze per prevenire la manipolazione elettorale. Sono stati organizzati corsi di formazione per i membri delle commissioni elettorali e dei seggi elettorali, tutti i seggi sono stati monitorati da osservatori (oltre a CRTA, considerata da molti l’organizzazione più efficiente per quanto riguarda il monitoraggio elettorale, pochi giorni prima del voto il regime ha istituito proprie organizzazioni di osservatori).
Molti cittadini, non solo di queste località, ma di tutta la Serbia, si sono recati a Kosjerić e Zaječar sin dalle prime ore del mattino del giorno delle elezioni per prevenire il furto di voti e per garantire che le elezioni fossero regolari.
Il giorno del voto, i media indipendenti hanno pubblicato prove dell’esistenza di call center, liste elettorali parallele e altri meccanismi di pressione utilizzati dall’élite al potere.
Un’ora dopo la chiusura dei seggi, l’opposizione ha dichiarato vittoria in entrambi i comuni. A Kosjerić era chiaro che l’opposizione fosse in testa già all’inizio dello scrutinio, seppur con uno scarto di pochi voti. I testimoni presenti sul posto affermano che “la lista studentesca” ha ottenuto una trentina di voti in più della coalizione di governo. Tuttavia, mezz’ora dopo, CRTA ha presentato i dati, che poi si sono rivelati quelli ufficiali della Commissione elettorale locale, secondo cui l’SNS a Kosjerić avrebbe conquistato 51 voti in più.
La svolta è arrivata dopo il riconteggio dei voti in alcuni seggi elettorali su richiesta dei membri della commissione appartenenti ai partiti di governo. Durante il riconteggio sono state rilevate diverse schede non valide. L’opposizione sostiene che le schede siano diventate “improvvisamente non valide” e sospetta che ci siano state irregolarità nell’operato delle commissioni elettorali.
A Zaječar c’è stato uno scarto di voti maggiore. Anche qui però, secondo l’opposizione, sono state registrate diverse irregolarità in tutti i seggi elettorali. Il giorno dopo il voto, sono state trovate liste elettorali parallele in un cassonetto in un villaggio vicino a Zaječar. Un episodio di per sé sufficiente per ripetere le elezioni.
Dopo le elezioni sono scoppiate proteste e l’opposizione e gli studenti hanno chiesto di prendere visione del materiale elettorale. Una volta controllate le schede, l’opposizione ha chiesto la ripetizione del voto in un seggio elettorale a Kosjerić dove, secondo quanto emerso dai controlli, ha votato una donna che non risulta iscritta nell’elenco degli aventi diritto.
In questo seggio l’opposizione ha vinto con uno scarto di circa cento voti, quindi le forze di opposizione contano su una vittoria “facile” anche alla ripetizione delle elezioni. A Zaječar invece l’opposizione chiede che il voto venga ripetuto in tutti i seggi elettorali.
La commissione elettorale ha respinto tutte le obiezioni dell’opposizione sia a Kosjerić che a Zaječar. Tuttavia, l’Alta corte di Užice ha accolto il ricorso dell’opposizione (due giudici a favore, uno contro), annullando le elezioni nel seggio elettorale di cui sopra, quindi il voto dovrà essere ripetuto. A Zaječar, il tribunale deve ancora esprimersi sui ricorsi presentati dall’opposizione.
Considerando la posizione di partenza di forte svantaggio, determinata dalle condizioni inique in cui il partito al potere gode di notevoli vantaggi, gli studenti e l’opposizione hanno ottenuto un risultato piuttosto incoraggiante.
Queste elezioni locali hanno dimostrato che l’opposizione è più forte quando, come accaduto a Kosjerić, è unita e sostenuta in modo chiaro e inequivocabile dagli studenti. È emerso però anche un altro fenomeno che ben conosciamo: per quanto massiccia sia la mobilitazione dei cittadini, per quanto si cerchi di superare la paura e organizzare e preparare gli osservatori e i membri delle commissioni elettorali, è molto difficile vincere le elezioni nelle condizioni stabilite dall’SNS.
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